• Dagospia

    “NON ACCETTIAMO IL RECOVERY PLAN, GLI AUSTRIACI PAGHEREBBERO TROPPO E A LUNGO” - GERNOT BLÜMEL IL MINISTRO DELLE FINANZE DI VIENNA: “NEL PIANO SERVONO PRESTITI, NON SUSSIDI. L'AUSTRIA LAVORA E CONTRIBUISCE DI PIÙ, NON CI CARICHEREMO DEI DEBITI ITALIANI. RIFIUTIAMO UN'EUROPA DEL DEBITO. LA SOLIDARIETÀ NON È UNA STRADA A SENSO UNICO E DEVE VALERE ANCHE PER LE REGOLE EUROPEE. DOPO LA CRISI DEL COVID SERVE IMPEGNO VERSO POLITICHE DI BILANCIO SANE…”


     
    Guarda la fotogallery

    Letizia Tortello per “la Stampa”

     

    GERNOT BLUMEL GERNOT BLUMEL

    Il muro di Vienna per ora non crolla, ed è fatto di numeri e pragmatismo. Chi lavora di più e chi di meno in Europa? Chi paga di più e chi di meno? «Non l'Italia». Statistiche dure da digerire per chi, come noi, è stato messo alla prova dal coronavirus. Ma «la crisi del Covid va affrontata senza ipotecare il futuro dell'Ue», avverte il ministro delle Finanze Gernot Blümel. L'Austria - insieme a Olanda, Svezia e Danimarca -, è uno dei Paesi cosiddetti «frugali» che oggi diranno no al Recovery Plan basato sulla creazione di nuovo debito, per soccorrere gli Stati in difficoltà.

     

    L'Europa deve ripartire, ma voi andate a Bruxelles per combattere il piano di aiuti. Su cosa siete disposti a trattare?

    «Siamo sempre pronti a negoziare, ma non possiamo accettare questo piano. I contribuenti austriaci pagherebbero troppo e troppo a lungo: con la proposta attuale della Commissione europea, aumenterebbe del 50% la quota che dobbiamo versare all'Ue. Inoltre, il Recovery Fund verrebbe rimborsato nel prossimo quadro finanziario europeo. In questo modo Bruxelles vorrebbe far credere che gli aiuti siano gratis, ma non è così. Tutti dovremo pagare questa enorme montagna di debiti per 30 lunghi anni».

    DEBITO PUBBLICO ITALIA DEBITO PUBBLICO ITALIA

     

    Vi ammorbidirete se cambia la percentuale di debito e aumenta quella dei prestiti?

    «Beh, ci sarebbe una considerevole differenza! Noi europei dobbiamo essere solidali con i Paesi in difficoltà, ma non dobbiamo rinunciare ai principi importanti dell'Unione proprio ora. Spendere adesso denaro frutto di un credito, e spedire il conto nel futuro, non è una cosa seria».

     

    charles michel charles michel

    Arriverete dunque con una nuova proposta in mano?

    «No, la nostra posizione è ben nota. Eravamo pronti a venire in soccorso ai Paesi come l'Italia con il pacchetto da 540 miliardi concordato prima di Pasqua. Gli Stati membri possono chiedere i prestiti del Mes, il sostegno alle piccole e medie imprese attraverso il Fondo di garanzia della Bei e soldi anche attraverso Sure, la misura contro la disoccupazione. Ora spetta al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, trovare un compromesso».

     

    L'Ue è fondata sulla solidarietà, non credete?

    «Ma da noi c'è massima solidarietà. Quella che rifiutiamo è un'Europa del debito. Il nostro Paese è stato finora tra i primi contributori netti dell'Unione. Il nostro è un sostegno di lunga data verso le economie più deboli, lo rivendichiamo con chiarezza. La solidarietà non è una strada a senso unico e deve valere anche per le regole europee. Dopo la crisi del Covid è quindi necessario un rinnovato impegno verso politiche di bilancio sane e una riduzione del debito. Pertanto, anche i finanziamenti del Recovery Plan dovrebbero essere limitati nel tempo. Ripeto, la nostra proposta è trovare formule per aiuti diretti e rapidi, siamo a favore di prestiti ai singoli Stati con garante la Ue. Attualmente, solo un terzo dei 750 miliardi è coperto da prestiti, il resto sono sussidi. Questa proporzione non va bene».

    LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN

     

    Quali riforme vi aspettate dall'Italia in cambio dei fondi?

    «Non voglio interferire nella vostra politica nazionale, ma do solo alcune cifre. Il debito pubblico dell'Italia è il secondo più alto dell'Ue e si rifinanzia sul mercato con interessi elevati. Anche il settore bancario ha dei problema a riscuotere i prestiti a rischio. Nel vostro Paese, la vita lavorativa media è di 32 anni, in Austria di 38, in Svezia di ben 42. Il nostro obiettivo comune deve essere rafforzare le economie dei Paesi beneficiari, per resistere meglio a un'eventuale prossima crisi. Ogni Paese ha le proprie sfide, dopo il Covid».

    giuseppe conte sebastian kurz 8 giuseppe conte sebastian kurz 8

     

    Con queste divisioni radicali, che Europa sopravviverà dopo la pandemia?

    «In tutta l'Ue sono in gioco la salute, l'occupazione, e il futuro delle imprese. Dopo la crisi, è necessario un impegno europeo per una maggiore disciplina di bilancio. Per questo è ancora più importante che il denaro degli aiuti venga incanalato verso investimenti per il futuro e la competitività, piuttosto che per coprire i debiti del passato».

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport