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    L'EROINA NON C'ENTRA, PAMELA E' STATA UCCISA DAI NIGERIANI -SVOLTA NEL GIALLO DI MACERATA, LE PERIZIE RIVELANO CHE LA GIOVANE È STATA STUPRATA E AMMAZZATA DAL BRANCO - L'ESAME TOSSICOLOGICO ESCLUDE GLI STUPEFACENTI - PER EVITARE CHE SI VEDESSERO I SEGNI DELLA VIOLENZA SESSUALE, IL BRANCO HA LAVATO I RESTI DELLA RAGAZZA CON LA CANDEGGINA, LE HA ASPORTATO I SENI E IL MONTE DI VENERE E  IL COLLO.... - PER DEPISTARE, LE HANNO FATTO UN BUCO NEL BRACCIO CON LA SIRINGA


     
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    Fabio Amendolara per la Verità

     

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    Quando sono entrati nel market di via Spalato sembravano avere molta confidenza. E l' acquisto di prodotti alimentari lascia pensare che i due volessero trascorrere un po' di tempo nella mansarda. La droga esce di scena. Come l' ipotesi dell' overdose. Pamela Mastropietro, la ragazza che si era allontanata dalla comunità Pars di Corridonia ed è stata uccisa e fatta a pezzi nella mansarda degli orrori di Macerata, si è fidata di Innocent Oseghale, il nigeriano (con permesso di soggiorno scaduto, che investiva i proventi dello spaccio nelle corse dei cani online) accusato insieme ai due connazionali Desmond Lucky e Lucky Awelima, di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere.

     

    L' incontro al supermercato, «fatto» giudicato come «suggestivo» dalla Procura, è stato confermato agli investigatori da Amerino Giuggioloni, il testimone che ha ribadito ai carabinieri di aver visto i due insieme e che ha riconosciuto Oseghale nelle foto segnaletiche. Ma Pamela non poteva immaginare che quel ragazzo di colore, che le si era avvicinato con modi gentili, di lì a poco le avrebbe teso una trappola. La mansarda si è trasformata subito in uno scenario splatter nel quale, stando alla ricostruzione dei magistrati, si è mosso il branco di nigeriani che ha abusato sessualmente della giovane, l' ha uccisa e squartata.

     

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    Poi, per evitare che si vedessero i segni della violenza sessuale, il branco ha lavato i resti di Pamela con la candeggina, le ha asportato i seni e il monte di Venere e le ha scuoiato il collo. Con molta probabilità, per depistare, le è stato anche fatto un buco nel braccio con la siringa acquistata in farmacia quella stessa mattina. Per accertare se Pamela, che aveva acquistato 30 euro di eroina da uno dei nigeriani accusati di aver partecipato all' omicidio, ha fatto uso di stupefacenti è stato disposto un approfondimento tossicologico. I risultati definitivi non sono ancora stati consegnati ai magistrati, ma i preliminari inviati dal tossicologo Rino Froldi escludono l' overdose.

     

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    In Procura sono attese anche le analisi scientifiche dai carabinieri del Ris. A loro sono stati consegnati dai medici legali i frammenti di metallo trovati conficcati nei resti della povera Pamela, da confrontare con la mannaia e con i coltelli repertati nella mansarda degli immigrati.

     

    Per chiudere il quadro dell' accusa manca anche il risultato dell' analisi effettuata su una traccia di materiale biologico (forse saliva, ma potrebbe trattarsi anche di sudore o sperma) trovato sul petto di Pamela durante la seconda autopsia. La Procura attende, inoltre, la comparazione delle impronte, anche se sulla presenza di Lucky e Awelima nella mansarda ormai gli investigatori sono certi, confortati dallo studio delle celle telefoniche. Un consulente informatico - inoltre - sta verificando le chat Facebook dei tre nigeriani.

     

    E soprattutto un secondo profilo social, che non era stato individuato dagli investigatori ma che è stato suggerito loro dal cronista del settimanale Giallo, Gian Pietro Fiore, dal quale è spuntata la foto di Oseghale con il secondo trolley usato per occultare i resti di Pamela. «All' inizio», racconta Fiore alla Verità, «avevano attribuito la proprietà del trolley a Desmond Lucky, come riportato anche nell' ordinanza d' arresto. Poi è saltata fuori la foto, che ho consegnato in Procura insieme all' indirizzo del secondo profilo social, e a quel punto non ci sono stati più dubbi».

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    Manca il confronto delle impronte digitali e delle scarpe che, se dovesse dare esito positivo, inchioderebbe anche gli altri due nigeriani alla scena del crimine. Il prossimo appuntamento tra accusa e difesa è davanti ai giudici del tribunale del Riesame. Lì per la prima volta verranno valutate da un collegio di giudici le prove raccolte dalla Procura, guidata da Giovanni Giorgio.

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