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    "IL NAPOLI MI HA DATO TANTA FIDUCIA. ED IO HO SENTITO CHE AVREI POTUTO RICAMBIARLA"- GIACOMO RASPADORI, IL BOMBER "NORMALE" CHE STA FACENDO IMPAZZIRE SPALLETTI E MANCINI: "HO 22 ANNI, NEL CALCIO NON SONO POCHI. SE NON AVESSI FATTO QUESTO PERCORSO AVREI AVUTO DIFFICOLTA' - LO STUDIO E LO SPORT POSSONO ANDARE DI PARI PASSO. LA VITA DEL CALCIATORE NON E' LUNGHISSIMA, DOPO BISOGNA PUR SAPERE FARE ALTRO..."


     
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    Monica Scozzafava per il “Corriere della Sera”

     

    Giacomo Raspadori, 22 anni da Bentivoglio in provincia di Bologna, ha i capelli corti, tagliati dal barbiere tutte le settimane e pettinati senza gel. Ha il viso lentigginoso e gli occhi grandi. Una fidanzata molto graziosa di nome Elisa, acqua e sapone così come è lui. Esile, all'apparenza. Determinato nell'approccio. Incisivo in campo. Il segreto di mister 35 milioni (tanti il Napoli ne ha dati al Sassuolo per acquistarlo) è l'equilibrio, fisico e mentale, con cui resta in asse nella vita privata e in quella professionale.

     

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     «Sono un ragazzo normale, umile, anche», è questo il manifesto dell'attaccante della Nazionale che è passato con naturalezza da bomber da metà classifica a protagonista di una squadra che guarda tutti dall'alto in serie A ed è prima nel girone di Champions.

     

    Jack non è stato catapultato al Luna Park, non soffre l'alta quota, né il saliscendi delle montagne russe. Fa effetto la sua normalità, che lui ha anche piacere a spiegare («è un modo di essere, che non c'entra nulla con l'esteriorità o l'estetica»).

     

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    Va detto che tatuaggi e orecchini non ne ha («semplicemente perché non mi piacciono»). Senza filtri: «Che male c'è a dire che simpatizzavo per l'Inter?». Non ce n'è, effettivamente. Questa naturalezza è il valore aggiunto. Come i due gol (quattro, compresi i due con la Nazionale).

     

    Raspadori, dal Sassuolo al Napoli. Scelta ragionata?

    «Scelta ambiziosa. Voluta. Pensata e approvata anche dalla mia famiglia. Ringrazierò sempre il Sassuolo che ha capito la mia esigenza e l'ha assecondata. Il Napoli mi ha dato fiducia, tanta fiducia. Ed io ho sentito che avrei potuto ricambiarla. Paura mai, rispetto per il grande club dove approdavo sì. Mi sono sentito pronto».

     

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    Fino ad oggi lei poteva essere in campo e sbagliare, e alla sua età può ancora accadere. Napoli è una vetrina esigente.

    «Ho 22 anni, nel calcio non sono pochi. Poter sbagliare e rialzarmi mi ha formato. Probabilmente se non avessi fatto questo percorso avrei avuto difficoltà. E da ragazzino ne ho avute di delusioni. Cadere e rialzarsi in una piazza che ti giudica, ma fino a un certo punto, mi ha aiutato, ha accelerato la crescita. Ecco perché ho sentito che il momento era arrivato».

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    Qualche collega, della sua stessa età, ha scelto la Premier. Ci ha mai pensato?

    «La Premier è un sogno per tutti, chi fa calcio ama e ammira quel calcio. Poi nella vita ciascuno sceglie quello che vuole. Per me c'era il Napoli e basta. Quando sono arrivato ho avuto conferma di essere nel posto giusto nel momento giusto della mia vita».

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    Esordio in Champions con gol, è andato oltre.

    «È successo quello che neanche in un sogno poteva accadere. L'emozione è stata fortissima, ma come tutte le cose l'ho gestita con equilibrio. Così come quando sono stato convocato in Nazionale e mi sono trovato, senza immaginarlo, a vivere l'avventura degli Europei. Adesso fa male non andare al Mondiale, ma davanti ho tempo e la fiducia di Mancini».

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    L'equilibrio è una caratteristica che lo scorso anno un po' è mancata al Napoli.

    «Guardavo spesso le gare in tv, la squadra era forte. Ha fatto cose importanti, non scontate. Poteva anche andar meglio, vero. Ma forse è questa la crescita. Il Napoli è un gruppo, anche dal punto di vista umano, con valori alti. La sintonia ci fa rendere al meglio».

     

    Con Raspadori può essere quest' anno la volta buona?

    «Siamo tanti nella zona alta della classifica, ed è presto per dire chi taglierà il traguardo. Milan, Inter, Roma, Atalanta e Juventus e noi che non ci poniamo limiti».

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    Sentite la pressione?

    «Certo. Ma la pressione è un bene se gestita e noi abbiamo imparato a farlo. Questo ci fa scendere in campo determinati ma anche leggeri, sfrontati. La partita, anche quella con una posta in gioco molto alta, dev' essere occasione di divertimento. Così dai il massimo».

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    Jack il saggio, le va bene?

     «Non è saggezza. Soltanto visione. Alleno il fisico ma anche la mente. Lo studio e lo sport possono andare di pari passo. Un valore aggiunto l'uno per l'altro. Mi sono diplomato al liceo Scientifico e sono iscritto a Scienze motorie. La vita del calciatore non è lunghissima, dopo bisogna pur saper fare altro. Ed essere preparati».

     

    Per ora c'è il calcio, e un'altra eredità. Jack al posto di un'icona: Ciro Mertens.

    «Un onore. Stimolante. Lui qui ha fatto il record. È stato un protagonista. L'ho conosciuto e mi ha fatto una grande impressione anche dal punto di vista umano. Persona intelligentissima».

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    Lei difetti ne ha?

    «Devo migliorare nella fisicità, e ci sto lavorando, ma anche nell'incisività in zona gol».

     

    Spalletti è esigente in campo, a lei cosa chiede?

    «Mi chiede di essere naturale. Fare le cose che so fare. Mi dà libertà, per me è la forma massima di fiducia».

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    Aguero, Di Natale, Paolo Rossi: idoli a cui viene di volta in volta associato. Lei chi guardava?

    «Aguero e ci metto anche Rooney. Gli accostamenti fanno piacere ma per essere come loro ci vuole ancora tanto. Per ora provo a rubare qualcosa a ciascuno».

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    Champions, lei e Simeone ancora in ballottaggio.

    «La competizione è energia. Le gare sono lunghe e tutti e due possiamo incidere».

     

    Il segreto del Napoli è l'attacco, Osimhen compreso?

     «Le nostre prestazioni sono alte, con il contributo di tutti, ma un centrocampo con Anguissa, Lobotka e Zielinski fa tanta, tantissima differenza».

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