Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”
giancarlo giorgetti forum ambrosetti di cernobbio
Giancarlo Giorgetti butta secchiate di acqua fredda, Matteo Salvini «accende» le centrali nucleari di nuova generazione e i fuochi di un altro fronte polemico con l’opposizione. La chiusura del forum The European House Ambrosetti è tutta in questo gioco di sbalzi di temperatura tra i due ministri leghisti.
Ma il titolare dell’Economia, rispetto al collega e leader di partito, deve far quadrare i conti qui ed ora. Impresa complicata con il Superbonus di mezzo. «A pensarci mi viene il mal di pancia — sbotta Giorgetti— non solo per gli effetti negativi sui conti pubblici ma perché ingessa la politica economica lasciando margini esigui ad altri interventi».
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Al leader del M5S Giuseppe Conte che poco prima, dal medesimo palco, ha difeso la misura che varò da premier («ha generato crescita, non diventi un capro espiatorio»), il ministro manda una risposta indiretta: «Questo governo ha pagato 20 miliardi e altri 80 rimangono da pagare: la cena l’han già mangiata tutti e si sono alzati. A noi resta da pagare il conto che va nel Patto di stabilità del 2024, 2025, 2026». La sottolineatura è il punto di partenza di un intervento mirato a chiarire al parterre di imprenditori, banchieri e analisti i punti cardine della politica economica del governo Meloni.
SUPERBONUS
Sulla tassa sugli extraprofitti bancari, che a molti a Cernobbio è risultata indigesta (il 62%, secondo un sondaggio tra i partecipanti), Giorgetti manda a dire che non accetta «che si dica che è una tassa ingiusta». Però si affretta ad aggiungere: «sicuramente potrà essere migliorata. Vi posso assicurare che alla fine, nella sua versione definitiva, tutti quanti la potranno apprezzare».
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Quanto alla prossima manovra di bilancio «obbedirà al proposito di limitare le rendite che non possiamo più permetterci (Reddito di cittadinanza, ndr ) e premiare chi lavora e crea nuova ricchezza effettiva soprattutto guardando in prospettiva ai figli». In chiusura di discorso, la conferma degli obiettivi di crescita del Pil (+1%) e dell’impegno a rivedere i criteri del Patto di stabilità («bisogna tenere conto degli investimenti per la transizione energetica e delle spese umanitarie per il sostegno all’Ucraina»). E un altolà a chi vuole accelerare sulle privatizzazioni.
Sul tema della transizione, Salvini, contraddicendo il collega Pichetto Fratin che aveva indicato il traguardo come alla portata «del prossimo governo», si spinge ad assicurare che «la prima produzione di nucleare potrà essere inaugurata da questo governo che durerà almeno 10 anni». Di più, il vicepremier rimarca anche che «l’Italia debba, entro quest’anno, riavviare la propria partecipazione» alla ricerca.
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Per Salvini è un impegno: «Conto che entro il 2023 questo governo abbia la forza di spiegare perché nel nome della neutralità tecnologica, non possiamo dire di no a nessuna fonte energetica, a partire dal nucleare». Il ministro non condivide i tempi dettati dall’Europa: «La transizione ambientale è anche un problema economico e sociale. Non si può dire solo elettrico e fare un regalo alla Cina». Tante opere pubbliche è, invece, quel che Salvini promette agli italiani, a partire dal suo cavallo di battaglia, il Ponte sullo Stretto («via ai cantieri nel luglio del 2024») […]
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