Andrea Sereni per corriere.it
saadi gheddafi 77
Ha lasciato il lussuoso Suv nel parcheggio dell’hotel. Poi, finiti i soldi, è scappato via. Sono passati quindici anni dal giorno in cui Al Saadi Gheddafi, uno dei figli dell’ex leader libico, ha preso i bagagli e se ne è andato da Rapallo, dove soggiornava nel periodo in cui giocava con la Sampdoria. O meglio, si allenava con il club genovese, terza tappa di una dimenticabile carriera da calciatore che lo ha visto protagonista in Italia anche a Perugia e Udine.
È stato arrestato, detenuto in una prigione a Tripoli dal 2014, scarcerato a settembre. Oggi, 48 anni, pare si sposti tra Turchia e Mauritius. Intanto il suo Suv è sempre rimasto all’Hotel Excelsior . Nessuno lo ha mai toccato. È divenuto una sorta di reliquia, impolverato, decaduto, strano ma intrigante per gli ospiti dell’albergo, che scattano foto ricordo accanto al macchinone del figlio del Rais. Che ora è tornato a farsi sentire. Vuole indietro la sua macchina.
SAADI GHEDDAFI E NOVELLINO
Ecco, la storia è più complicata. Nel suo anno in Liguria Saadi ogni tanto va al centro sportivo della Sampdoria, gioca un paio di amichevoli. Si fa notare per quel grosso Suv, un Cadillac Escalade ESV 6.2, con cui gira tra feste e locali, voli privati, mare e champagne in Riviera. All’Excelsior Palace lui e il suo staff occupano decine di suite e camere di lusso. Quando va via firma un’accettazione, che però nessuno onora. Gli erano stati tagliati i fondi, il conto degli ultimi 30-40 giorni da 360 mila euro non viene pagato. La direzione dell’albergo aspetta un po’, poi gli fa causa al tribunale di Chiavari e la vince: Gheddafi è obbligato a pagare i debiti e spese legali di cinquemila euro. Non lo ha mai fatto.
saadi gheddafi gaucci
«L’altro giorno mi è arrivata una telefonata da Mauritius: Gheddafi jr ha incaricato un’agenzia di recuperare il Suv. Prima saldi i suoi debiti, poi se lo riprenderà», racconta Aldo Werdin, direttore e amministratore delegato dell’Excelsior Palace Hotel di Rapallo. Che aggiunge: «Il curatore del bene sono diventato io, da quando Al Saadi ha fatto ritorno in Libia dopo che il padre gli tagliò i viveri. Ci è stato detto che ormai il veicolo è di nostra proprietà, non essendo più sotto custodia e non essendoci stato pagato il conto dell’ultimo mese in cui Gheddafi jr soggiornò qui, pari a 360 mila euro — spiega Werdin alla Gazzetta dello Sport —. Avevamo cercato di farci risarcire anche tramite l’ambasciata libica di Roma, ma non abbiamo mai visto i soldi. Il Suv, peraltro, è senza libretto originale e di conseguenza in Italia non può circolare. Lo teniamo lì, per la curiosità dei nostri clienti».
Saadi Gheddafi e la Supercoppa italiana vinta a Tripoli dalla Juve nel 2002
Werdin ricorda ancora Al Saadi («sbarazzino, soprattutto senza la moglie. Lo venivano a trovare dei ragazzini da Tripoli e delle donne da Londra. Serate rumorose, suonavano i tamburi sul terrazzo e cucinavano l’agnello in orari strani»), che intanto è sparito di nuovo: «Non si è più fatto sentire neanche attraverso l’agenzia che ha nominato: solo un paio di telefonate». Il Suv, come fosse un risarcimento, resta ancora lì, nel parcheggio dell’hotel: «Qualcuno si è fatto avanti, collezionisti di autovetture appartenenti a re, principi, nobili. Noi però non abbiamo fretta di venderlo: si è mantenuto in ottime condizioni, ha una carrozzeria stupenda e nonostante piogge e polveri sembra sempre pulito». Come un trofeo, fotografia del lusso perduto del principe decaduto.
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