Valeria D'Autilia per “la Stampa”
maxi operazione antimafia a foggia
Per uno sconto sul pizzo o per un problema personale, si chiede aiuto alla mafia. La stessa «Società foggiana» che conserva due libri paga: uno per le vittime di estorsione, l' altro per gli stipendi degli affiliati. Maggiore è il loro apporto criminale, più guadagnano.
Ma nell' ultimo periodo le entrate della quarta organizzazione più spietata d' Italia sono diminuite: troppa gente in carcere e meno persone a riscuotere le tangenti. E allora si intensificano gli attentati.
Minacce, violenze, bombe, in particolare contro esercizi commerciali. Perché i clan che hanno il controllo del territorio devono «rilanciare il loro brand» per usare le parole degli investigatori che, nelle ultime ore, hanno arrestato 38 persone affiliate alle storiche «batterie» di Foggia. Dal 1978 ad oggi, trecento fatti di sangue, al punto che il procuratore nazionale Antimafia Cafiero De Raho parla di «nemico numero uno dello Stato».
maxi operazione antimafia a foggia
Il primo duro colpo arriva due anni fa con «Decima azione» e i 30 arresti per estorsioni e infiltrazioni nel tessuto socio- economico. Da quel momento, una crisi di immagine ed economica. «Non appariva più invincibile e la cassa comune era in rosso». I proventi delle attività illecite servivano anche per mantenere i detenuti e le loro famiglie. Adesso sempre più numerosi.
E, ieri, un' altra maxi operazione, «Decimabis», che ha toccato vertici e sodali delle storiche batterie che compongono la «Società»: Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Tolonese-Prencipe. Sino a poco tempo fa, famiglie rivali, ma ora verso un controllo egemone del territorio. Viene elaborato il cosiddetto «sistema Foggia»: un codice di adesione a un modello consortile.
Nelle intercettazioni in mano agli inquirenti ripetono: «Siamo tutti una cosa sola», a testimoniare la scelta di abbandonare la guerra interna e consociarsi, seguendo lo stesso percorso fatto dalla 'Ndrangheta.
maxi operazione antimafia a foggia
Si intensificano le indagini di direzione nazionale Antimafia, Dda di Bari e procura di Foggia con polizia, carabinieri e reparti speciali. Un' associazione «camaleontica», dove è forte la tradizione del familismo mafioso. «Nella batteria Moretti allarmante successione nella gestione del sodalizio da parte di un padre che coinvolge il figlio e poi il nipote poco più che ventenne» raccontano i magistrati. A questo si aggiunge la modernità degli affari, con interessi nella pubblica amministrazione e commercio. Una zona grigia diventata terreno fertile per l' illegalità: appalti nell' edilizia, scommesse ippiche truccate, racket dei funerali con la complicità di un dipendente dell' anagrafe ora arrestato, sino agli esami di guida. «Infiltrazioni a tappeto mentre assume connotati imprenditoriali». I clan vengono anche a conoscenza di un presunto sistema illecito ideato da alcune guardie giurate all' interno della Motorizzazione per il superamento degli esami. «Avete già un lavoro- dicono in tono di rimprovero nelle intercettazioni- e non potete prendere anche i soldi dei delitti. Perché sono i soldi della strada. E sono i nostri».
ASSALTO BLINDATO A FOGGIA - AUTO IN FIAMME
E se negli ultimi anni i cittadini hanno iniziato a denunciare e sono ricomparsi i collaboratori di giustizia, i segnali sono deboli. «Resta tanta omertà - dice Giuseppe Gatti della direzione nazionale Antimafia - che si sta trasformando da soggiacente a compiacente. C' è chi, dopo essere stato assoggettato, si rivolge direttamente ai mafiosi per risolvere un problema, come recuperare all' asta un bene pignorato. L' estorsione è vissuta come un' assicurazione, che si deve pagare con un canone periodico». Il procuratore di Foggia Vaccaro lancia l' appello: «Coraggio, con le vostre denunce ci aiutare a liberare questo territorio».
LA MAFIA A FOGGIA
Dal 2017 ad oggi, 60 operazioni che hanno interessato oltre 400 persone e 67 interdittive antimafia per quella che è considerata «un' emergenza nazionale». Spartiacque simbolico il quadruplice omicidio di San Marco in Lamis, tre anni fa: da un commando vennero uccisi due boss e i fratelli Luciani, testimoni involontari dell' esecuzione. «Con la mafia foggiana- confida il procuratore di Bari Roberto Rossi - abbiamo avuto spesso la sensazione che fosse impossibile riuscire a scalfire la sua forza. Eppure il senso di impunità è terminato».
cafiero de raho foto di bacco CAFIERO DE RAHO1 il procuratore federico cafiero de raho intervistato foto di bacco LA MAFIA A FOGGIA