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    ALLA FINE HA VINTO SALVINI – GERARDA PANTALONE È IL NUOVO PREFETTO DI ROMA: FINO A IERI ERA CAPO DEL DIPARTIMENTO IMMIGRAZIONE DEL MINISTERO DELL’INTERNO, DOV’ERA STATA CHIAMATA DA MINNITI  – LA NOMINA È STATA OSTEGGIATA FINO ALL’ULTIMO DAL M5S, CHE TEME UN COMMISSARIAMENTO DI FATTO DI VIRGINIA RAGGI O COMUNQUE UNA SORTA DI DIARCHIA (COME GIÀ AVVENNE CON IL TANDEM GABRIELLI-MARINO) – LA STRATEGIA DI SALVINI PER METTERE IN DIFFICOLTÀ LA SINDACA E CONQUISTARE LA CAPITALE


     
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    Lorenzo De Cicco per “il Messaggero”

     

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    Alla fine l' ha spuntata Salvini: il Consiglio dei ministri di ieri notte ha designato alla Prefettura di Roma Gerarda Pantalone, 64 anni, fino a ieri capo del dipartimento Immigrazione del ministero dell' Interno, da dove ha seguito, per conto del vicepremier e leader del Carroccio, la spinosa questione migranti. Ora traslocherà lì dove il M5S non avrebbe voluto: a Palazzo Valentini, la rappresentanza del governo nella Capitale, vicina, non solo geograficamente, al Campidoglio di Virginia Raggi. Una scelta, mal digerita ma alla fine accettata dal Movimento, nonostante il timore dei grillini che un prefetto considerato vicino al capo del Viminale, possa creare più di un impaccio alla sindaca di Roma.

     

    MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO INNAMORATI MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO INNAMORATI

    Il fuoco di fila degli stellati, difatti, è rimasto alto fino alla fine. «Il fatto - spiegava prima del Cdm un esponente del governo di segno grillino - è che lei potrebbe venire a Roma con il mandato di dar fastidio alla sindaca. Non c' è stata alcuna consultazione con Salvini su questa nomina, che non è marginale». Il M5S aveva chiesto che si ripartisse da «una nuova rosa, di almeno tre nomi in modo che la scelta sia condivisa, senza diktat». Il profilo di Pantalone, ragionava un altro membro del governo del M5S, «non va bene, quando lavorava nei Servizi è stata vicina ad alcuni esponenti di centrodestra». Vero o no, è l' ultima carta che il Movimento ha giocato per sbarrare la strada all' insediamento del nuovo prefetto. Ma il braccio di ferro l' ha vinto Salvini.

    MARINO GABRIELLI MARINO GABRIELLI

     

    IL «SORPASSO» NELL' URBE

     Ora la grande paura del Movimento è che un prefetto «forte» possa mettere ancora più in difficoltà Virginia Raggi, già presa di mira dalla Lega, quasi quotidianamente, per il declino della Capitale, le strade sporche e sommerse dall' immondizia, i trasporti pubblici boccheggianti, le buche.

     

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    Tutti aspetti rimarcati in loop da Salvini e dai leghisti romani, che ormai non nascondono più le mire sulla Città eterna: «Siamo pronti alla campagna elettorale per il Comune, Raggi si deve dimettere per manifesta incapacità, il prossimo sindaco sarà leghista», va dicendo da settimane Maurizio Politi, capogruppo del Carroccio in Assemblea capitolina. Un' offensiva che preoccupa i grillini, anche in ottica europee. Perché dentro e intorno al Raccordo anulare si giocherà un derby nel derby, tra Lega e 5 Stelle. Il partito di Salvini sogna un clamoroso sorpasso sul Movimento anche nella Capitale - altro che «Roma ladrona» - uno smacco che Raggi vorrebbe a tutti i costi evitare.

    virginia raggi porta san paolo 25 aprile festa della liberazione 1 virginia raggi porta san paolo 25 aprile festa della liberazione 1

     

    Pantalone, casertana di Grazzanise, classe 1955, una lunga carriera nei ranghi del Ministero dell' Interno cominciata quarant' anni fa, nel 1999 è passata agli Organismi di informazione e sicurezza, dove è rimasta per un decennio. Poi la carriera da prefetto, in giro per lo Stivale: Siena, Salerno e ancora, fino a due anni fa, Napoli. Il 13 febbraio 2017, il ritorno al Viminale, quando l' ex ministro Minniti la chiama a guidare il dipartimento Immigrazione. Da quella poltrona, ha gestito la circolare sui migranti firmata dall' esponente Pd. Con Salvini, nuova circolare, e il cambio di rotta. Ora la sfida Capitale, il rapporto con Raggi tutto da costruire, mentre gli attriti tra la sindaca e il ministro dell' Interno non sono mai stati così frequenti. E così ruvidi. «Siamo pronti a collaborare, non siamo stati certo noi a mettere veti», dicevano ieri in Campidoglio. Con la speranza che il nuovo corso in Prefettura non porti alla giunta grillina altro scompiglio.

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