BLATTER PLATINI 4
Andrea Sorrentino per “la Repubblica”
Adesso viene il bello, annuncia Michel Platini, provando a farsi forza: «La squalifica è stata un calcio sui denti, il mio nome è stato danneggiato forse per sempre, ma combatterò». Le Roi cerca di rialzarsi dopo l’enormità degli otto anni di squalifica che la Fifa gli ha inflitto, tra l’altro negandogli in punta di diritto l’immediato ricorso al Tas, con cui Platini voleva accelerare la pratica in vista del 26 febbraio, giorno di elezione del nuovo presidente Fifa: prima del ricorso bisogna attendere l’appello, e in effetti non può che essere così.
Ma il presidente dell’Uefa, intervistato dalla France Presse, non molla: «Alla fine mi hanno messo nello stesso sacco con Blatter. I membri della commissione etica della Fifa più che etici mi sembrano patetici. Ma adesso inizia la vera partita. Non esiste alcun tipo di corruzione nella mia storia. C’è stato un pagamento su cui ho versato anche le tasse, nulla di segreto o inconfessabile.
PLATINI
E se la cosa è avvenuta nel 2011, perché la contestazione arriva nel 2015? Forse perché nel 2015 mi sono candidato alla presidenza della Fifa? Ma combatterò fino alla fine per difendere il mio nome, di tribunale in tribunale». Nel frattempo gli arriva l’appoggio del ministro dello sport francese, Patrick Kanner: «Lo sostengo, anche se è sospeso: ho visto come ha lavorato per Euro 2016. Pensavo potesse portare ordine nella Fifa, ma temo ci sia un accanimento nei suoi confronti».
E lo stesso Blatter difende l’ex delfino, poi divenuto rivale: «Platini è una persona onesta, hanno voluto farlo fuori, impedirgli di diventare presidente della Fifa. E quando dice che siamo di fronte a una sentenza politica, non è lontano dalla verità ».
INFANTINO
La parabola di Michel Platini sembra dar ragione a chi dice che gli ex calciatori, o gli ex sportivi in genere, è meglio che non si avvicinino alla politica: bisogna essere esperti di troppi bizantinismi, ci si deve muovere a proprio agio nei meandri dei corridoi, dei colpi bassi e delle coltellate che la gestione del potere impone di affrontare (e di infliggere), e uno sportivo di professione non è abituato a certi ambienti, troverà sempre qualcuno più furbo di lui. In ogni caso gli ex calciatori continuano a reclamare il loro ruolo.
Come Luis Figo, che da quando ha smesso di giocare (giugno 2009) non è mai stato sfiorato dal pensiero di rimanere nel mondo del calcio da allenatore, o da direttore sportivo o da commentatore tv. Lui vuole proprio fare il dirigente.
Da qui la sua candidatura alla presidenza della Fifa nel gennaio scorso, in netta opposizione a Sepp Blatter, poi ritirata a ridosso dell’elezione: «Sono ancora troppo giovane, mi hanno detto, per avere tutti gli appoggi necessari in vista di un’elezione di questo tipo».
Così Luis Figo ha pensato di entrare nell’orbita di Michel Platini, seguendone la candidatura alla presidenza della Fifa. Visto che com’è noto la vicenda è finita malissimo, di conseguenza ora Luis Figo appoggia Gianni Infantino, il segretario generale dell’Uefa vicinissimo a Platini, che si è candidato: «Tutti conoscono – dice Figo - il rigore e la serietà di Gianni. E’ un lavoratore instancabile, brillante. Si occuperà di calcio, non di potere. E darà la parola ai calciatori».
BLATTER ALI AL HUSSEIN
La formula di Figo in apparenza è semplice: «La nuova Fifa deve dotarsi di meccanismi che permettano di lottare contro la corruzione e la mancanza di democrazia, i mali più gravi. Poi bisogna restituire al calcio un’immagine finalmente pulita. Il tutto senza proteggersi sotto l’ombrello delle regole, che serve solo a mantenere il potere nelle mani di chi lo ha già. E’ giusto che il calcio sia governato anche dai calciatori».
