Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”
maurizio gasparri
I Cinquestelle perdono terreno nei sondaggi, il Pd è sull'orlo di una scissione. E il centrodestra che fa?, si chiede il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, lanciando una proposta a Lega Nord e Fratelli d'Italia: rifacciamo il centrodestra, perché, sondaggi alla mano, la vittoria non è così lontana come sembrerebbe.
«Forza Italia non ha preso ancora una decisione definitiva sul nodo principale della legge elettorale, ovvero sul premio di maggioranza alla coalizione o alla lista. Si tratta di fare una scelta politica. Ci domandiamo se è possibile oggi un'alleanza tra Forza Italia, Lega, Fratelli d' Italia e partiti minori».
La sua risposta?
RENZI CIVATI FASSINA BERSANI
«È sì. Può essere un approdo difficile e complicato da raggiungere, ma vale la pena provarci. Alcuni hanno alzato i toni. E penso a Salvini, che spesso punta a un incasso immediato in termini di consenso, privilegiando l' incremento della propria rappresentanza rispetto a una vittoria corale».
L’ipotesi di un accordo è ancora attuale?
«La mia opinione è che si debba puntare a modificare la legge elettorale inserendo il premio alla coalizione. E parto dalla lettura dei sondaggi della scorsa settimana. Quelli di Demos, pubblicati da Repubblica, danno il centrodestra al 30 per cento, mentre Euromedia Research quota un' eventuale alleanza al 34 per cento. La soglia del 40, quella che fa scattare il premio di maggioranza, non è irraggiungibile.
RENZI MANGIA CON BERSANI
Siamo più avanti di Grillo, dato in arretramento al 27 per cento, e siamo competitivi con Renzi, che ha un partito in subbuglio. Perché loro devono ambire al 40 e noi no? Non è un obiettivo facile, ma non è un' eresia parlarne. Personalmente non vedo alternative al centrodestra e sarebbe una follia non provarci. Chiamarsi fuori per individualismo o egoismo sarebbe un errore. Non so se ci riusciremo, io darò il mio contributo».
MAURIZIO LUPI
Quanto larga deve essere l'alleanza di centrodestra?
«Non credo che sia possibile riaprire il dialogo con il Nuovo centrodestra, fatti salvi alcuni casi singoli. Tenere insieme Lega, Fratelli d' Italia e tutto il Ncd mi sembra impossibile sinceramente. Ci possono essere "ritorni" individuali. Ma non prevedo quello di Angelino Alfano, che causa una reazione fortissima tra i nostri elettori. Epidermica. Ci sono altre posizioni, però, che sono diverse. Penso a Maurizio Lupi che a Milano ha sostenuto Parisi aderendo a una coalizione dove c'erano Lega e Fdi. Penso ai centristi liguri che governano con Toti. Pezzi del Ncd sono già nostri alleati sul territorio».
Quando si andrà a votare secondo lei?
«Mi sono fatto un' idea personale osservando l' agitazione dei mie colleghi senatori del Pd. Quando l'altro giorno Bersani ha lanciato un attacco pesante a Renzi, ventilando l' ipotesi di una scissione, ho visto fisicamente al Senato molti esponenti del Pd attaccarsi al telefono per invitare i propri seguaci sul territorio alla lotta».
Ha ascoltato le telefonate?
RENZI DALEMA TOTTI
«Mi è capitato di sentire. Cosa vuole, quando presiedo l'Aula ce li ho proprio lì vicino. È come stare a scuola nella stessa classe».
E cosa si dicevano?
«Le dico quello che vedo. Il D'Alema antagonista è un dato scontato. L'uscita di Bersani invece è stato un segnale politico. Una chiamata alle armi. Al Senato i renziani doc, cioè quelli che lo erano dall'inizio della legislatura, sono appena 14 su cento e passa. Gli altri, quelli lo sono diventati per assuefazione o per convenienza, si stanno mobilitando per abbandonarlo».
MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI
Renzi non controlla più il suo partito?
«Ci sono tanti focolai. C'è Emiliano, un tribuno che al Sud ha la sua presenza e il suo seguito. C' è Rossi in Toscana, che è un altro anti-renziano convinto. C' è Bersani che non era mai stato così esplicito in passato. Insomma tutti tasselli che alimentano il disordine nel Pd. E che frenano la corsa di Renzi al voto. Non a caso nelle ultime ore l'ipotesi delle urne a giugno sembra più difficile. Non solo perché va fatta la legge elettorale, ma anche per il clima elettrico che c'è a sinistra. La scossa che ha dato Bersani è stata di un punto elevato di magnitudo».
Come cambierà la legge elettorale (se cambierà)?
GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI
«La via più semplice è quella di riprodurre il sistema della Camera anche per il Senato. Mettersi a rinegoziare tutto sembrerebbe quasi un pretesto per perdere tempo. Oltretutto la campagna elettorale è già cominciata. Sia che si voti in giugno sia che si arrivi a scadenza naturale. Le Camere sarebbero sciolte a dicembre, davanti a noi abbiamo sei o sette mesi di legislatura operativa. Io dico: facciamo la legge elettorale e creiamo la coalizione di centrodestra. Poi, mese più mese meno, non credo che faccia enorme differenza».
