Michela Tamburrino per “la Stampa”
galeazzi maradona
La notizia che Giampiero Galeazzi non avrebbe voluto avere, mette in moto tutta una serie di ricordi. Da inviato Rai ha conosciuto molto bene Maradona. Che rapporto aveva con lui?
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«Di amicizia. Quando ha giocato a Napoli ci si vedeva spesso. Dopo la partita si andava a mangiare la pizza sul lungomare di Mergellina. Poi in una saletta privata alla di sera ci guardavamo le altre partite, la moviola».
Si ricorda un momento particolare della sua vita da inviato legato a Maradona?
«I Mondiali del Messico, una situazione irripetibile da tanti punti di vista. Lo scontro era epico e nascondeva una rivalità ben più profonda. Parliamo della guerra delle Malvine, Fu lui a firmare il famoso goal con la mano, "la mano de Dios". Grazie al suo massaggiatore, Carmando, che era un suo grande amico, riuscii a guadagnare gli spogliatoi.
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E lei che fece?
«Gridai più forte che potevo per farmi sentire da Diego. Gli dissi: "Diego, cosi si gioca in Paradiso". Lui riuscì a sentirmi e mi rispose: " Sì, in Paradiso. Tutto questo l' ho fatto per l' Argentina. Ma non mi bastava perché l' emozione era fortissima. Gli gridai ancora: "Di che colore è il tuo goal?". E lui senza pensarci un attimo: "Azzurro come il cielo di Napoli"».
Chi era Maradona?
«Il più grande di calciatore del mondo. Al Napoli regalò due scudetti. Il primo nel 1987. Mentre tutti intervistavano la squadra io ebbi l' intuito di affidare a Diego il microfono. Lui che era un grande uomo di spettacolo fece l' intervistatore dei compagni in modo superbo. Amava le donne alla Botero ed é stato un angelo e un demonio. Angelo per come giocava, demonio perché aveva perso la battaglia con la droga».
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