DAGONOTA
boschi ghizzoni
A Gessi, suo paese natale, le autorità preposte e la stampa dei Gabibbo alle vongole dovrebbe far erigere un monumento in memoria di Remo Gaspari. Almeno a giudicare dal senso dello stato che stanno svelando i nostri nuovi governanti. O rottamatori del passato (che non passa). Fino all’ultimo giorno di vita, l’ex ministro Dc non ha smesso mai di “interessarsi” della sua gente e dei suoi elettori abruzzesi: dalle banche ai posti di lavoro.
RENZI BOSCHI
E a Napoli, valutando sul metro dell’etica pubblica corrente, una piazza andrebbe intitolata pure alla famiglia Gava; che per oltre mezzo secolo della città del golfo e dei suoi abitanti si è fatta (stra)carico occupandone il potere locale e ricevendo in cambio montagne di voti (compresi quelli della camorra). Essì, anche nell’urna “e figlie so’ ppiezz”e còre”. Non soltanto tra Laterina e Rignano sull’Arno.
abbraccio tra maria elena boschi e matteo renzi
Nell’altra Repubblica travolta da Tangentopoli, l’antica pratica del patronus a difesa della sua gens e della cosa pubblica - con reciproci favoritismi e scambi di voto - era bollata come clientelismo. Una pianta tossica da estirpare, insomma. Alla pari della lottizzazione, che nell’era del cazzaro Renzi continua a svilupparsi, spariti i partiti, solo a beneficio dei latifondisti di palazzo Chigi (Rai, Consip, Finmeccanica, Eni, Enel etc). Tant’è che se l’ex governo Renzi e il Pd si mobilitano oggi per “salvare” la banca di famiglia dei Boschi (e sottoboschi), l’Etruria, quel malcostume diffuso sembra diventato (e raccontato) alla stregua di un esercizio (politico) ora auspicabile, se non doveroso da parte di ministri e di parlamentari. Assistiamo così al “dirottamento” non soltanto delle istituzioni, ma dello stesso linguaggio della politica.
AGNESE RENZI E LA BOSCHI
FERRUCCIO DE BORTOLI POTERI FORTI
“Non c’è nulla di male che un politico locale si spenda per la banca del suo territorio”, è la cantilena scritta e recitata in tv dagli stessi accusatori di Maria Elena Boschi. Che nell’occasione - va rilevato e non omesso nella polemica -, era ministro delle Riforme (sic!). Non un semplice parlamentare che va in aula, o presenta una mozione urgente, per lanciare il suo SOS a difesa del disastrato istituto aretino.
Macché conflitto d’interessi! Con il bon ton e il tatto (ruvido e arrogante) che la contraddistingue, la figlia di papà avrebbe avvicinato il numero uno di Unicredit, Federico Ghizzoni, per chiedere il famoso aiutino.
ignazio visco
Come resta fin qui agli atti che il mite banchiere, avvicendato poi a Unicredit, non sembra aver gradito quell’interessamento dall’alto. E, a quanto risulta a Dagospia, se ne sarebbe lamentato anche con il governatore di Bankitalia e con altri banchieri. Lei smentisce l’accaduto. E quel suo agire (nell’ombra) è ritenuto lecito da parte dei “nani e grembiulini” della sua compagnia.
ghizzoni
Minaccia querele a Flebuccio de Bortoli, autore della rivelazione nel suo libro “Poteri forti (o quasi)”, edito dalla Nave di Teseo. Poi sembra aver fatto marcia indietro. E in tv, il segretario del Pd, Matteo Renzi, gli va in soccorso raccontando l’ennesima balla (fake news) dell’ex direttore del Corriere avvelenato con il suo governo per non essere stato nominato presidente della Rai.
CALENDA DE BENEDETTI DE BORTOLI
Del resto, appare difficile che si possa parlare d’interesse (della Boschi) senza disinteresse suo e del governo Renzi. Allora, i neo paladini del “Male nun fa’ e paura nun avé’” (compresi Paolo Mieli, Flebuccio de Bortoli, Massimo Mucchetti e il ministro Del Rio), non possono glissare sul fatto che a capo dell’Etruria c’era il babbo della ministra Boschi. E che spesso “le buone intenzioni, se non sono disciplinate, spingono gli uomini ad azioni molto cattive”. A ricordarcelo e il filosofo Montaigne. Quelle che Karl Marx condannava, appunto, come “Furie dell’interesse privato”.