Estratti dall'intervista di Pierluigi Diaco a Gianni Morandi per ''Oggi'' in edicola
gianni morandi su oggi
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L’anno scorso sul palcoscenico di Facebook, di cui oramai è opinion leader indiscusso, ha pubblicato un post che sembra racchiudere in poche parole di che pasta è fatto questo straordinario fantasista della musica leggera italiana: “Siate felici, siate sereni, vivete le cose belle della vita e se capita qualcosa di negativo dobbiamo cercare di superarlo”. Ha capito subito, grazie alle sue antenne divine che dagli inizi della carriera sono sempre perfettamente in sintonia con il gusto popolare, che il filone “Morandi’s Life” sarebbe piaciuto alla gente.
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Sei stato il cantore dell’amore pulito, l’uomo che, nei musicarelli cinematografici campioni d’incassi negli anni Sessanta, faceva le serenate sotto casa alle donne che amava. Adesso sei tra i fenomeni più cliccati su Facebook.
gianni morandi su facebook 4
“Io ho sempre comunicato nello stesso modo: in maniera positiva e sorridente. Oggi sono solo cambiati gli strumenti. Ho sempre cercato di essere me stesso e ora, attraverso la rete, ho scoperto che questa mia normalità la posso condividere con tantissime persone che hanno voglia di entrare in contatto con me. Pubblico cose molte semplici e quotidiane, un po’ come fanno tutti.
gianni morandi su facebook 3
Ho scoperto Facebook quasi per caso, su suggerimento di una mia storica fan che mi ha chiesto di provare e di vedere cosa sarebbe successo se avessi iniziato a pubblicare dei post. Non mi sarei mai aspettato di ricevere così tanta attenzione. Mi piace avere un rapporto diretto con la gente, perché la curiosità per l’altro, fortunatamente, non è vai venuta meno.
Ovviamente la giornata è fatta di 24 ore, e il tempo che dedico ai social non è più di un’ora al giorno. Se vado a fare un giro nel bosco, magari mi viene voglia di fare una foto e condividerla con chi mi segue. Se nel mio orto è pronto il raccolto, mi diverte comunicarlo ai miei fans. Ma non passo di certo tutta la giornata davanti al computer.
gianni morandi giovane
(...) Faccio tante altre cose durante il mio tempo libero: vado al cinema, leggo, corro, parlo con i miei amici, mi guardo intorno, scrivo il mio diario”
Ha un diario come quello degli adolescenti?
“Sì, la differenza è che il mio diario ha una cinquantina d’anni. Lo aggiorno tutte le sere, perché sono abituato a curare le cose a cui tengo fino allo sfinimento. Ho saltato solo qualche anno quando facevo il militare, ma in generale l’ho sempre considerato il mio appuntamento di fine giornata. Prima scrivevo sopra le agende che ti regalavano le banche, poi sulle Moleskine, poi su dei quaderni. Insomma c’è tanta roba.
gianni morandi con la moglie anna
E’ un’abitudine che mi ha trasferito mio padre quando ero ancora piccolo: non sono andato a scuola, mi sono fermato alla quinta elementare e mio padre voleva che mi esercitassi con la scrittura e con la lettura. Oggi sono ancora qui a raccontare la mia giornata sopra un foglio di carta anche se poi alcune cose che scrivo finisco per condividerle su Facebook”
gianni morandi con la madre
Di notte, dopo aver aggiornato il tuo diario, che pensieri fa prima di addormentarsi? Quali sono le immagini del passato che ricorrenti?
