DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Caroline Iggulden per “The Sun”
Per trent’anni Gerald Foos, il proprietario di un motel, ha spiato le camere da letto dei clienti, ha preso nota di ciò che vedeva e spesso si è masturbato. Oggi, a 83 anni, non potrebbe esserne più orgoglioso, perché per lui è stata “una ricerca”: «Sono il più grande studioso di sesso al mondo. Di sesso so più di chiunque altro e ho scritto pile di osservazioni».
Il progetto scientifico condotto dall’ex ufficiale navale al “Manor House Motel” di Denver, in Colorado, pare abbia suscitato l’interesse di Steven Spielberg che vuole produrre un film
su questa storia, affidandola alla regia di Sam Mendes. Gerald aprì nel 1966, fece buchi nel soffitto delle 21 stanze e li mascherò da condotti d’aria.
Quando arrivavano ospiti “promettenti”, assegnava loro le camere speciali, e lui si godeva lo spettacolo dall’attico di sopra, chiamato “il laboratorio”: «Ci rimanevo fino all’alba, era faticoso. Sì lo facevo anche per darmi piacere, ma soprattutto volevo scoprire com’era la gente nel privato».
A fine anno stilava anche un rapporto. Ad esempio: nel 1973 fu testimone di 296 atti sessuali, di cui 195 fra bianchi eterosessuali che preferivano la posizione del missionario; 184 uomini raggiunsero l’orgasmo, a fronte di sole 33 donne. Annotò che negli anni ’70 il sesso di gruppo andava per la maggiore.
A pochi mesi dall’apertura del motel, fu testimone della prima cosa a tre: moglie, marito e un suo collega alla vendita di aspirapolveri. Racconta il voyeur: «La moglie fece sesso con l’amante in varie posizioni, mentre il marito scattava foto. Poi si rilassarono tutti e tre a letto, parlando di aspirapolveri».
In altre occasioni vide un uomo obeso che chiedeva alla sua giovane partner di vestirsi da pecora con le corna, e un tipo che urinò nel bourbon della sua ragazza: «Scoprii quanto fosse laida la nostra società. Al bancone conversavo con persone che sembravano gradevoli, ma poi a letto si mostravano tremende. Le più cortesi, erano quelle che si comportavano peggio».
Gerald spiava i clienti anche al bagno. La sua prima moglie, Donna, era un’infermiera, e lo aiutò a mascherare i buchi del soffitto. Spiavano insieme dall’attico e a volte facevano sesso. Quando lei morì, lui si risposò con Anita, altra complice, una voyeur nata.
L’annotazione più inquietante risale al 1977, quando assistette allo strangolamento di una donna da parte del fidanzato spacciatore: «Non ho visto solo cose belle, molti incidenti oscuri e qualche suicidio». Non ha mai testimoniato però, perché la polizia non gli avrebbe perdonato quel vizio. Finì di spiare nel 1995, quando l’artrite rese impossibile la salita all’attico.
A quel punto raccontò tutto al giornalista Gay Talese, che a luglio pubblicherà “The Voyeur’s Motel”, destinato a diventare best seller. Gerald non può più essere condannato per i suoi eventuali crimini. E poi, chi lo denuncerebbe? I clienti o sono morti o hanno qualcosa da nascondere.
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