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    GIGI BUFFON, VALENTINO ROSSI, FEDERICA PELLEGRINI: E' DURA LASCIARE UNA VITA DA NUMERO UNO - VITTORINO ANDREOLI: "PIÙ UNA PERSONA HA UNA VITA GRATIFICANTE, PIÙ È DIFFICILE RINUNCIARVI. NON PARLO SOLO DI SOLDI MA DI SUCCESSO O DI NOTORIETÀ. SOPRATTUTTO NEL CASO DI UNO SPORTIVO, INTERROMPERE L’ATTIVITÀ PROVOCA UN CROLLO DELLA STIMA DI SÉ, E DUNQUE FRUSTRAZIONE. LA SENSAZIONE DI NON ESSERE PIÙ NESSUNO, DI NON CONTARE PIÙ NIENTE - BUFFON CREDO NON SI RITIRI PERCHE' NON SA IMMAGINARSI SE NON FRA I PALI..."


     
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    Alberto Mattioli per “La Stampa”

     

    vittorino andreoli vittorino andreoli

    Non è un signor Rossi qualunque. E questo rende le scelte più difficili, sia da prendere che da gestire. Lo spiega Vittorino Andreoli, forse il più celebre psichiatra italiano: «Ma bisogna partire da due concetti essenziali».

     

    Il primo.

    «La stima di sé. L’abbiamo tutti ed è fondamentale. È quella che ci porta a fare progetti, a impegnarci e così via. Può essere molto alta o anche scarsa o perfino nulla, caso limite il depresso che di stima di sé ne ha così poca da non riuscire a fare nemmeno le cose più banali».

     

    Secondo concetto.

    «La frustrazione. Tanto più una persona ha una vita gratificante, tanto più è difficile rinunciarvi. Non parlo solo di soddisfazioni economiche, ma anche di successo o di notorietà. Possiamo valutarla in euro o in follower, ma siamo sempre lì. Soprattutto nel caso di uno sportivo, interrompere l’attività provoca un crollo della stima di sé, e dunque frustrazione».

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    Perché per lo sportivo è più grave?

    «Prendiamo il caso di Valentino Rossi. Non ha stima di sé, diciamo così, “nudo”, ma sempre sopra una motocicletta. Il significato della sua vita è stare su una moto, anzi probabilmente si ci trova più a suo agio che su una poltrona. A un certo punto, il cavallo su cui è issato, la sua moto, sparisce. Il risultato è il lutto di sé, la sensazione di non essere più nessuno, di non contare più niente. Il lutto di sé vuol dire morte, percezione della fine».

     

    Valentino Rossi Valentino Rossi

    Addirittura.

    «Lo sport è basato sul corpo e il corpo si consuma. Valentino Rossi o Federica Pellegrini sono il loro corpo. Quando il corpo inevitabilmente li tradisce, per i grandi sportivi i casi sono due: o sono bravi a prepararsi a quel momento, o finiscono male. Non è una questione economica, perché di solito hanno guadagnato molto. Ma, appunto, di stima di sé. Paradossalmente i Nessuno, lo scriva con la maiuscola, per piacere, sono più fortunati».

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    Chi sono i Nessuno?

    «Le persone comuni, quelle che non devono scendere da un podio perché sono sulla terra, vivono già nel quotidiano. Hanno una stima di sé completamente diversa, quindi perderla è meno drammatico. Tanto più che lo sportivo di oggi ha spesso una mentalità da tutto o niente. Alle Olimpiadi ho visto atleti piangere perché avevano vinto l’argento. I Nessuno invece sanno che oggi piove e domani c’è il sole».

     

    Se ritirarsi è un lutto, come si fa a elaborarlo?

    gigi buffon gigi buffon

    «Serve un terzo concetto: l’immaginazione. L’immaginazione è la rappresentazione di una realtà futura. È Valentino Rossi che, mentre è ancora sulla moto, pensa a cosa sarà Valentino Rossi senza moto. Alcuni ci riescono, altri no: sono quelli che non mollano mai. Penso a Gigi Buffon: credo che non si ritiri perché non sa immaginarsi se non fra i pali. In Francia, da anni, i dipendenti pubblici che vanno in pensione iniziano la psicoterapia un anno prima di farlo».

     

    Insomma, non è solo un problema personale, ma sociale.

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    «Esatto. Anzi, direi di più: esistenziale. Immaginare la propria esistenza futura oggi è ancora più difficile, dato che siamo abituati a vivere nel presente, in un tempo reale che non contempla il futuro. Da qui la difficoltà di smettere, che beninteso non è solo degli sportivi. Riguarda tutti, anche i medici. O i giornalisti».

     

    Oggi poi la vita si è allungata.

    «Certo, ci sono degli ottantenni in ottima forma, ma non abbastanza per correre in moto. Per vincere il lutto bisogna immaginare una vita diversa. E non è facile. Se io dico a un amico che sto diventando vecchio, quasi sempre la risposta sarà: non pensarci. Sbagliato. Invece devi proprio pensarci. Anche in questo caso, beati i Nessuno, perché certamente ritirarsi spaventa più Valentino Rossi che l’operaio alla catena di montaggio».

     

    Tutto giusto: lei però ha 81 anni ed è ancora qui a rilasciare interviste...

    «Ho anche scritto un saggio, Una certa età, dedicato alla vecchiaia. La chiamo così, senza eufemismi: io sono un vecchio, non un anziano o nella terza età. Però la mia è la prima generazione di vecchi che, virus permettendo, ha ancora delle capacità fisiche. Allora, visto che non devo gareggiare in moto, credo che la vecchiaia sia una nuova dimensione della vita: perfino nell’amore».

    gigi buffon gigi buffon

     

    Un consiglio per tutti e non solo per Valentino Rossi.

    «Anche se vivete nel presente, pensate al futuro».

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