Francesco Spini per “La Stampa”
Donnet Caltagirone Del Vecchio
Lo scontro alle Generali tra il cda e i soci privati sale di livello e investe le autorità di vigilanza.
A passare all'attacco è il consiglio di amministrazione della compagnia, il quale sospetta che tra Francesco Gaetano Caltagirone (8% del capitale), Leonardo Del Vecchio (6,6%) e la fondazione Crt (1,7%) ci sia un concerto, insomma un vero e proprio asse, benché non dichiarato.
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Per questo anche dopo la recente uscita dell'imprenditore capitolino dal patto di consultazione con gli altri due azionisti il cda, a maggioranza - l'unico «no» è di Paolo Di Benedetto, indipendente considerato vicino all'ex vice presidente - decide di investire del caso l'Ivass, l'autorità che vigila sulle assicurazioni, e la Consob, che supervisiona il mercato.
All'Ivass, in particolare, viene indirizzato un quesito teso a chiarire «se la partecipazione complessivamente acquisita» dai due pattisti più l'ormai ex componente, pari al 16,309%, «sia soggetta ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%».
Il riferimento è all'articolo 68 del codice delle assicurazioni private che stabilisce la necessità del via libera dell'authority anche in caso, come si legge al comma 2 bis, dell'acquisizione «di partecipazioni da parte di più soggetti che intendono esercitare in modo concertato i relativi diritti sulla base di accordi in qualsiasi forma conclusi».
generali
Il rischio per i soci privati? In caso fosse ravvisato un concerto, quello di vedere congelati i diritti di voto oltre il 10%, vanificando acquisti durati mesi e che già alla formazione del patto li vedevano, tutti insieme, al 10,94%. Il cda del Leone va oltre e coinvolge anche la Consob, a cui chiede se «tale acquisizione», con riferimento al 16,3%, «sia soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l'altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente per coloro che, anche di concerto, superino una percentuale del 10% del capitale sociale e se vi siano state asimmetrie informative rilevanti per il mercato».
francesco gaetano caltagirone philippe donnet
Il riferimento è alla lista e alle indiscrezioni relative a un «contropiano». Ma un accordo su tali elementi era stato escluso da Caltagirone venerdì quando, uscendo dal patto di consultazione, aveva assicurato come «nessun impegno» sia mai stato assunto sulla «presentazione di liste di maggioranza o di minoranza né tantomeno riguardo al voto».
Ma come dietro il patto ci fosse solo una «più stretta collaborazione informativa», anch' essa venuta meno con l'uscita dell'imprenditore, che ora studia in solitaria la compagine da presentare all'assemblea del 29 aprile.
Sarà alternativa a quella allo studio da parte del cda che ricandiderà come ad Philippe Donnet e che è sostenuta, tra gli altri, da Mediobanca (primo socio col 12,82% ma al 17,25% in virtù di un prestito azionario) e da De Agostini, in uscita ma con voti pari all'1,44%.
LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL
Tra i soci privati c'è chi ora si chiede se tali due azionisti abbiano mai comunicato a Consob e Ivass di aver dialogato. E considera la mossa del cda come una violazione di una delle regole fondamentali - a suo giudizio - di una società quotata, che non denuncia mai i propri soci né li espone alle autorità. Quel che è certo è che da ieri il campo di battaglia si è allargato. Non solo l'assemblea e la conta degli azionisti, ma anche le autorità che dovranno dire se i soci privati del Leone hanno o meno violato le regole.
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