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    "FU GIORNALISMO D'INCHIESTA" - LA CORTE D’APPELLO HA STABILITO CHE LA RAI NON DOVRÀ RISARCIRE I GENITORI DI MARIROSA ANDREOTTA TROVATA MORTA A POLICORO, VICINO MATERA, IL 23 MARZO 1988 INSIEME AL FIDANZATO, LUCA ORIOLI - MOTIVO DEL CONTENDERE È STATA LA MESSA IN ONDA SU “CHI L’HA VISTO” DI DUE SERVIZI NEL 2007, IN CUI SI RICOSTRUIVANO "I MOMENTI PRECEDENTI LA SCOMPARSA DEI DUE FIDANZATINI”. IN PRIMO GRADO LA RAI ERA STATA CONDANNATA AL RISARCIMENTO DEL DANNO…


     
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    luca orioli marirosa andreotta fidanzatini di policoro luca orioli marirosa andreotta fidanzatini di policoro

     (ANSA) Riconoscendo come "giornalismo d'inchiesta, nei giusti limiti" l'attività svolta dalla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto", la sezione civile della Corte d'Appello di Potenza ha riformato totalmente la sentenza di primo grado che condannava la Rai al risarcimento del danno per diffamazione a favore dei genitori di Marirosa Andreotta - trovata morta a Policoro (Matera) il 23 marzo 1988 insieme al fidanzato, Luca Orioli - e di un altro ricorrente. Motivo del contendere giudiziario è stata la messa in onda di due servizi giornalistici del 2 aprile e del 29 maggio 2007, in cui la trasmissione ripercorreva "i momenti precedenti la scomparsa dei due fidanzatini, focalizzando l'attenzione su talune evidenze inedite".

     

    Luca e Marirosa furono trovati morti in circostanze che, negli anni successivi, hanno fatto pensare a cause diverse da quelle accertate in un primo momento. "Al giornalista d'inchiesta - ha scritto la Corte nel dispositivo della sentenza - deve ritenersi concesso aprire nuove piste d'indagine a prescindere dalle verità ufficiali disponibili al momento. Il giornalismo d'inchiesta - continua la sentenza - si caratterizza anche per lo specifico fine perseguito, ovvero, l'obiettivo di raggiungere verità ancora nascoste, sciogliere dubbi non ancora chiariti, evidenziando incongruenze nella ricostruzione di fatti controversi. Il che ben può giustificare la formulazione di ipotesi non ancora vagliate dagli inquirenti istituzionali né, allo stato, provabili con certezza".

     

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    La Corte, presieduta da Alberto Iannuzzi, ha aggiunto che "è ampiamente riconosciuto il carattere proattivo e investigativo della trasmissione 'Chi l'ha visto?', la quale si pone spesso in una prospettiva dialettica con gli inquirenti istituzionali, stimolandone talvolta l'attività investigativa. In secondo luogo, è il tenore generale della trasmissione a mostrare i caratteri dell'inchiesta". Ed infine la Corte ha evidenziato come "il cuore dei due servizi consistesse nell'indicazione di alcuni elementi indiziari specificamente ricercati dai giornalisti, che prescindevano dalle informazioni generalmente disponibili sul caso, attinte da fonti giudiziarie cristallizzate".

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