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    IL SIGNOR BONAVENTURA, “DISOCCUPATO” IN NAZIONALE – NELL’ITAL MANCINI C’È POSTO PER TUTTI, ANCHE PER IL CENTROCAMPISTA, CHE HA LASCIATO IL MILAN E NON HA ANCORA UN INGAGGIO PER LA PROSSIMA STAGIONE – ANCHE PIPPO INZAGHI LO CORTEGGIA: LO CHIAMA UN GIORNO SÌ E L’ALTRO PURE PER CONVINCERLO AD ANDARE A BENEVENTO. MA JACK PENSA DI MERITARSI DI MEGLIO E TEMPOREGGIA…


     
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    Claudio Savelli per “Libero Quotidiano”

    giacomo bonaventura 1 giacomo bonaventura 1

     

    Dopo il fischio finale, Giacomo Bonaventura aveva lasciato che tutti se ne andassero dal terreno di gioco. Voleva ritagliarsi un momento di solitudine, con il campo e lo stadio che l' hanno ospitato per sei anni, coronando, a suo dire, un sogno fin da bambino: giocare nel Milan. Ha camminato verso il centro del campo, ha piegato le ginocchia e si è dedicato qualche secondo, da solo, in silenzio. E sempre in silenzio si è alzato, tornando per l' ultima volta negli spogliatoi del Meazza da padrone di casa.

     

    roberto mancini 2018 roberto mancini 2018

    Bonaventura ha salutato il Milan come ci è arrivato, e come ci è stato: in punta di piedi. Senza fare rumore, senza alzare la voce. Forse per questo, più che per le prestazioni, se è vero che sono state ostacolate da un minutaggio ridotto (post-lockdown, solo una volta ha giocato tutta la partita, e solo 5 volte su 12 è partito titolare), Roberto Mancini lo ha premiato con la convocazione per le sfide di Nations League contro Bosnia e Olanda (4 e 7 settembre).

    vigorito inzaghi foggia benevento vigorito inzaghi foggia benevento

     

    Il ct lo apprezza di certo per la qualità nel palleggio e la duttilità coerente con il 4-3-3 ormai indossato dagli azzurri, ma anche per lo spessore umano: in una rosa ricca di giovani chiamati a crescere in vista dell' Europeo, gli esempi come Bonaventura sono necessari, sono perni attorno ai quali ruotano le nuove leve. Mancini, così, cerca di utilizzare al meglio l' anno in più, dovuto allo slittamento della competizione continentale, per far crescere la professionalità dei suoi ragazzi: anche perché il gioco, stando al girone di qualificazione da record, è solo da rispolverare.

     

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    Il paradosso è che solo Mancini sembra voler Bonaventura in rosa. O meglio: solo lui e Pippo Inzaghi, che lo chiama un giorno sì e l' altro pure per convincerlo del Benevento. E non sembra bastare nemmeno l' offerta economica, al livello del Milan: biennale da due milioni all' anno.

     

    Ma Jack pensa di meritarsi di meglio, con tutto il rispetto per l' ambiziosa dominatrice dell' ultima serie B, dal punto di vista sportivo: a 31 anni, dopo 184 partite, 35 reti e 30 assist in rossonero, attende una squadra che partecipa ad una competizione europea, o cercherà di conquistarla, vist che oltre i confini nazionali ha giocato solo 11 volte, e sempre in Europa League.

     

    Così Bonaventura temporeggia, anche con il Verona che si è timidamente avvicinato, perché Raiola veglia su di lui e lui, in fondo, aspetta l' affondo dell' Atalanta, sua amata ex, che sembrava interessata prima di sparire: vale la pena aspettare per giocare la Champions League dove, professionalmente, si è nati. Eccome. Soprattutto per dimostrare a se stessi e al Milan di esserne all' altezza: a Sportweek, infatti, Bonaventura non ha nascosto la delusione per il mancato rinnovo, dovuto secondo lui «a valutazioni cambiate dopo l' infortunio al ginocchio», che lo ha tenuto lontano dai campi per un anno.

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    Non dovesse sbloccarsi la situazione prima del 4 settembre, e dovesse Mancini sceglierlo per la partita contro la Bosnia, Bonaventura si fregerebbe di uno strano record: sarebbe il primo giocatore senza squadra a disputare una partita ufficiale con la Nazionale italiana. Intanto sarà il primo orfano di contratto al raduno di stasera.

     

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    Come a ricordare che nell' Italia del Mancio, nell' Italia che funziona, c' è posto per tutti coloro che lo meritano, a prescindere dai fogli di carta, dalle date (l' ultima convocazione risale all' ottobre 2018, pre-infortunio) e non solo per ciò che si vede in campo. E poi, il ct sottolinea così quanto conti il nuovo modello di gioco e dei giocatori che sappiano metterlo in atto. È una questione di identità, quella che l' Italia sembra ormai avere.

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