1 - LA GRANDE FUGA DEI COLOSSI DA MOSCA UNICREDIT RESISTE, INTESA VALUTA L'USCITA
Gianluca Paolucci per “La Stampa”
unicredit in russia
Intesa Sanpaolo ha avviato «valutazioni strategiche» sulla sua presenza in Russia. Unicredit conferma la volontà di restare nel Paese, pur monitorando attentamente gli sviluppi. In attesa anche Generali.
Al momento, l'unica grande impresa italiana ad aver annunciato un passo indietro dal paese dopo l'invasione dell'Ucraina è Eni, che venderà la sua quota nel gasdotto Blu Stream con Gazprom.
carlo messina
Proprio mentre tutto intorno è una grande fuga dalla Russia, con i gruppi occidentali che uno dopo l'altro annunciano la chiusura o il congelamento dalle attività nel Paese. L'ultima arrivata è Siemens, che ieri ha annunciato l'intenzione di fermare le proprie attività nella Federazione Russa.
«Tutto il nuovo business in Russia e le consegne internazionali sono sospese mentre valutiamo le complete implicazioni delle sanzione», ha scritto il colosso tedesco in un comunicato.
andrea orcel di unicredit
Sempre in Germania, Daimler ha annunciato l'uscita dagli accordi con Kamaz, produttore di camion utilizzati anche dall'esercito russo. Una fuga iniziata da Bp, che venderà il 20% di Rosneft accollandosi una perdita stimata in circa 25 miliardi di dollari.
Dopo i grandi armatori del mercato dello shipping marittimo, come Maersk, si ritirano anche i corrieri Ups e FedEx. Tra i grandi gruppi in attesa di sviluppi c'è Generali, che starebbe valutando le decisioni da prendere. Il Leone di Trieste ha il 40% di Ingosstrakh, uno dei principi gruppi assicurativi del Paese.
antonio fallico
Attendista anche Unicredit, che sta monitorando le vicende ma sarebbe intenzionata a mantenere la sua presenza nella Federazione in cui fino a poche settimane fa programmava di espandersi ulteriormente, con l'acquisizione di Otkritie Bank. Il patrimonio nella controllata russa, si fa notare, è inferiore al 4% del patrimonio netto totale del gruppo e, se si guarda ai prestiti e alle attività di business, la percentuale è anche inferiore.
La controllata russa rappresenta circa il 3% dei ricavi e del capitale allocato di Piazza Gae Aulenti. Intesa Sanpaolo fa sapere tramite un portavoce che «la nostra presenza in Russia è oggetto di valutazioni strategiche. Condanniamo totalmente quanto sta accadendo e siamo impegnati ad aiutare tutte le nostre persone in Ucraina fornendo accoglienza ai colleghi nei Paesi in cui operiamo».
otkritie bank
L'istituto di credito italiano è presente a Kiev con Pravex Bank, mentre a Mosca controlla Banca Intesa Russia, guidata da Antonio Fallico, vicino a molti degli oligarchi più influenti. Intesa ha anche una joint-venture con Gazprombank, il fondo di private equity Mir. Attivo dal 2013, ha una serie di partecipazioni dai cosmetici all'alimentare.
Sebbene Gazprombank sia rimasta ancora nel sistema Swift, l'istituto è dal 2019 sotto le sanzioni americane decise per l'ingerenza russa nelle elezioni Usa. Altro effetto delle sanzioni è l'addio degli oligarchi alla piazza finanziaria londinese.
antonio fallico sergei lavrov
Mikhail Fridman e Petr Aven si sono dimessi dal gruppo di investimento londinese LetterOne (L1) per effetto delle sanzioni decisa da Ue e Gran Bretagna. Lo riporta il Financial Times ricordando che la società - con investimenti nell'energia, nelle tlc, nel retail e nella salute - era stata fondata un decennio fa dopo che Fridman e Aven avevano incassato 14 miliardi di dollari dalla vendita della partecipazione nel gruppo petrolifero Tnk-Bp.
