• Dagospia

    FUGA DALL’UNIVERSITÀ (MEJO LA ZAPPA) - IN DIECI ANNI CI SONO STATE 78 MILA IMMATRICOLAZIONI IN MENO, NONOSTANTE IL NUMERO DEI DIPLOMATI NON SIA CAMBIATO - IL CALO È DOVUTO ANCHE ALL’AUMENTO DELLE FACOLTÀ A NUMERO CHIUSO


     
    Guarda la fotogallery

    (ANSA) - Le università italiane hanno perso 78.000 immatricolati in 10 anni. A lanciare l'allarme é Link-coordinamento universitario sulla base dei dati ricavati dall'Anagrafe nazionale degli studenti messa a punto dal Miur in collaborazione con il Cineca. Il numero dei diplomati nelle scuole italiane rimane costante, ma circa un quarto degli studenti - osserva l'associazione studentesca - non si iscrive più all'università.

    Professori dell'università di Genova alla laurea di SavianoProfessori dell'università di Genova alla laurea di Saviano

    "Da anni denunciamo la continua 'privatizzazione' dell'università, intesa non solo come l'ingresso dei privati nella governance degli atenei, ma anche come restringimento dell'accesso ai corsi di laurea. Basti pensare - dichiara Alberto Campailla, portavoce di Link - che circa il 57% dei corsi di laurea in Italia è a numero programmato. Un trend che di anno in anno aumenta e viene incentivato dallo stesso Miur, nonostante le proteste degli studenti in diversi atenei. E che continua ad allontanare l'Italia dalla possibilità di raggiungere il 40% di laureati entro il 2020, come stabilito a livello europeo.

    Barbara Berlusconi si laureaBarbara Berlusconi si laurea

    Oltretutto quest'anno il Miur ha deciso di tagliare il 20% dei posti per i corsi di laurea di Medicina e Architettura (D.M. 58/13). Ma oltre al restringimento dei canali di accesso all'università, le politiche ministeriali hanno portato al taglio dei fondi alle borse di studio e alla liberalizzazione delle tasse universitarie. Un doppio intervento: con una mano si sono tolte le risorse per gli studenti a basso reddito e con l'altra si sono incentivati gli atenei a raddoppiare o triplicare le tasse".

    DRAGHI LAUREATODRAGHI LAUREATO

    Per Link le responsabilità politiche di questa situazione vanno divise tra il Miur, i governi e la Crui. "I tecnocrati del Miur - conclude Campailla - sono i primi che devono assumersi le proprie responsabilità, in quanto rappresentano la continuità tra i governi. In secondo luogo invitiamo a una riflessione Renzi e il suo nuovo ministro dell'Istruzione, affinché si rendano conto del punto basso raggiunto dall'università italiana per mezzo delle politiche miste Pdl-Pd. Infine la Crui e i Rettori hanno la responsabilità di essersi preoccupati solo di arraffare le poche risorse rimaste, invece che opporsi allo smantellamento del sistema universitario che veniva portato avanti sulle loro teste, e spesso con la loro complicità".

    studenti universitaristudenti universitari

     

    docenti universitaridocenti universitari
    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport