Federico De Rosa per il Corriere della Sera
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Tensione al vertice di Tim. Il vicepresidente Giuseppe Recchi ha rimesso a sorpresa le deleghe su Sparkle e Security nel corso di un consiglio straordinario, convocato ieri mattina per discutere gli adempimenti in tema di «golden power». Il board di Tim ha deciso di opporsi alle determinazioni del governo presentando ricorso al presidente della Repubblica.
Ricorso su cui c' è stata grande incertezza ma con l' avvicinarsi della scadenza del termine per fare opposizione lo scenario è diventato più chiaro e la mossa obbligata. E forse è diventata più chiara anche la strategia «politica» di Vivendi, azionista di controllo del gruppo telefonico, che appena una settimana fa ha annunciato 11 mila tagli per Tim.
recchi
Recchi era il «garante» scelto dopo l' arrivo di Vivendi per vigilare sugli asset strategici di Tim, ovvero la security e la rete internazionale di Sparkle. Un ruolo centrale per i rapporti con Palazzo Chigi, che ora passerà a un altro consigliere. Nel corso del consiglio, il vicepresidente esecutivo del gruppo telefonico ha fatto presente di non essere più disponibile a mantenere le deleghe - se non ad interim fin tanto che il board non individuerà a chi trasferirle - pur restando al momento in consiglio. Per quanto ancora non si sa. Il manager sarebbe in procinto di accettare un' offerta dall' estero per guidare un fondo di private equity. Le deleghe potrebbero passare a Franco Bernabé, ex presidente di Tim, oggi in consiglio in quota Vivendi come lead independent director.
franco bernabe
L' indisponibilità di Recchi renderà probabilmente necessario un confronto con il governo sul trasferimento delle deleghe. Confronto che potrebbe anche non essere facile vista l' altra novità emersa nel corso del consiglio, ovvero la decisione di presentare ricorso al Quirinale contro i provvedimenti del governo sul golden power. Il governo è stato preventivamente informato del ricorso.
È anche vero però che in passato l' azienda aveva smentito in più di un' occasione l' intenzione di ricorrere, dando l' impressione di aver superato - grazie anche al lavoro di diplomazia del ceo Amos Genish - la contrapposizione con Palazzo Chigi. La decisione presa ieri va in direzione opposta e rischia di aprire un nuovo fronte con il governo, che ha già dovuto prendere atto, in piena campagna elettorale, degli 11 mila tagli al personale annunciati la scorsa settimana da Tim.
sparkle
Lo «strappo» di Recchi arriva in una fase in cui attorno al vertice di Tim aleggiano molte voci. Da giorni si sente parlare di un possibile passo indietro di Genish. Ieri de Puyfontaine ha definito «grottesche» le voci di uscita, che il giorno prima erano state smentite formalmente dallo stesso Genish con una lettera ai dipendenti in cui il manager ha ribadito «la dedizione incondizionata verso le persone di Tim e la Società», bollando le voci come «niente altro che spazzatura basata su gossip e costruzioni artificiose senza alcun grado di fondamento». Il gossip in effetti sta diventando piuttosto serrato.
Amos Genish con moglie
Sul mercato circolano molte ipotesi. L' ultima suggestione parla di un possibile passaggio di Genish alla guida di Tim Brasil, in cui il manager investirebbe anche direttamente, per gestire la cessione del controllo. Una scelta che, a sentire il mercato, avrebbe origine dalla situazione che Genish si è trovato a dover gestire in Tim, ma anche dall' improvvisa decisione presa da Vincent Bolloré alla fine dell' anno scorso di distaccare a Roma il suo braccio destro, Michel Sibony, per mettere ordine nella società, a cominciare dagli acquisti, di cui il manager si occupa, tra le altre cose, anche nel gruppo Bolloré e in Vivendi di cui è chief value & efficiency officer.
Michel Sibony
Si tratta solo di voci, che la società ha già smentito, ma che continuano a circolare alimentando l' impressione che Tim sia (di nuovo) in una fase di instabilità.