Fulvio Abbate per https://www.huffingtonpost.it
fulvio abbate foto di bacco
In Beppe Grillo truccato da Joker c’è la dimostrazione scenica dell’improbabilità politica del Movimento 5 Stelle. Cabaret funereo, ammuina da avanspettacolo istituzionale. Se ne può certamente ridere, se ne può certamente piangere, se ne può infine trarre la conclusione, non meno cabarettistica, che l’uomo, in verità, nel suo numero improvvisato, riportava alcuni di noi, i più esperti di commedia minore all’italiana, a rivedere Peppino De Filippo nei panni dell’onorevole missino ospite a “Tribuna politica”, proditoriamente truccato da bagascia dal sadico regista televisivo interpretato da Walter Chiari, così nel film “Gli onorevoli”.
grillo joker
O piuttosto suggeriva la maschera di Aldo Fabrizi palazzinaro nella sauna di “C’eravamo tanto amati”. Un carnevale di cartapesta, suggestioni da “come eravamo” cinematografico, quanto al resto: zero politica. Beppe Grillo truccato da Joker, professionalmente parlando, mostra uno spettacolo spettralmente penoso, espediente da comico agli esordi, filodrammatica parrocchiale. L’uomo travisato da antagonista di Batman consegna semmai, sempre ai più attenti, la prova provata dell’etica mutante praticata dai grillini e dal loro capocomico fondatore.
GRILLO JOKER
Molti commentatori di cose politiche, come accade in ogni ukase, cioè che hanno tuttavia la pretesa di mostrarsi culturalmente scafati, ogniqualvolta si trovano davanti a una solenne pubblica stronzata, riferiscono quest’ultima al Situazionismo. In realtà, il vero situazionista non si curerebbe mai di un film feticcio di massa, preferendo piuttosto prendere a calci nel sedere Joker stesso e ancor di più chi voglia farne un oggetto di dibattito presunto epocale. Beppe Grillo truccato da Joker è dunque la caricatura di un se stesso già caricaturale, votato a mostrarsi crudelmente spietato davanti ai suoi poveri fan-elettori.
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Soprattutto quando elenca i temi della già visionaria propaganda pentastellata: la sostenibilità, la crescita incontrollata dei consumi, l’assenza d’ogni attenzione ecologico nel continente asiatico, e così facendo sembra quasi di rivederlo ai suoi primordi, nell’antemarcia grillina, quando ancora si accaniva a martellate sui computer, facendo quasi il verso al mitologico fusto pubblicitario della Plasmon.
Grillo cita addirittura l’entropia, concetto che alla maggior parte dei suoi fan deve risultare francamente oscuro, e nel far questo si rende simmetrico a Casaleggio jr., cioè alle non-risposte di quest’ultimo quando, sempre i cronisti, lo interrogano sull’opacità della Piattaforma Rousseau. Va da sé che perfino Davide in questa tornata, nonostante si presenti con aspetto da banalissimo uomo medio, da programmatore di pc, dà a sua volta la sensazione d’avere il volto impiastricciato di cerone.
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Beppe Grillo truccato da Joker alla fine è paccottiglia. Perfino il suo vaffanculo infine ribaltato, cioè rivolto ai suoi, pronunciato durante la festa per i 10 anni tenuta a Napoli per legittimare ulteriormente la coabitazione di governo con il Partito democratico, in realtà si esaurisce in se stesso, lascia il tempo che trova, potrebbe essere smentito già l’indomani.
Vuoi che te lo spieghi meglio? Grillo sta dicendo che è preferibile lasciare gli altri a logorarsi che non fottere se stessi, e nel dire così, sebbene truccato approssimativamente da Joker, il rossetto sbavato tra bocca e baffi, in realtà sta indossando le orecchie e la gobba di Andreotti. Il cinismo soddisfatto di chi - chiamalo fesso - è riuscito comunque a occupare il Palazzo. Chi l’avrebbe mai detto quando il M5S era soltanto gazebo?
grillo joker
Un risultato che riassume la fluidità etica del Movimento. Resta il vaffanculo, ora ritorto verso il suo popolo già blandito e adesso abbandonato al proprio destino, quelli dell’“allora il Pd?”, un copione che sembra cancellare perfino le molte energie profuse per issare lo spettro di Bibbiano in faccia agli ex antagonisti. Un trucco che rende irrilevanti le considerazioni su quanto i grillini siano post-ideologici, né destra né sinistra, più semplicemente dilettanti allo sbaraglio cui è ignota perfino la consapevolezza della storia.
Alla fine, ciò che resta è un triste epilogo come in un finale di Fellini, con i cronisti e i notisti politici a fare il girotondo intorno a un signore anziano per l’occasione truccato da vecchio esaurito aspirante imitatore per la “Corrida” di Corrado, anche se volendo avrebbe potuto perfino travisarsi, che so, da Mandrake o magari da Tarzan, o perfino, pensando ancora una volta all’entropia, da Topo Gigio o ancora, non sembri sminuente, da Fra’ Cazzo da Velletri.