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    FUGA DAL PD - IL GELO DI RENZI SULL’EX AMICO CIVATI: NEANCHE UNA TELEFONATA DOPO L'ADDIO - ANCHE PERCHE' PITTIBIMBO RITIENE ININFLUENTE, IN TERMINI DI VOTI, L'ADDIO DI PIPPETTO - IN USCITA DAL PD ANCHE FASSINA?


     
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    RENZI CIVATI RENZI CIVATI

    Fabio Martini per “la Stampa”

     

    Uno ha lasciato e un altro sta per farlo. Dopo l’addio ufficiale di Pippo Civati, fra qualche giorno quasi certamente anche Stefano Fassina lascerà il Pd: un significativo «raddoppio» che finirebbe per coinvolgere due personaggi molto presenti nel dibattito politico e sui mass media, ma almeno per ora una fuoriuscita che, date le dimensioni, non si configura come una vera e propria scissione.
     

    È questa la ragione per la quale Matteo Renzi ha scelto di ignorare la notizia dell’uscita (per ora del solo Civati), non «gratificandola» di un commento, di un tweet e neppure di una delle note informali che ogni tanto palazzo Chigi lascia trapelare ai mezzi di informazione. Ma neanche di una telefonata, peraltro dopo che proprio Renzi aveva detto nei giorni scorsi: «Ma quale abbasso Civati! Noi siamo per tenere tutti dentro». E Civati conferma: «Nessun contatto con Renzi, soltanto una breve chiacchierata con Guerini».
     

    civati, fassina e d attorre civati, fassina e d attorre

    E infatti palazzo Chigi ha lasciato che l’unico commento ufficiale fosse quello del vicesegretario Lorenzo Guerini («Sono dispiaciuto ma era una decisione preannunciata da tempo»), un commento rituale e senza rimpianti che fa trapelare la sostanziale indifferenza di Renzi, che è dettata anzitutto da una delle regole del marketing, in lui connaturate: non fare pubblicità gratuita agli altri. In realtà Renzi ritiene ininfluente l’addio di Civati perché convinto che il parlamentare monzese, pilotando l’operazione-Pastorino in Liguria oramai avesse già prodotto tutti i danni dei quali era capace: creare un «polo» di sinistra capace di sfondare la soglia del 10 per cento.
     

    renzi dalema fassina civati gioco dello schiaffo renzi dalema fassina civati gioco dello schiaffo

    Eppure Pippo Civati, al di là delle tante ironie via via provocate dai suoi numerosi «pen-ultimatum», non è un personaggio qualunque nella storia del «nuovo» Pd. Nel novembre 2010 Civati aveva affiancato Renzi nella prima Leopolda, anche se per la verità i due si erano politicamente «lasciati» dopo poche settimane.

     

    Ben più significativa la partecipazione alle Primarie del Pd del 2013, quelle che hanno incoronato leader Matteo Renzi, nelle quali Civati ha ottenuto 400 mila voti personali, non pochi se si pensa che alle Politiche del 2013 un partito strutturato come Sel aveva ottenuto poco più di un milione di voti. 
     

    nicola fratoianni nicola fratoianni

    Per ora l’uscita di Civati e quella molto probabile di Fassina non preludono alla nascita immediata di un soggetto politico, anche se è chiara la mission, destinata ad essere condivisa dall’ala più innovatrice di Sel, quella guidata da Nicola Fratoianni, Fabio Mussi, Paolo Cento: far nascere un nuovo soggetto politico a sinistra, un interlocutore diretto della Cgil. 
     

    Dice Fratoianni: «Siamo pronti a mettere in discussione il nostro partito e i gruppi parlamentari per costruire tutti insieme una forza di sinistra più grande». Una prospettiva tutta da costruire, ma che si intreccia con l’atteggiamento che verso la nuova, possibile «Cosa» vorrà assumere il Pd. 

     

    MARCO MELONI MARCO MELONI

    Da questo punto di vista è interessante l’analisi di Marco Meloni, deputato «lettiano»: «La sostanziale indifferenza che da palazzo Chigi sta accompagnando l’iniziativa di Civati fa crescere quelli che per ora sono solo indizi: si sta favorendo l’espulsione della cultura di sinistra nel Pd, perché si vuole destrutturare il bipolarismo?».

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