Alessandra Ghisleri per “La Stampa”
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I risvolti delle guerre così come le abbiamo studiate a scuola sono stati sempre spiegati come una risoluzione più o meno motivata da veri o - più facilmente - presunti conflitti di interessi.
Lo scenario del conflitto in Ucraina oltre a farci sentire impotenti e preoccupati per i possibili futuri sviluppi, ci ha messo di fronte a nuove argomentazioni in cui la società mondiale, pur se poco coinvolta in maniera diretta, diventa protagonista con conseguenze che si prefigurano pesantissime.
SPESA MILITARE
Abbiamo aperto gli occhi e ci siamo scoperti di colpo vulnerabili. Alla luce di un quadro particolarmente complesso sono emerse con forza molte delle debolezze tutte italiane. I conflitti è facile che si concludano con dei punti di accordo tra i diversi contendenti e gli schemi in discussione oggi farebbero prevedere un'intesa molto più vasta rispetto ai soli Paesi coinvolti in maniera diretta nel conflitto.
Su questa linea il governo di Mario Draghi intende rispettare gli impegni NATO assunti nel 2014 dai paesi membri dell'Alleanza Atlantica sul raggiungimento - e quindi per noi italiani all'aumento - delle spese militari fino a toccare il 2.0% del PIL.
RICERCA MILITARE
Interrogati nel merito il 61.4% degli italiani si dichiara contrario non ritenendola una scelta giusta in questa particolare fase storica. Il 27.3% invece è favorevole a definire e mantenere gli impegni presi e tra questi troviamo il 40.0% degli over 65 anni.
Volendo approfondire il tema nel suo significato il 37.6% degli intervistati ritiene che aumentare la spesa pubblica oggi significa distogliere importanti investimenti da settori che hanno necessità prioritarie.
Politicamente su questa definizione si riconoscono il 40.0% degli elettori di Lega e Fratelli d'Italia e il 45.0% di quelli del Movimento 5 Stelle. Per il 36.9% il senso attribuito ad una tale spesa viene interpretata come maggiori investimenti direttamente in attrezzature militari (30.6%), e un aumento della presenza proprio di uomini impiegati in tali forze (6.3%).
RICERCA MILITARE
Mentre il 15.1% del totale campione traduce questa spesa in un importante investimento nella ricerca tecnologica (10.3%), leggendo anche un importante incremento a favore della ricerca e delle università soprattutto nelle materie STEM (4.8%).
Decidere non tanto quanti soldi, ma piuttosto come investirli in maniera responsabile e utile guardando il futuro del Paese sarebbe il vero deal. Questo secondo la ragionevolezza del voler mantenere una direzione chiara e affidabile per il nostro Paese unitamente al voler affrontare con responsabilità il futuro scenario internazionale che si andrà a disegnare.
ESERCITO ITALIANO
Sapendo che con gli aumenti alla spesa militare si potrebbe finanziare il campo della ricerca e dello sviluppo delle università soprattutto in materie scientifiche i favorevoli a questi aumenti dal 27.3% passerebbero al 40.0%, e i contrari perderebbero ben il 14.1%. Il che sembrerebbe un semplice fattore di comunicazione.
ESERCITO ITALIANO
Invece se è vero che la modalità di divulgazione del messaggio è importante, sicuramente il riuscire a mantenere i nostri studenti nel nostro Paese incentivando il mercato delle ricerche e anzi richiamando personale dall'estero sarebbe un sogno che promuoverebbe le eccellenze di casa nostra nella ricerca di base e applicata.
I risultati sarebbero in larga parte un patrimonio impiegato a beneficio dell'intera società coinvolgendo ovviamente sia il settore pubblico sia il privato. La conseguente applicazione delle nuove conoscenze potrebbe contribuire a compiere un processo di innovazione che generebbe a sua volta un risvolto economico destinato a creare non solo nuovi posti di lavoro, ma un nuovo futuro per la nostra Italia.
eurofighter 2000
Tuttavia in molti casi le campagne di informazione e di sensibilizzazione hanno fallito soprattutto sui temi etici perché concentrate su traguardi a lunga distanza e poco sugli effetti e i sacrifici a breve termine.
Insomma è più facile guardare al proprio giardino del consenso, che non avere un'ampia visione della materia. Ma del resto in tutto il mondo in un modo o nell'altro ogni Paese - a breve - deve fare i conti con una elezione.