“Mio padre ce l’ho sempre abbastanza presente. Anche se sono passati molti anni, la sua memoria è sempre viva in me. Lui è morto nel 1971, a 49 anni, era con me in Venezuela e lì se ne è andato con un infarto. In quegli anni giravo molto il mondo. Con Adriano Aragozzini andammo a fare uno spettacolo a Caracas nel giorno di Ferragosto: mio padre non era mai stato in America e non aveva mai preso l’aereo. Aragozzini gli propose di venire con noi, anche perché mio padre all’epoca si occupava molto di me, mi accompagnava anche a fare le serate.
gianni morandi caterina caselli
A lui sembrava quasi una cosa impossibile da fare attraversare l’Oceano e andare in America, la culla del capitalismo. In un periodo in cui, in Italia, erano nette le differenze tra un’idea politica e l’altra, tra chi stava dalla parte dei lavoratori e chi dalla parte dei padroni, per mio padre quel viaggio significava andare alla scoperta di qualcosa molto distante dalla sua cultura: lui era un appassionato e convinto militante di sinistra, con una scala di valori molto solida e radicata.
gianni morandi
Sta di fatto che io tornai due giorni dopo in Italia perché avevo una serata da fare in Sicilia, mentre Aragozzini e mio padre mi avrebbero raggiunto qualche giorno più avanti: volevano vedere New York prima di ritornare. Putroppo mi arrivò una telefonata all’improvviso: mio padre era morto di infarto durante la notte. La sua figura, ancora oggi, torna prepotentemente nei miei ricordi, ma mai nel momento della sua scomparsa. Lo rivedo durante l'infanzia con me e con mia sorella.
gianni morandi massimo ranieri gianni morandi parla con il cibo
Poi purtroppo ho un buco enorme perché quando cominciai a cantare e ad andare in giro per l’Italia, ero talmente giovane che oggi ricordo solo una gran confusione. Certo, qualcosa ancora rimane intatta nella memoria: la gente ai miei primi concerti, le serate al Canto Giro con la folla oceanica che ancora non era abituata ai grandi eventi di piazza…Ma non ricordo molto di più”.
La generazione di suo padre ha creduto nelle ideologie e nelle lotta di classe. Quel tempo è andato e il postideologismo si è impossessato della politica. Ha nostalgia di quegli anni e dei valori tanto cari a suo padre?
“Quella stagione non solo è andata ma non ritornerà più. Nelle famiglie si respirava un’aria militante e netta nelle posizioni: c’erano quelle missine, quelle democristiane, quelle socialiste, quelle socialdemocratiche, quelle repubblicane, quelle liberali e poi, quelle come la mia, orgogliosamente di sinistra.
Tutto era molto ben definito…Nel mio paese alcuni dell’Msi facevano perfino fatica a salutarsi con quelli che votavano Pci. Mio padre veniva da una famiglia di contadini, faceva il ciabbatino, vendeva l’Unità e viveva di ideali. Tutti noi credevamo che ci fosse solo una possibilità per migliorare la qualità della vita dei lavoratori: essere di sinistra.
gianni morandi pollice verde
Ideali che anche io ho sempre avuto dentro, anche negli anni del boom economico, gli anni ’60. Sognavamo che il mondo potesse andare verso un’unica direzione: il bene per tutti, la pace tra i popoli, il miglioramento della qualità della vita per le classi più povere. Poi quando crollò il Muro di Berlino, e il mio papà già non c’era più, mi sono chiesto che cosa avrebbe detto lui, come avrebbe vissuto il crollo delle ideolgie”
(...) Per lui esisteva il marxismo-leninismo e per me oggi esistono solo le parole di Papa Francesco: l’unica persona in cui credo e che seguo. Ai tempi di mio padre c’erano grandi politici, oggi come fai a credere a quello che ti dicono? Mio padre, se si risvegliasse oggi, rimarrebbe molto sorpreso e molto deluso, perché credeva molto nei valori dell’uguaglianza, della fraternità e della pace. Pensava di lottare per un mondo migliore. Aveva speranza. Mentre oggi invece…”
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(...) Ho una moglie fantastica: l’ho incontrata alla soglia dei miei cinquant’anni ed è stato un incontro bellissimo. E’ un donna positiva, sempre sorridente, ed è stata una grandissima lavoratrice. Come faccio, con tutta questa fortuna e questi privilegi, a non aver speranza nel futuro? Certo mi aspetto che prima o poi qualcuno paghi per tanta felicità: se uno sta sempre bene come me, prima o poi penso che arriverà un momento, all’improvviso, in cui ne pagherà il conto.
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