renzi franceschini
Laura Cesaretti per il Giornale
«È molto meglio che le prossime elezioni le vinca Berlusconi, piuttosto che correre il rischio che non vinca nessuno, si voti a ripetizione, e arrivi la troika».
È questa, secondo quanto spiegano i dirigenti Pd pronti a dar battaglia a Matteo Renzi, la motivazione politica del blitz che verrà tentato nel prossimo autunno.
Un blitz che avrà come oggetto il premio di coalizione da introdurre nella legge elettorale, magari abbassando la soglia al 35% per renderlo più raggiungibile (al centrodestra, secondo i sondaggi, ma appunto «meglio Berlusconi della troika o di Grillo») e che deve passare per un rovesciamento della maggioranza interna al Pd, in un voto in Direzione dopo le urne in Sicilia.
ORLANDO PISAPIA PRODI
Il piano cui si sta lavorando, nel Pd e oltre (come dimostra l'incontro tra Bersani e Gianni Letta, per offrire al Cavaliere i voti di Mdp), prevede il tentativo di mettere in minoranza Renzi in Direzione, presentando un ordine del giorno per modificare la legge elettorale, che ora prevede il premio di maggioranza per la lista che raggiunga il 40% alla Camera. «Non sarà un intrigo di Palazzo, ma una battaglia a viso aperto», spiegano dal fronte anti-Renzi.
Una modifica, quella coalizionale, fortemente richiesta dal centrodestra, che pensa così di avere buone chances di vincere, e fortemente osteggiata da Renzi: «Il premio di coalizione sarebbe un regalo a Berlusconi», sottolinea Lorenzo Guerini. Nel Pd però il fronte pro-coalizione è più largo della sola minoranza di Andrea Orlando, che intervistato dal Manifesto avverte: «La forza dei fatti spingerà Renzi a fare i conti con la necessità della coalizione». Con lui ci sono pezzi di maggioranza, come Franceschini, e molte anime sparse, dalla sinistra ai prodiani residui.
RENZI FRANCESCHINI
«Renzi ha messo le dita negli occhi a tutti, si sta facendo terra bruciata all'interno, anche tra i suoi», assicurano gli avversari. Che non negano che l'obiettivo finale sia, al di là della legge elettorale, far saltare la segreteria di Renzi. «Bisogna mandarlo a casa prima delle elezioni». E si guarda alle elezioni regionali in Sicilia in novembre: Berlusconi punta a farne la prima tappa del percorso verso la vittoria alle Politiche, e il Pd teme di prendere una batosta.
RENZI E GENTILONI
Che indebolirà inevitabilmente il Suo leader: è allora, si spiega, che potrebbe partire l'offensiva finale su legge elettorale e leadership, con sponsor di riguardo che potrebbero essere Prodi, Letta jr, Napolitano: «A quel punto molti si potrebbero svegliare, e cercare di salvare il salvabile. Se riuscissimo ad andare alle elezioni con un triumvirato Martina-Delrio-Gentiloni, con Paolo candidato premier, avremmo persino chances di vittoria», ragiona un parlamentare Pd.
Il sogno, infatti, è quello di arrivare a staccare da Renzi pezzi da Novanta della sua maggioranza, a cominciare da Gentiloni. Per poi costruire un'alleanza con Pisapia: «Bisogna aiutarlo a staccarsi da D'Alema, dovrebbe essere il Pd a dargli una mano offrendogli la coalizione», ripetono gli orlandiani. Convinti che «Renzi vuole solo costruirsi un gruppo parlamentare di 120 fedelissimi nella prossima legislatura, sapendo che durerà pochissimo. E poi fare qualcosa di diverso dal Pd, come Macron».
GENTILONI
In casa renziana si attendono l'offensiva d'autunno, ma sono certi che «non avranno i numeri». Anche perché l'arma delle candidature è in mano al segretario, e a fine legislatura si trasforma in arma letale in grado di convincere i più riottosi. «E poi se tentano una manovra di Palazzo per far fuori, alla vigilia del voto, un segretario eletto da 2 milioni di cittadini, si suicidano», dicono.
RENZI FRANCESCHINI