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    GHE RENZI MI - NIENTE PRIMARIE A ROMA, IL PREMIER HA DECISO: “IL NOME LO SCELGO IO” - TRA I CANDIDATI A SINDACO, OLTRE A GABRIELLI E GIACHETTI, IN CORSA ANCHE MORETTI, MADIA, GENTILONI, MALAGO’ - MA L’ASSO NELLA MANICA DI MATTEUCCIO E’ CANTONE


     
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    Goffredo De Marchis per “la Repubblica”

     

    RENZI CANTONE RENZI CANTONE

    «Ora basta. Marino se ne deve andare e senza condizioni, senza trattative, senza buonuscite ». Ieri mattina la telefonata definitiva tra Matteo Renzi e Matteo Orfini, commissario del Pd a Roma, si conclude così. «È finita e forse era meglio che finisse anche prima».

     

    I due sono sulla stessa lunghezza d’onda. Insieme avevano deciso di tenere in piedi il sindaco fino alla fine del Giubileo per votare nel 2017, con una sostanziale sovrapposizione del partito e dei suoi uomini nella gestione del Campidoglio. Ma la situazione è precipitata: con le parole di Papa Francesco e con la vicenda degli scontrini di “rappresentanza”.

     

    renzi malago marino del rio foto mezzelani gmt330 renzi malago marino del rio foto mezzelani gmt330

    I tempi più brevi, con il voto in primavera accanto alle consultazioni di Milano, Napoli, Torino e Bologna, ha cambiato in corso la strategia del premier e del Pd capitolino. Renzi, già da alcune settimane, ha una lista di nomi per il prossimo candidato a sindaco, però non pensava di doverla tirare fuori subito.

     

    Soprattutto in questo contesto. Si parte da una certezza: non si faranno le primarie. La linea è: abbiamo già combinato troppi pasticci, non aggiungiamone altri. «Non ci sono le condizioni politiche per andare ai gazebo. Punto», dice un renziano.

     

    IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI

    Ma l’argomento pubblico, quando partirà il tormentone primarie sì-primarie no, sarà diverso. «Con il Giubileo in corso sarebbe davvero singolare fare anche una competizione interna», dicono a Palazzo Chigi. Evitare altri guai, altre tensioni è la parola d’ordine visto che sarà già difficilissimo trovare un candidato competitivo. Per il momento infatti non c’è la solita corsa a mettersi in mostra per partecipare. Il contrario semmai. Si assiste in queste ore a un fuggi-fuggi generale.

     

    RENZI MARINO RENZI MARINO

    Renzi si muove con due schemi. Un nome della società civile, capace di mascherare i problemi del Pd e di non farsi sfiorare dal processo di Mafia capitale che a maggio, mese del voto, sarà in pieno svolgimento con due udienze a settimane e una sfilata di politici come imputati o come testi.

     

    O un dirigente politico puro in grado di affrontare la battaglia onorevolmente anche con la prospettiva, al momento, di una sconfitta probabile. Nel primo caso la scelta del premier è caduta da tempo sul prefetto Franco Gabrielli.

     

    Ma l’ex capo della Protezione civile ha detto di no, in maniera definitiva. E ha parecchi argomenti per motivare il rifiuto. Fino a novembre 2016 sarà il supercommissario al Giubileo e dopo si prepara a occupare la poltrona di capo della Polizia. Nel secondo caso l’uomo giusto, secondo il premier, è Roberto Giachetti. Ma il no del vicepresidente della Camera è altrettanto netto e irrevocabile.

     

    massimo d alema mauro moretti massimo d alema mauro moretti

    Allora si affacciano altre soluzioni. Tra i tecnici spunta Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica, però Renzi ci pensa perché «non possiamo spostare i pilastri di un sistema». Per una partita dall’esito, come dire, incerto poi. In pista c’è anche Giovanni Malagò, attuale presidente del Coni, ma le sue chance vanno verificate e già nei prossimi giorni il Pd chiederà sondaggi a tutti per capire i margini dei nomi in ballo e del partito stesso.

     

    Con Alfio Marchini, Renzi si è incontrato in gran segreto una volta, proprio grazie alla “mediazione” di Malagò. Non è scattato un vero feeling e Marchini ha lasciato capire che il suo obiettivo è fare il candidato unitario del centrodestra con buone chance di arrivare al ballottaggio. È in campo anche Alfonso Sabella, l’ex assessore alla Legalità. E sullo sfondo l’ipotesi di un abboccamento con Luca di Montezemolo.

    renzi marino renzi marino

     

    L’altro nome politico è Paolo Gentiloni. Fare il sindaco di Roma è il suo sogno, ma risale a prima della nomina al ministero degli Esteri. Oggi agli amici Gentiloni ripete «non ci penso proprio » ma qualche elemento in più di valutazione potrebbe convincerlo a buttarsi. Matteo Orfini si chiama fuori anche perché, ha spiegato, «con Renzi siamo d’accordo, sarò io con il segretario a gestire la partita». Ma come regista. Gira il nome di Fabrizio Barca ma ha maggiori possibilità Marianna Madia.

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    Fu la prima a denunciare il marcio del Pd romano ma oggi fa il ministro della Pubblica amministrazione e come altri non sembra felice di buttarsi in un’impresa abbastanza disperata. Se ci fossero problemi con queste scelte, sarà fatto un tentativo con Linda Lanzillotta o, cercando un candidato di sinistra che annulli problemi con gli alleati, con Walter Tocci. Senatore dissidente, duro e puro, ma molto stimato da Renzi.

    RENZI MARINO RENZI MARINO

     

    Per il momento, Renzi tace. Lo fa in maniera ostentata nel suo giro in Emilia, dove è arrivato nel pomeriggio, a distanza di sicurezza dalle beghe del Campidoglio. Una scelta che ha tutto il sapore di essere voluta, cercata. E che lo tiene lontano per 24 ore dalla confusione romana.

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