Forza Italia aspetta la sentenza che restituisca a Berlusconi i diritti politici.
BERLUSCONI MELONI SALVINI
«Saremmo degli ipocriti se lo negassimo. La piena agibilità elettorale di Berlusconi ci sta a cuore. È un suo diritto partecipare in prima persona, sia perché ha subìto una ingiusta condanna sia perché sarebbe un valore aggiunto innegabile».
Salvini e Meloni non ne riconoscono più la leadership.
«Nessuno se lo ricorda, ma questo problema si era già manifestato nel 2013. Quando, con il cosiddetto Porcellum, non potemmo designare formalmente Berlusconi candidato premier perché mancò l' accordo. Ed accadde anche nel 2006, quando ci fu la cosiddetta strategia delle "tre punte" con Fini e Casini. In base alle condizioni in cui si vota, con Berlusconi candidabile o no, vedremo cosa fare.
salvini e berlusconi allo stadio b
Lui ha già dimostrato generosità in altri momenti. Succederà ancora. Nessuno potrà mai levargli la leadership. Rimane sempre lui l'elemento di sintesi del centrodestra. Il capo politico. Quanto all' aspetto tecnico si valuterà in base all' agibilità di Berlusconi nel momento in cui sarà noto il giorno delle elezioni. È un tema rilevante, ma non tale da sacrificare una possibile vittoria del centrodestra. Così come, dall' altro lato, non è che Salvini possa fare l' arrogante, ci vuole umiltà da parte di tutti. Oggi siamo di nuovo in campo come alternativa credibile, non sciupiamo questa opportunità».
Forza Italia sembra un po' in ombra, questo è il momento dei trumpisti.
BERLUSCONI E GHEDDAFI NEL
«Lo slogan di Trump è "Prima l' America". Noi già ci chiamiamo Forza Italia, il nostro slogan deve essere "Prima l' Italia". E va declinato su tre questioni. Anzitutto sicurezza e immigrazione. Con i governi Berlusconi siamo stati i primi a mettere in atto il blocco delle partenze dalla Libia facendo accordi con Gheddafi.
E siamo stati sempre noi a inaugurare una politica di controllo e severità, introducendo il reato di immigrazione clandestina. Il secondo tema è quello del fisco, con la riduzione delle tasse a partire dalle famiglie; il terzo tema riguarda l' occupazione e le imprese.
Berlusconi Gheddafi
Il Pd chiedeva quotidianamente le dimissioni di Berlusconi quando era al governo, ma all'epoca la disoccupazione giovanile era al 29 per cento, oggi, dopo Renzi, è al 40. Dobbiamo riproporre in chiave attuale le nostre ricette. Su questo non credo che avremo difficoltà a trovare un'intesa nel centrodestra».
I sovranisti vogliono uscire dall' Europa e dall' euro.
«A me non piace il termine "sovranista", fa rima con "tronista". Mi ricorda Fabrizio Corona. Ricordiamoci chi è che ha avuto gli scontri più duri in Europa: Berlusconi. E ricordiamoci chi è che per primo ha ipotizzato la doppia circolazione della moneta».
Sempre Berlusconi.
VIRGINIA RAGGI AL TELEFONO
«Questa ventata identitaria e trumpista non ci scompone. Abbiamo già fatto questa politica di difesa dell' interesse nazionale in maniera più matura e seria».
Se nessuno vince le elezioni, Forza Italia è pronta a fare inciuci col Pd. È l' accusa di Salvini.
«Mi sembra il commento alla partita prima che sia stata disputata. Intanto mettiamoci a lavoro per recuperare i punti che ci mancano per arrivare al 40. Il nostro obiettivo non è certamente una grande coalizione, noi vogliamo vincere con un centrodestra unito. Se poi nessuno raggiunge la soglia si vedrà. Si può anche rivotare come è successo in Spagna».
Sperate che i Cinquestelle si sgonfino?
VIRGINIA RAGGI A DI MARTEDI
«Io capisco perché la gente ha votato i Cinquestelle. Troppi scandali, troppi errori dei partiti. Nessuna meraviglia per il loro successo. È un voto di rabbia e le ragioni della rabbia spesso sono state fondate. Ma non mi stupisce neanche l' inadeguatezza dei grillini. È un' aggregazione casuale, fatta di persone elette in rete con 400 clic.
Detto questo, la mia posizione è "Avanti Virginia!", la gente deve aprire gli occhi. E la Raggi ci offre un campionario quotidiano della incapacità del M5S: chat, tetti, polizze Sinceramente, mi sembrano più ridicoli che delinquenti. Tra Raggi e Renzi, peggio Renzi. La Raggi è una poveretta, verrebbe voglia di parlare con i parenti per dire loro: "Fate qualcosa per questa ragazza". Renzi invece ha giocato in maniera spregiudicata la partita. Ha perso. E l' Italia ora si ritrova a pagare per le sue promesse».