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    LA DONNA CHE SUSSURRA AI MORTI - LA STORIA DI SUSI GALLESI, LA MEDIUM "CERTIFICATA" DALL’UNIVERSITÀ DI PADOVA, CHE DICE DI AVERE IL DONO DI COMUNICARE CON I DEFUNTI: “L’HO SCOPERTO A 3 ANNI QUANDO HO INCONTRATO MIO PADRE CHE ERA MORTO IN UN INCIDENTE STRADALE. MIA MADRE MI HA CREDUTO SOLO NEGLI ULTIMI ANNI DI VITA. OGGI MI CHIEDONO AIUTO I PARENTI DELLE VITTIME DI COVID. COME AVVIENE IL CONTATTO? NON CAMBIO VOCE, NON VADO IN TRANCE, MA…”


     
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    Brunella Bolloli per “Libero quotidiano”

     

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    «Le mando le foto degli angeli che ho visto». Susi Gallesi lo dice con naturalezza, la voce calma, l' inconfondibile inflessione emiliana di chi ha messo le radici tra Modena e Piacenza.

    Dove li ha visti?

    «In casa, in cielo, ovunque decidano di manifestarsi. Loro sono tra noi, sono pura energia, parlano e ci danno prove pratiche».

    Che tipo di prove pratiche?

    «Nomi, date, segnali».

    Che cosa bisogna fare durante questi incontri?

    «Ascoltare. Bisogna prendere tutto quello che dicono. Si fanno vedere poco ma parlano più di prima».

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    Prima di quando?

    «Prima, all' inizio».

    Susi, quante volte non è stata creduta o, peggio, si è sentita dare della pazza? Silenzio.

    «All' inizio tante. Anche mia madre ci ha messo molto tempo. Mi ha creduto soltanto alla fine, quando ormai se ne stava andando, cinque anni fa, ma non è colpa sua, è che ha avuto una vita difficile».

     

    Susanna Gallesi è nata il 4 luglio del '64 a Finale Emilia. Quando aveva solo un anno e mezzo suo padre Giovanni muore in un incidente stradale, ucciso da un automobilista ubriaco. A 3 anni mentre gioca nella cascina della nonna paterna viene attratta da un piccolo passaggio che la conduce a un vecchio mulino e lì trova ad attenderla un giovane sorridente: suo padre Giovanni, che dopo quel primo "contatto" si farà vivo più volte nell' esistenza della figlia, all' inizio come compagno di giochi poi per consigliarla in modo affettuoso.

     

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    Dopo tanti anni Susi gli parla ancora. «Papà ce l' ho da parte», spiega come si dice di una cosa preziosa custodita in un posto conosciuto solo da noi.

    È da quell' episodio alla cascina che la donna capisce di possedere un dono, quello di essere un tramite per la persona che desidera ricevere un messaggio da qualcuno che ha perso, oppure per avere conforto, durante una fase drammatica dell' esistenza, da chi si porta sempre nel cuore, ma è ormai oltre.

     

    Lei lo chiama "il passaparola dal cielo", uno scambio tra chi è di qua, nell' inferno terreno, e chi è in un' altra dimensione dove va tutto bene, non ci sono dolori, malattie, guerre né tristezze. «Là è molto bello, per questo loro riescono a trasmetterci energia», assicura. Loro sono gli angeli o più precisamente «le anime di luce», che questa medium vede ad esempio nelle forme di una nuvola con fattezze umane, fotografa, sente.

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    Solo sette sensitivi Chi è scettico sappia che questa signora ha superato i criteri di accuratezza previsti dal protocollo del gruppo di ricerca italiano sulla medianità riconosciuto dalla Facoltà di Psicologia dell' università di Padova.

    Test complessi, li definisce il dottor Fernando Sinesio, infatti per ora solo in 7 hanno superato le valutazioni in Italia.

     

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    Susi ha scritto tre libri, tutti autobiografici, l' ultimo dei quali non a caso si chiama Ho visto un angelo e racconta le testimonianze più toccanti di coloro che come lei hanno avuto la fortuna di dialogare con tali «entità», che a volte possono perfino manifestarsi fisicamente, «spesso sono di sesso maschile e ben vestiti». È sicura che tutti noi possediamo un angelo, non importa se siamo buoni o cattivi, innocenti o pericolosi assassini: la differenza sta nel sapere riconoscere i segni; ma non è una questione di credere nell' aldilà o di essere particolarmente religiosi, «io non conosco neppure una preghiera, non vado in chiesa, eppure a mio modo faccio del bene, aiuto chi mi chiama».

     

    La chiamano in tanti, infatti, e se in principio erano soprattutto mamme distrutte dalla perdita di un figlio, donne annichilite dal distacco e desiderose ancora di sentire vicino la propria creatura volata via, da quando il Covid ha seminato lutti e disperazione la platea si è in parte modificata. Ora non mancano i familiari delle vittime del virus, traumatizzati e in colpa perché a causa del contagio non sono neppure riusciti a salutare il loro caro, a tenergli la mano, ad accompagnarlo come si deve.

     

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    Persone che hanno visto i genitori o i nonni caricati su un' ambulanza e portati in ospedale a morire. Soli. «Sì, mi è capitato di avere questo tipo di richieste», conferma la sensitiva. «Una ragazza si è rivolta a me dopo che ha perso il padre e due settimane fa una signora a cui il virus ha strappato il marito voleva mettersi in contatto, dirgli che avrebbe voluto stare con lui fino alla fine».

     

    Lei cosa ha fatto?, chiediamo mentre vengono in mente le scene di Ghost, o la serie tv con protagonista Patricia Arquette e le altre fiction sui poteri paranormali e perfino il famigerato tavolino da seduta spiritica che ha sempre suscitato un mix di timore e curiosità.

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    Ascoltare sempre «Non vado in trance, non cambio voce. Ascolto le loro parole e registro, poi mando tutto alla persona che ha richiesto il mio intervento la quale sentirà la mia voce che riporta ciò che mi è stato detto e in sottofondo altri suoni provenienti da lontano». Si tratta della metafonia, fenomeno dei presunti rumori paranormali che, pur non avendo credito in ambito scientifico, è considerato attendibile dagli appassionati di spiritismo perché consentirebbe di dialogare con l' aldilà, o comunque con un' altra dimensione. Solo autosuggestione? Abuso della credulità popolare? Il tema è da sempre alquanto dibattuto.

     

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    Di sicuro Susi Gallesi, che prima lavorava nelle strutture per anziani, a differenza di molti sedicenti maghi non ha mai sfruttato il suo dono di «portavoce delle anime che vogliono comunicare» con i cari trapassati. Né si è mai arricchita per i suoi consulti. «Vivo in campagna con 33 gatti e un cane. Non mi sono mai fatta pagare, conosco la povertà, al massimo posso chiedere un' offerta per i miei animali».

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