Gigi Garanzini per “La Stampa”
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Il primo quarto d'ora da protagonista, l'ultimo con la forza della disperazione. Tutta qui la Juve di San Siro. Il resto è stato soltanto Milan, dietro, in mezzo e davanti. Nel controllo del gioco, nella ricerca e poi occupazione degli spazi, nella personalità, anche nella condizione fisica. Nei due gol di Tomori e Brahim Diaz, nei due pali scheggiati da Leao, nella dimostrazione di superiorità individuale e soprattutto corale.
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E prima ancora nella capacità di assorbire la partenza lanciata della Juve e di ridurne poco alla volta la portata, quando sembrava che la partita fosse tutt' altra rispetto a quella che poi è stata. Il fatto è che dura poco la Juve, e questa non è più una novità. Poi basta poco per smarrirsi, per perdere sicurezza e un po' alla volta identità. Era successo col Maccabi, sul doppio vantaggio: figurarsi col Milan. Questo in generale.
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Poi ci sono i particolari, a partire dal gol del raddoppio. Che in ottica rossonera è stato un capolavoro di Brahim Diaz. Ma in ottica bianconera è un vero e proprio museo degli orrori. L'assist è di Vlahovic, che anche senza quel passaggio in orizzontale sarebbe stato il peggiore in campo. Il primo tentativo di chiusura è di Bonucci, che anziché in tackle come si diceva un tempo ci va in pantofole.
L'ultimo di Bremer, in netto ritardo. Un gol così la Juve davvero non lo può prendere. Ed è un pessimo segnale anche in vista della sfida decisiva di dopodomani, quando a differenza dell'andata il Maccabi sarà al completo e sarà obbligatorio vincere per continuare a sperare. Ma intanto, dopo i segnali di convalescenza, non certo di guarigione, con il Bologna la situazione di classifica torna a precipitare.
STRISCIONE CONTRO ALLEGRI DURANTE MILAN JUVENTUS
I punti sono 13, uno in meno della metà dei 27 disponibili. Il Milan è sopra di 7 lunghezze, il Napoli oggi potrebbe andare a più 10. E in mezzo ci sono Atalanta, Udinese, Lazio, Roma e da ieri pomeriggio anche l'Inter, trascinata dal vecchio Dzeko. Girerà prima o poi. Per ora il tempo continua a passare invano.
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