Elisabetta Reguitti per https://www.sanfrancescopatronoditalia.it/
Letizia Mannella
Anziani, donne e minori. L’anello fragile della società, come riuscire a rimanere distaccati di fronte a denunce di maltrattamenti e violenze?
“L’importante è scoprire la verità delle situazioni davanti alle quali ci troviamo e risalire a come sono accaduti i fatti” esordisce Letizia Mannella, che da quasi tre anni coordina il V dipartimento, Tutela della famiglia, dei minori e di altri soggetti deboli della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano.
“Dal punto di vista umano questo dipartimento richiede certamente un impegno emotivo diverso rispetto ad altri settori di criminalità. Se in una rapina i reati si esauriscono nell’istante in cui viene commesso il delitto - spiega il Procuratore aggiunto Mannella - nei casi di maltrattamento ai danni di soggetti fragili ogni magistrato sa che, mentre ha sotto mano il fascicolo, la vittima con ogni probabilità sta continuando a subire quelle stesse angherie”.
Il dipartimento coordinato da Mannella è composto da 12 sostituti procuratori, un aggiunto oltre alla polizia giudiziaria (polizia locale, carabinieri, polizia di stato e guardia di finanza).
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Dati alla mano, la prima considerazione in questa conversazione è che il post lockdown è sempre più violento: dal primo gennaio al 15 settembre 2020 le denunce per maltrattamenti su soggetti deboli sono state 1153, quelle per minacce e lesioni (Mannella li definisce “reati spia” dei maltrattamenti familiari) 800, mentre quelli per stalking 460. “È evidente che il lockdown ha messo la sordina a tutte quelle persone che non hanno potuto denunciare anche se questo dipartimento non ha mai smesso di funzionare - spiega -. Sia pur a ranghi ridotti, non abbiamo mai smesso di occuparci dei fatti urgenti”.
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Milano certo può contare su una buona rete sociale di strutture come i centri antiviolenza, case famiglia che aiutano le madri e i bambini, strutture sanitarie e Rsa per anziani “di norma confortevoli e ben strutturate, ma a volte capita che vi siano soggetti che approfittano dei più deboli - ammette Mannella -. Per malvagità, cattiveria, per negligenza gravissima. Operatori che cagionano veri maltrattamenti nei confronti delle persone anziane. Anche casi di badanti che incattiviscono nei confronti delle persone che assistono”.
L’ambiente chiuso diventa il luogo in cui si consumano i peggiori comportamenti contro chi non è in grado di difendersi. Una società che si sta “incattivendo”; questa è la fase post lockdown che per una Procura è rappresentata da casi come la violenza da parte di figli con problemi psichiatrici o di dipendenze da sostanze stupefacenti contro i genitori, a volte anziani.
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“Il fatto che durante l’emergenza siano stati chiusi i centri di cura e di assistenza ha di fatto lasciato le famiglie sole”. È una Milano specchio dell’Italia che arranca anche sul fronte del disagio economico: crescono le denunce per abbandono di minorenni. Situazioni in cui i genitori si assentano per rispondere a lavori precari e a chiamata di qualche giorno, lasciando i figli a vicini di casa, magari affidandoli a ragazze giovani incapaci di occuparsi di bambini che talvolta senza controllo, si affacciano dai balconi o dalle finestre, con i vicini che se ne accorgono e chiamano le forze dell’ordine allarmati dal timore che il bambino si stia lanciando dalla finestra. Cosa accade in questi casi?
“È evidente che noi dobbiamo per prima cosa verificare i motivi dell’allontanamento dei genitori perché un bambino piccolo non va lasciato da solo in casa, tanto meno affidato a persone che non sono in grado di accudirlo. Certo che quando ci si trova davanti a situazioni in cui una madre o un padre, magari soli, escono per procurare il sostentamento non possiamo infierire e si chiede l’archiviazione. Ricordo il caso in cui una madre si era assentata da casa lasciando uno dei due figli per andare in farmacia a prendere la medicina per l’altra bambina. I bambini, lo ribadisco, non vanno lasciati soli in casa; ma quel caso è stato archiviato”.
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La chiusura delle scuole è stata devastante per molti bambini che subiscono violenza in famiglia, a volte dai compagni di vita di genitori separati. Il fatto che non ci fossero gli insegnanti ha comportato che il minore subisse senza che nessuno potesse cogliere i sintomi o le reazioni del grave disagio che i bambini si portano dentro e che a volte a volte esprimono nella loro vita e nelle attività in classe.
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Da un punto di vista giudiziario l’unica ancora di salvezza rispetto ai casi di violenza e maltrattamento è stata l’introduzione del “codice rosso” (Legge 19 luglio 2019, n. 69) che ha apportato modifiche al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.
Ne è sicura Letizia Mannella: “Puntare sulla necessità di intervenire con urgenza ha sicuramente aiutato i soggetti deboli. Inoltre - aggiunge - questa legge ha di fatto generato una mentalità diversa, di maggiore attenzione per questo tipo di situazione” anche nelle strutture giudiziarie e tra le forze dell’ordine.
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