Marco Lignana per “la Repubblica” - Estratti
GIANLUIGI APONTE GIOVANNI TOTI
Sfoghi, insulti, minacce, pressioni. L’ambientino del porto di Genova, così dipinto nelle carte dell’indagine che ha travolto la Liguria e spedito ai domiciliari il governatore Giovanni Toti, le cui dimissioni paiono sempre più vicine, è il campo di battaglia dei due padroni indiscussi di terminal e banchine.
Aldo Spinelli, l’imprenditore ritenuto dalla Procura il grande corruttore nell’inchiesta in Liguria, e Gianluigi Aponte, il miliardario armatore di Msc non indagato ma ben presente nelle carte, fanno sì lautissimi affari fianco a fianco. Ma non sembrano proprio amarsi: «Sicuramente non conoscevamo tutti i fatti che faceva Spinelli, ma eravamo al corrente della sua occupazione abusiva delle aree del Carbonile», spiega, ad esempio, Aponte ai magistrati.
Gianluigi Aponte, Paolo Signorini e Alfonso Lavarello
È il 12 giugno e il “Comandante”, come definito a Genova, parla come persona informata sui fatti di fronte ai pm Federico Manotti e Luca Monteverde. Ventotto domande, risposte stringate, tanti “no”, la conferma di aver alzato il telefono e chiamato il sindaco Marco Bucci perché «Spinelli mi faceva pressione». La patata bollente è il rinnovo trentennale della concessione del Terminal Rinfuse, gestito da una società al 55 per cento di Spinelli e al 45 di Aponte.
Quel rinnovo finito tra i capi di imputazione di scio’ Aldo e Giovanni Toti, entrambi ancora ai domiciliari e accusati di corruzione, visto che dopo aver incassato il rinnovo Spinelli ha versato al comitato del governatore 40mila euro perché quest’ultimo «si era interessato» (così Aldo nel suo interrogatorio).
spinelli aponte
Aponte ai magistrati spiega che «ho telefonato a Bucci e ho detto che Spinelli mi faceva pressione per ottenere la proroga di 30 anni per cui mi sono fatto portatore di quello che chiedeva Spinelli. Ho chiesto al sindaco se poteva pertanto intervenire. Il sindaco ha risposto che se ne sarebbe occupato e sarebbe intervenuto, senza però specificare come».
Si sa come sono andate la cose: il rinnovo c’è stato, ma davvero decisivo è stato l’intervento del legale uomo di riferimento di Aponte a Genova, Alfonso Lavarello.
Le intercettazioni però raccontano anche una telefonata di fuoco dello stesso Aponte all’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini, da poco ai domiciliari dopo due mesi in carcere. Con il miliardario che accusa il comitato del porto di favorire Spinelli e parla di «intrallazzi genovesi, ladrocinio, mafia, schifo. Tutta la sua organizzazione sotto di lei sono dei corrotti».
Toti Aponte
Ecco, di fronte ai pm Aponte getta acqua sul fuoco, anestetizza. Quello sfogo «nasceva dal fatto che Spinelli avesse ottenuto tantissime aree nel porto di Genova e noi malgrado avessimo fatto solo un’istanza ci veniva negata. La mia telefonata non era rivolta direttamente a Signorini, bensì ai suoi collaboratori».
Parlare di mafia è insulto ricorrente. Pure gli Spinelli, intercettati, danno del mafioso ad Aponte. Lo fanno al telefono fra padre e figlio e con Toti. Così quando i pm chiedono al proprietario di Msc perché quel termine, il miliardario residente a Ginevra risponde così: «I miei avvocati si sono prodigati al fine di ottenere solo quanto lecitamente ottenibile».
MARCO BUCCI - ALDO SPINELLI - GIANLUIGI APONTE - GIOVANNI TOTI
Aponte spiega anche di avere incontrato più volte il governatore «per questioni relative al porto», e che «non mi risulta» di aver mai ricevuto richieste di finanziamento da Toti (Msc negli ultimi anni ha versato bonifici al comitato del presidente).
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