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    FUSI PER LA FUSIONE - PRIMA DI LASCIARE LA PRESIDENZA AL NEO-ELETTO NICOLA ROSSI, GIARDA UCCELLA LA FUSIONE TRA BPM E BANCO POPOLARE: “NON E’ LA COPPIA DELL’ANNO PER LA BASSA REDDITIVITÀ DI ENTRAMBE” - ANDREA MINGARDI A DAGOSPIA: “L’ISTITUTO BRUNO LEONI NON C’ENTRA NULLA CON LA DESIGNAZIONE DI ROSSI”


     
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    alberto mingardi vice presidente alberto mingardi vice presidente

    1 - LETTERA DI ANDREA MINGARDI A DAGOSPIA

    Caro Dago, fa sempre piacere passare per più importanti di quanto non si sia, ma il Dagoreport "Bpm in mano a un dalemiano pentito" mi obbliga a un paio di precisazioni.

    Nicola Rossi fa parte del consiglio di amministrazione della Fondazione Istituto Bruno Leoni e, bontà sua, ci regala un importante contributo di idee e di esperienza. E' grazie all’intelligenza di Nicola se il nostro sito ospita, dal 2010, il "Contatore del debito pubblico" che prova a ricordare a noi tutti il macigno che abbiamo sulla testa.

     

    nicola rossi lap nicola rossi lap

    Nicola non è però più Presidente della Fondazione dal gennaio 2013. Presidente è da allora Franco Debenedetti. Franco è un amico prezioso e un padrone di casa magnifico: ma, per attitudine e ruolo, semmai il "gran cerimoniere" sono io.

     

    Con un po' di dispiacere, devo smentire che nelle nostre modeste stanze si sia svolto il "negoziato" che ha portato alla designazione di Nicola Rossi alla Presidenza di BPM. Sarebbe un gran merito aver fatto qualcosa per agevolare la nomina di uno degli economisti più acuti che abbiamo in Italia. Ma, purtroppo, non è un merito che possiamo vantare.

     

    Un caro saluto,

    Alberto Mingardi

    PIETRO GIARDA PIETRO GIARDA

    Direttore Generale Istituto Bruno Leoni

     

    2 - ASSEMBLEA BPM NUOVA SORVEGLIANZA E ROSSI PRESIDENTE

    Vittoria Puledda per “la Repubblica”

     

    La Bpm ha eletto il suo ultimo consiglio di sorveglianza da banca popolare. Quasi sette ore di assemblea, per decretare la vittoria a schiacciante maggioranza (3.356 voti a favore) della lista unica sindacati-pensionati, che ha espresso l’economista Nicola Rossi alla presidenza del cds; alla lista rivale, presentata da Piero Lonardi, sono andati 1.231 voti (un po’ meno del previsto, ma comunque sufficienti ad esprimere quattro consiglieri), mentre al fondo Athena di Raffaele Mincione sono bastati 276 voti per nominare due consiglieri (come prevede lo Statuto per i fondi di investimento).

     

    GIUSEPPE CASTAGNA GIUSEPPE CASTAGNA

    Ma se formalmente i soci erano chiamati a rinnovare il consiglio di sorveglianza e ad approvare la distribuzione del dividendo (0,027 euro per azione), a catturare l’attenzione fin dal primo momento è stata la prossima fusione con il Banco Popolare.

     

    A cominciare dalle critiche, nemmeno troppo larvate, del presidente uscente Piero Giarda: «La banca nascente non ha le caratteristiche per essere la coppia dell’anno - ha detto senza mezzi termini - per la bassa redditività presente e prospettica di entrambe le banche e per i rischi di credito più alti» del Banco.

     

    A titolo di esercizio teorico, ha aggiunto che vendendo tutte le sofferenze del Banco al 25% del valore nominale e gli altri crediti in difficoltà al 60%, per il Banco ci sarebbe una distruzione di patrimonio di 3,2 miliardi. Giarda ha anche aggiunto che in consiglio di sorveglianza ci sono stati due pareri negativi (e sei hanno espresso perplessità) quando è stata analizzata la fusione.

     

    banco popolare banco popolare

    Dinamiche del passato. Il neo-presidente Nicola Rossi (ex consigliere economico dell’ex segretario dei Ds Massimo D’Alema, probabilmente ora molto più vicino al premier Matteo Renzi) ha subito detto che il cds svolgerà «un controllo non formale, con senso di responsabilità e attenzione », nel traghettare la banca verso la trasformazione in spa.

     

    Ci ha pensato invece l’amministratore delegato di Bpm, Giuseppe Castagna a ripercorrere le tappe della futura aggregazione con il Banco: il 4 maggio si concluderà la due diligence sui conti, verso la metà del mese verrà presentato il piano industriale. Sarà quella la fase per vedere un po’ più da vicino come sarà la terza banca italiana, che in futuro potrà anche essere polo aggregante, ha detto ancora Castagna, verso altre popolari.

    LA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANO LA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANO

     

    Di sicuro rispetto a qualche mese fa non sembra essere più tanto di attualità il tema della Bpm spa banca- rete autonoma per 3 anni: all’inizio posta come condizione alla fusione, ora sembra aver perso molti sponsor iniziali e non è escluso che alla fine venga abbandonata.

     

    Nel frattempo, i sindacati hanno plaudito alla vittoria della lista Rossi: Agostino Megale, segretario generale della Fisac, ha parlato di «ottimo risultato, frutto della scelta di una lista unitaria tra lavoratori e pensionati», mentre Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, ha ricordato che ora le priorità post fusione sono «un Cda equilibrato che non penalizzi l’istituto milanese e un piano industriale attento ai territori delle due banche».

    Sempre sul fronte bancario, ieri si è appreso che Mediobanca ha prenotato il 5% di Popolare Vicenza. Un ordine subordinato alla sua quotazione, che verrà decisa domani dalla Borsa.

     

     

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