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    GALLI SPENNATI! IL PROFESSORE INDAGATO PER CONCORSI TRUCCATI SI DIFENDE IN TV A CARTABIANCA: “SONO TRANQUILLO, NON HO NIENTE DI PARTICOLARE DI CUI PREOCCUPARMI. STO COMUNQUE ASPETTANDO CHE DEFINISCANO MEGLIO L’ATTO DI ACCUSA –  GALLI: “IL RETTORE HA DETTO CHE SONO FATTI GRAVISSIMI? SE CONOSCESSE LA SOSTANZA DEI PROBLEMI AVREBBE UNA POSIZIONE PIÙ TRANQUILLA” - L’ACCUSA DELLA PROCURA: STRATAGEMMA DEI PUNTEGGI PER FAR VINCERE I PROPRI ALLIEVI


     
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    Da video.corriere.it

     

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    Massimo Galli è indagato dalla Procura di Milano per concorsi truccati. Insieme a 23 colleghi, avrebbe favorito alcuni candidati per l’assegnazione di posti di professore di ruolo all’Università degli Studi di Milano, penalizzandone altri.

     

    L’infettivologo replica a Cartabianca, su Rai3: «Sono tranquillo, da quel che leggo non ho niente di particolare di cui preoccuparmi. Sto comunque aspettando che definiscano meglio l’atto di accusa. Fatti gravissimi secondo il Rettore? Se conoscesse la sostanza dei problemi avrebbe una posizione più tranquilla», ha aggiunto.

     

    L'ACCUSA DELLA PROCURA

    LUIGI FERRARELLA per il Corriere della Sera

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    Come si fa a far vincere un concorso universitario al proprio beniamino Agostino Riva, se l'altro candidato Massimo Puoti ha il doppio dei suoi titoli scientifici come indice di impatto sulle più prestigiose riviste mediche internazionali? A questo problema il professor Massimo Galli, se si confermerà esatta la lettura delle intercettazioni che la Procura fa del concorso vinto da Riva nel febbraio 2020, avrebbe risposto con uno stratagemma, peraltro in parte condiviso proprio con il suo candidato: far sì che la commissione giudicatrice, fra i criteri per attribuire i punteggi, privilegiasse le pubblicazioni nelle quali, a prescindere dalla maggiore autorevolezza e prestigio delle riviste scientifiche internazionali, il candidato figurasse come primo o ultimo autore, e non nel mezzo del gruppo di autori.

     

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    Criterio ritagliato su misura del candidato di Galli, perché Riva in molte pubblicazioni figurava ultimo autore, benché su riviste molto meno prestigiose scientificamente di quelle sulle quali il concorrente Puoti aveva pubblicato ricerche figurando però nel gruppo degli autori.

     

    Non per niente proprio il rivale del pupillo predestinato da Galli capisce subito, visti i criteri fissati per la valutazione, che sta per essere fatto fuori con quello stratagemma. E lo capisce talmente bene da precipitarsi a telefonare a Galli per ritirarsi dal concorso che sta così a cuore al primario del Sacco per il suo allievo, e nel contempo però riscuotere in cambio da Galli una apertura di credito futura per un altro concorso a Napoli, che a quel punto gli interessa di più e sul quale Galli gli assicura che si spenderà.

     

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    Sempre le intercettazioni (disposte all'inizio per una ipotesi di associazione a delinquere che poi ha perso quota) persuadono gli inquirenti che Galli non solo all'inizio del concorso non si sia astenuto dal conflitto di interessi di giudicare un candidato con il quale aveva stretti rapporti professionali e fiduciari (essendo Galli coautore in oltre metà delle pubblicazioni vantate da Riva), ma abbia di fatto trasformato il concorso in un giudizio monocratico, del tutto esautorando (ma con loro piena accettazione e mera ratifica dell'esito) gli altri due commissari provenienti dalle Università di Roma «La Sapienza» e di Palermo, Claudio Maria Mastroianni e Claudia Colomba. Uno spaccato per il quale la stessa segretaria di Galli si diceva sconcertata, nelle intercettazioni con le amiche insofferente al modo con il quale Galli le sembrava troppo disinvolto: ad esempio nel comunicare agli altri due commissari, presente il proprio candidato Riva, la notizia (in teoria non notagli) che Puoti sarebbe stato l'altro candidato, ma anche la probabilità che comunque infine si ritirasse, togliendo a tutti le castagne dal fuoco.

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    Persino l'atto conclusivo della selezione di Riva, già rimasto unico candidato, sarebbe stato viziato dal fatto che Galli, in sintonia con il prescelto che poi in teoria avrebbe dovuto valutare, avrebbe deciso da solo (e poi comunicato agli altri due commissari, raccomandando loro di dare in fretta il loro ok formale) i tre possibili argomenti della prova didattica.

     

    È una delle storie che nella più complessiva inchiesta inducono i pm Luigi Furno e Carlo Scalas a ravvisare «un sistematico condizionamento dei concorsi per assegnare il titolo di professore nella Facoltà di Medicina dell'Università degli Studi di Milano», perseguito con manovre per nominare nella commissione esaminatrice docenti che fossero poi ligi o quantomeno non ostili agli accordi pregressi sul prescelto di turno da far vincere; con criteri di valutazione ritagliati proprio sui ritratto dei favoriti, e quindi calcoli di punteggi che penalizzassero i concorrenti più titolati e invece sovrastimassero i lavori presentati dal predestinato di turno (talvolta con la sua diretta condivisione); e infine con lo scoraggiare i candidati più pericolosi perché più meritevoli, facendo velatamente capire che la loro presenza turbava il preventivato andamento del concorso, o lasciando vagheggiare implicite promesse di futuri aiuti su altri tavoli nel caso in cui gli altri contendenti avessero capito da soli l'antifona e revocato la domanda.

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