Le quote, pari a poco meno del 50% del capitale, sono state congelate mentre i due sono stati estromessi dalla gestione. Sui patrimoni degli oligarchi si sta muovendo anche l'Italia. In tandem con gli Usa, riporta Bloomberg, sta prendendo piede il piano annunciato da Mario Draghi di un «pubblico registro» internazionale degli oligarchi con patrimoni superiori ai 10 milioni di euro.
FRANCESCO CAIO
La grande fuga ha la sua manifestazione più vistosa nel tracollo delle quotazioni delle aziende russe i cui titoli sono scambiati a Londra. Il colosso di petrolio e gas, Gazprom, è passato da 9,5 a 0,58 in pochi giorni. Destino analogo per Sberbank, la principale banca russa. A fine 2021 capitalizzava 100 miliardi di dollari ed era il secondo gruppo bancario in Europa per capitalizzazione. Ieri le azioni, che a gennaio valevano 16 dollari, hanno chiuso a 2 centesimi.
2 - SAIPEM, INTESA SANPAOLO, CDP, SACE: DRAGHI LIQUIDA IL GNL DELLA RUSSIA?
Marco Dell’Aguzzo per www.startmag.it
saipem 5
In risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’Italia ha sospeso la sua quota di finanziamenti per il progetto sul gas liquefatto Arctic LNG 2, sviluppato dall’azienda gasiera russa Novatek. Lo ha scritto Reuters in esclusiva, sulla base delle informazioni ricevute da due fonti anonime.
Finora il settore energetico russo, pilastro dell’economia e fondamentale per gli approvvigionamenti europei, non è stato sottoposto alle sanzioni, ma è una possibilità che gli Stati Uniti non hanno escluso.
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Agendo d’anticipo, allora, l’Italia ha deciso di rivalutare la sua esposizione al progetto. Secondo le stime, il prestito ammonta a circa 500 milioni di euro ed è fornito da Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo.
COS’È IL PROGETTO ARCTIC LNG 2
Il progetto Arctic LNG 2, come il nome suggerisce, si trova nell’Artico siberiano russo – più precisamente nella parte occidentale, nella penisola di Gyda – e riguarda il gas naturale liquefatto (GNL). Consiste in tre unità di liquefazione (“treni”, in gergo) con una capacità di 19,8 milioni di tonnellate all’anno di GNL e 1,6 milioni di condensato di gas.
Arctic LNG 2
Prima dell’inizio della guerra in Ucraina, l’impianto sarebbe dovuto entrare in funzione nel 2023 e raggiungere la capacità produttiva massima nel 2026.
Sul sito di Novatek si legge che le spese di capitale necessarie al lancio del progetto a piena capacità sono stimate in 21,3 miliardi di dollari equivalenti.
A novembre Novatek annunciò il raggiungimento di accordi sul prestito per Arctic LNG 2 da 9,5 miliardi di euro, sia con banche russe che estere.
CHI SONO GLI AZIONISTI
otkritie bank
Novatek possiede una quota del 60 per cento del progetto Arctic LNG 2. Gli altri azionisti sono la società energetica francese TotalEnergies con il 10 per cento; le società petrolifere cinese CNPC e CNOOC, con il 10 per cento ciascuna; e il consorzio giapponese Arctic LNG (ne fanno parte il conglomerato industriale Mitsui e l’ente governativo JOGMEC) con il 10 per cento.
IL RUOLO DI SAIPEM, CDP E INTESA SANPAOLO IN RUSSIA
Arctic LNG 2
Ad Arctic LNG 2 partecipano diversi soggetti italiani: Saipem (attraverso SAREM, una joint venture con Renaissance) e SACE, la società statale che si occupa di assicurazione delle imprese italiane nelle transazioni all’estero. È coinvolto anche il gruppo ingegneristico-energetico francese Technip, presente in Italia come Technip Italy. Ad agosto del 2019 Saipem sottoscrisse un accordo con Technip France SA e NIPIgaspererabotka per partecipare al progetto.
