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    GAME HANN-OVER - GERMANIA SOTTO CHOC: DOPO LA DECISIONE DI ANNULLARE LA PARTITA AD HANNOVER ACCUSE AL MINISTRO DELL’INTERNO: NON SONO STATI TROVATI ESPLOSIVI E NON C’È STATO NESSUN ARRESTO - LA PAURA DEI CALCIATORI DELLA NAZIONALE....


     
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    1. CONFUSIONE IN GERMANIA DOPO LA PARTITA ANNULLATA

    HANNOVER STADIO EVACUATO HANNOVER STADIO EVACUATO

    D.ta. per il “Corriere della Sera”

     

    La Germania potrebbe inviare in Siria truppe della Bundeswehr se ci fosse una risoluzione delle Nazioni Unite che lo autorizza. Con l' obiettivo di appoggiare un eventuale cessate il fuoco tra tutte le parti che si oppongono all' Isis. Questo è l' orientamento di Angela Merkel, secondo il settimanale Der Spiegel.

     

    La questione sarebbe stata discussa anche ieri sera, durante una riunione del governo con i responsabili dei servizi di sicurezza che aveva l' obiettivo di alzare il livello di vigilanza e di incrementare le misure di antiterrorismo nel Paese. Come tutti, anche i tedeschi sono sotto choc, dopo gli attentati di Parigi. E questo stato d' animo si nota anche nel mondo politico, incerto e confuso.
     

    In seguito alla cancellazione della partita di calcio di martedì tra le nazionali di Germania e Olanda, il ministro dell' Interno Thomas de Mazière è stato criticato dalle opposizioni per avere «raccomandato» il rinvio del match, sulla base di informazioni ricevute dai servizi di intelligence.

     

    Al centro della disputa, il fatto che il ministro non abbia voluto rivelare quali fossero queste informazioni, per non creare panico. I critici dicono che così non ne ha creata di meno, anzi. Frau Merkel ha difeso la scelta.

    HANNOVER STADIO EVACUATO 1 HANNOVER STADIO EVACUATO 1

     

    Sulla base di quali elementi sia stata cancellata la partita non è chiaro. Il quotidiano Bild dice che è stato fatto sulla base di un' informazione arrivata da un servizio segreto estero che indicava un piano per fare esplodere più ordigni allo stadio di Hannover e uno alla stazione ferroviaria; l' organizzatore degli attentati avrebbe dovuto essere allo stadio per filmare la scena.

     

    Il dato di fatto, però, è che esplosivi non sono stati trovati e nessun arresto è stato compiuto. Piuttosto, ci si interroga sulla saggezza di avere caricato quella partita con un significato simbolico molto alto, vista la partecipazione tra gli spettatori di Merkel.

     

    2. “SIAMO NOI L’OBIETTIVO?” LA GRANDE PAURA DELLA NAZIONALE CAMPIONE DEL MONDO

    Andrea Sorrentino per “la Repubblica”

    HANNOVER GERMANIA OLANDA 1 HANNOVER GERMANIA OLANDA 1

     

    Cinque giorni, cinque notti, ed è cambiato tutto. Erano e sono grandi atleti, i migliori del mondo nel loro mestiere, ma adesso più che altro si tratta di uomini e ragazzi impauriti, il panico gli attorciglia lo stomaco.

     

    Erano, e sono, Die Mannschaft, la squadra campione del mondo di calcio, vanto della Germania, emblema del multiculturalismo nazionale: convivono e stravincono insieme, da anni, giocatori di origine turca, algerina, marocchina, polacca, ghanese, eppure fieramente tedeschi.

     

    Ecco, forse è proprio lì il problema, si pensa in queste ore. Forse la nazionale di calcio, col suo carico simbolico, è un obiettivo dei terroristi che il multiculturalismo lo combattono. Da qui il panico che attraversa la squadra migliore del mondo dopo cinque giorni nel terrore, fino all’annullamento dell’amichevole contro l’Olanda, martedì ad Hannover.

    FRANCIA GERMANIA FRANCIA GERMANIA

     

    Un evento che ha fatto dire a Reinhard Rauball, presidente pro tempore della federcalcio tedesca: «La cancellazione della partita è stata una decisione giusta, ma che cambia il calcio nel nostro Paese».

     

    I giocatori, per quanto li riguarda, sono già cambiati. Hanno paura e basta, nonostante lo psicologo della nazionale, Hans Dieter Hermann, sostenga che sono tutti «preoccupati, ma non paralizzati». In realtà alcuni neppure vorrebbero giocare la 13esima giornata di Bundesliga, che parte domani con Amburgo- Borussia Dortmund e il cui svolgimento per ora è confermato.

     

    La nazionale convive con armi e militari in tenuta di guerra fin da mezzogiorno di venerdì scorso, quando l’incubo inizia. Sono nella palestra dell’hotel Molitor a Parigi, quando vedono arrivare poliziotti e cani anti-esplosivo: c’è un allarme bomba, tutti evacuati, poi rientrano in albergo.

     

    A sera vanno allo stadio di Saint Denis per giocare contro la Francia. Durante il primo tempo ecco il rumore delle bombe, che in campo si avverte nitido: è l’inizio dell’attacco terroristico a Parigi.

     

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    Il ct Joachim Löw viene avvertito di quello che sta accadendo ma nel discorso alla squadra, durante l’intervallo, non dice nulla, perché si è deciso che la partita deve continuare. Ma qualche giocatore sbircia il telefonino e trova messaggi terrorizzati di familiari e amici: a quel punto la Mannschaft sa, ma va in campo per il secondo tempo. A partita finita, rimangono tutti negli spogliatoi.

     

    Attraversare Parigi sarebbe troppo pericoloso per un probabile obiettivo sensibile, così si predispongono alla notte nel ventre dello stadio, come capita, 60 persone in 70 metri quadrati. Vengono portati materassi per dormire, nessuno ci riesce. Sul telefono del team manager Oliver Bierhoff, all’1.30, arriva la chiamata di Angela Merkel: «Lì siete al sicuro. La Germania è con voi».

     

    Lasciano Saint Denis solo all’alba, raggiungono l’aeroporto in furgoni anonimi. Atterrano a Francoforte, vengono lasciati liberi per un giorno e mezzo, si rilassano in famiglia. Domenica c’è allenamento, blindato: poliziotti ovunque, e lunedì lo stesso. Il panico attanaglia tutti. Molti di loro, da Neuer a Thomas Muller, premono per non giocare l’amichevole contro l’Olanda. Il centrocampista Ilkay Gundogan quasi implora: «Siamo atleti ma non macchine, siamo fatti di carne e sangue anche noi».

    MERKEL MONDIALI DI CALCIO MERKEL MONDIALI DI CALCIO

     

    Ma bisogna giocare «per dare un segnale», insomma li costringono. Tanto ad Hannover non arriveranno mai. Quando sono a 5 chilometri dallo stadio, arriva la telefonata: «C’è una minaccia terroristica, non si gioca». Il bus torna indietro, porta la nazionale in un «luogo sicuro» e sconosciuto. Stanno lì due ore, poi tornano in hotel, ma ai giocatori viene chiesto di spegnere i telefoni fino a ieri mattina.

     

    In quel momento la sensazione di essere un obiettivo terroristico diviene certezza. Nulla sarà più come prima. I campioni del mondo, ora, hanno solo paura e vorrebbero scappare lontano.

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    ( ha collaborato matteo pinci)

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