INFANTINO THE HOOD
2. GIANNI BE GOOD - CHI E’, CHI NON E’ GIANNI INFANTINO, BRACCIO DESTRO DI PLATINI, CANDIDATO ALLA PRESIDENZA FIFA
Francesco Persili per Dagospia
«Vorrei passare il Natale a casa Infantino con Gianni che chiama i numeri della tombola». Su Twitter il segretario generale dell’Uefa candidato di Europa e Sudamerica alla presidenza della Fifa, è ormai un fenomeno di culto. Pelata rassicurante e acribia da diplomatico: il gran ciambellano dell’urna di Nyon è la migliore cura per le ansie dei pallonari italiani in attesa di conoscere le avversarie delle loro squadre. Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita. Poi escono Bayern e Real per Juve e Roma, e con chi te la prendi?
INFANTINO
Gran pezzo di burocrate trafitto dalla somiglianza con “The Hood”, il pupazzo cattivo della vecchia serie tv britannica “Thunderbirds”, Infantino è il maestro di cerimonie che officia il rito del sorteggio di Champions e Europa League, un servitore delle istituzioni sportive con doti nascoste da entertainer che riesce a trasformare uno degli eventi più noiosi del circo calcistico in spettacolo sportivo.
Il calcio è la sciocchezza più seria del mondo: te ne accorgi quando l’ex braccio destro di Platini spiega regole e codicilli dei vari accoppiamenti senza togliere un etto al clima di suspense. Parla fluentemente cinque lingue, e questo, si sa, fa la differenza. La sua capacità di passare dall’inglese al francese, dal tedesco allo spagnolo fino all’italiano, ha scatenato durante i sorteggi dei gironi di Euro 2016 la sua comunità di aficionados su Twitter, gli “Infantiners”: «Se inizia a parlare in ceko con Panenka, vado lì e lo bacio».
Nato in Svizzera, l’avvocato 46enne di origini calabresi ha dedicato la sua vita professionale allo sport. Ex segretario generale Cies (Centro Internazionale di Studi sullo Sport all’Università di Neuchatel), Infantino ha affrontato in punta di diritto questioni legate al mondo delle sponsorizzazioni e dello sfruttamento del diritto di immagine degli sportivi. Nel libro “Campioni e Co-Marketing Sportivo”, curato da Sergio Cherubini e Marco Canigiani, arriva a definire lo sportivo «un personaggio della storia contemporanea» che «deve essere trattato allo stesso modo dei politici, degli artisti…»
INFANTINO
L’avvocato svizzero ha assistito alla trasformazione del calcio da gioco a business mantenendo sempre costante la ricerca dell’equilibrio tra cultura sportiva, giuridica e di impresa. Un occhio al campo e uno al marketing e alla finanza ché senza regole, non c’è gioco.
E’ entrato nel 2000 all’interno dell’Uefa come direttore della divisione “Affari legali e Licenze per club”, un ruolo che gli ha permesso di seguire l’elaborazione del corpus regolamentare del Fair Play finanziario. È diventato il braccio destro di Platini ma è rimasto avulso dagli intrighi di potere all’interno del mondo Fifa.
Un culo di pietra che brilla di luce sobria, Infantino ha promesso di restituire centralità ai calciatori nella massima organizzazione calcistica mondiale. Non è un caso che sia arrivato l’endorsement dell’ex interista Figo. «Bisogna ridare al calcio un’immagine pulita», ha detto il portoghese per lanciare la corsa del segretario generale Uefa alla successione di Blatter.
FIGO
Non solo immagine ma sostanza, l’uomo dei sorteggi dovrà superare la concorrenza, soprattutto, dello sceicco Al Khalifa, presidente della Confederazione Asiatica. Non sono escluse alleanze e ticket (c’è anche la poltrona di capo dell’Uefa da assegnare), trame e giochi sono aperti e tutto può ancora succedere.
INFANTINO PLATINI
Infantino può sfoderare alla bisogna un cursus honorum da uomo di legge mai sfiorato da uno scandaletto o da un pettegolezzo e il rigore del civil servant in lotta contro affarismi e corruzione del Politburo pallonaro. Uno così lo puoi candidare a tutto: dall’amministrazione del condominio alla conduzione del festival di Sanremo. Gianni be good.