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    “FULL METAL JACKET” NELL'ARMA – NELLA SCUOLA MARESCIALLI DI FIRENZE, DOVE UNA 25ENNE SI È TOLTA LA VITA CON UN COLPO DI PISTOLA ALLA TESTA, PUNIZIONI E PRATICHE UMILIANTI SAREBBERO STATE ALL'ORDINE DEL GIORNO, AL PUNTO DA SPINGERE UNA SESSANTINA DI ALLIEVI AD ABBANDONARE IL CORSO – GLI ALLIEVI SONO COSTRETTI A SUBIRE CONTROLLI DEI MESSAGGI WHATSAPP, PERQUISIZIONI DELLE VALIGIE E VIOLENZE PSICOLOGICHE…


     
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    Estratto dell’articolo di Luca Serranò Andrea Vivaldi per “la Repubblica”

     

    Scuola marescialli di Firenze - carabinieri Scuola marescialli di Firenze - carabinieri

    Controlli dei messaggi Whatsapp, perquisizioni delle valigie, altre pratiche umilianti. Al punto da spingere una sessantina di allievi ad abbandonare il corso: «Un approccio che sembra riflettere una modalità di preparazione simile a quella dei marines». Così, in uno degli esposti presentati negli ultimi mesi al comando generale dei carabinieri e al ministero della Difesa, l’associazione sindacale Unarma denunciava il regime imposto nella Scuola marescialli di Firenze, dove lo scorso 22 aprile una ragazza di 25 anni si è tolta la vita con un colpo di pistola alla testa.

     

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    Un clima «da Full Metal Jacket (il film di Stanley Kubrick, ndr)», secondo il sindacato, alimentato dai continui controlli e da pratiche umilianti, al punto da spingere una sessantina di allievi ad abbandonare i corsi. Un mondo «estremamente rigido e totalitario », hanno denunciato i genitori della ragazza in una lettera diffusa proprio dal sindacato: «Stava perdendo i capelli — si legge — . Non ne poteva più di sottostare a regole poco funzionali che si insinuavano in ogni ambito della propria vita».

     

    Scuola marescialli di Firenze - carabinieri Scuola marescialli di Firenze - carabinieri

    […]  Secondo fonti vicine alle indagini, nei fatti esposti (tra cui l’ordine di presentarsi in adunata alle 6,15 del mattino nonostante il Covid e i sintomi influenzali) non sono stati ravvisati risvolti penali, in particolare riguardo l’ipotesi di istigazione al suicidio: anche durante i primi accertamenti, aggiungono le stesse fonti, non erano emerse circostanze sospette né i testimoni avevano adombrato un clima di violenza psicologica.

     

    L’inchiesta continua dunque a essere a carico di ignoti e senza ipotesi di reato, ma ancora sono attesi alcuni snodi cruciali, come la testimonianza dei genitori e soprattutto le verifiche sul cellulare della ragazza: dalla memoria dell’apparecchio potrebbero emergere informazioni utili a ripercorrere i giorni precedenti il suicidio, e a chiarire se ci siano state vessazioni.

     

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    Non solo. Si lavora anche sugli esposti presentati nell’ultimo anno (e ancora al centro di accertamenti) da Unarma, in cui si denunciavano pratiche inutilmente punitive come quella di tenere gli allievi «circa un’ora sul “destr riga” con il braccio sinistro alzato», con conseguenti lamenti e pianti.

     

    In un altro esposto, del dicembre di un anno fa, si parlava dell’uso di un dado «per comminare sanzioni in risposta a ritardi durante le libere uscite o a violazioni del dress code». Già all’ingresso nella scuola vengono date indicazioni stringenti: per il personale femminile, ad esempio, nei giorni di libera uscita solo orecchini di forma sferica o semisferica di determinati colori. Alle dita solo l’uso di fede nunziale o anelli di fidanzamento. Cellulare vietato anche durante i pasti. […]

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