Alla firma dei contratti per Arctic LNG 2, nel dicembre 2018 a Palazzo Chigi, era presente anche Luigi Di Maio, allora vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro.
PIERFRANCESCO LATINI
Del finanziamento, poi, se ne occupano Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell’Economia) e Banca Intesa Russia (la controllata nel paese di Intesa Sanpaolo, che gestisce la maggior parte degli investimenti italiani in Russia e viceversa).
COSA FA LA SACE IN RUSSIA
SACE, come dichiarato dall’amministratore delegato Pierfrancesco Latini, possiede un portafoglio di attività in Russia dal valore di circa 3,2 miliardi di euro. Reuters scrive che la società ha assicurato progetti e investimenti collegati alla Russia per un valore di quasi 5 miliardi di euro.
COSA SUCCEDE AL PRESTITO PER ARCTIC LNG 2
Le fonti di Reuters affermano che il prestito per Arctic LNG 2 non è stato erogato, e che vi sono discussioni in corso tra Intesa Sanpaolo, Cassa depositi e prestiti, SACE e il ministero del Tesoro. Per il momento però – dichiara una terza fonte – l’accordo rimane in vigore.
francesco caio foto di bacco
Al di là dell’invasione dell’Ucraina, che ha spinto diverse aziende energetiche a distaccarsi dalla Russia, già l’anno scorso alcuni membri del Parlamento europeo avevano sollevato perplessità sul progetto, giudicandolo incompatibile con gli obiettivi climatici dell’Unione.
COSA DICE RECOMMON SUL RUOLO DELLA SACE IN RUSSIA
In un comunicato pubblicato lunedì 1 marzo, ReCommon – che si presenta come una “associazione che lotta contro gli abusi di potere” – aveva chiesto a SACE di chiarire la sua posizione sulla guerra in Ucraina.
Nel comunicato, ReCommon scrive che “nel biennio 2018-2019 SACE ha garantito 108 nuove operazioni in Russia, per un importo complessivo di circa 2,1 miliardi di euro. Di questi, 1,3 miliardi di euro per la realizzazione di un grande progetto nel settore petrolio e gas. Anche nel 2020, caratterizzato dall’impatto della pandemia sulle relazioni commerciali tra Italia e Russia, 230 dei 237 milioni di euro di operazioni garantite hanno riguardato il settore degli idrocarburi”.
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“Tra le principali operazioni garantite da SACE in Russia negli ultimi anni”, continua l’associazione, “ricordiamo nel 2016 il megaprogetto di gas fossile Yamal LNG della società russa Novatek, in joint venture con la francese Total, per un totale di 400 milioni di euro. In questo caso, SACE garantiva una parte del prestito bancario di Intesa Sanpaolo, che ammontava complessivamente a 750 milioni di euro”.
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“Stessa sorte – e stessi attori – per Arctic LNG-2, nonostante le agenzie di credito all’esportazione di Francia e Germania si siano tirate fuori dall’accordo […]. In questo caso, la cifra garantita si attesta intorno a 1 miliardo di euro, di cui almeno 500 milioni afferenti nuovamente a un prestito di Intesa Sanpaolo”.
“La relazione speciale tra SACE e Novatek”, ricostruisce ReCommon, “è radicata nel memorandum di cooperazione strategica stipulato a dicembre 2018, sotto la supervisione del Ministero per lo Sviluppo Economico, che riguardava proprio Arctic LNG-2 e nuovi possibili progetti a cui potrebbero partecipare società italiane”.
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“Più di recente, SACE ha partecipato alla garanzia per il progetto Amur Gas Chemical Complex di Gazprom, principale società energetica russa controllata dallo Stato […]. L’operazione, conclusasi a dicembre 2021, ha visto SACE apporre una garanzia per una parte del prestito complessivo di 2,6 miliardi di dollari concesso da alcune banche commerciali”.
Le rivelazioni di Reuters raccontano forse la volontà del governo italiano di rispondere agli attacchi dell’associazione?