Silvia Fumarola per la Repubblica
CINQUETTI
Dai dilemmi della sinistra, che le sta a cuore, alle tante vite vissute, da quando a Sanremo non aveva l’età al giorno in cui ha deciso che l’età non l’avrebbe più condizionata. Gigliola Cinquetti conserva un fisico da ragazza come la risata, inconfondibile.
Dodici volte al festival, vincitrice nel 1964 con Non ho l’età (per amarti) e nel 1966 con Dio come ti amo con Domenico Modugno, cantante per passione, poi giornalista, conduttrice televisiva, l’anno scorso tournée trionfale in Colombia e dal primo marzo ancora in tour, prima data Madrid, poi l’aspettano l’Italia, il Sud America e il Giappone. Un disco di brani inediti 20.12, Cinquetti dice sorridendo che oggi sta bene in palcoscenico, più di ieri.
Chi era la Gigliola Cinquetti che a Sanremo conquistò l’Italia?
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«Una ragazzina di Verona che aveva già cantato in pubblico a undici anni. Ho studiato sia musica che disegno, ho frequentato il liceo artistico, papà era disegnatore, mamma una casalinga con competenze musicali».
Chi l’ha spinta alla musica?
«Mi ha sostenuto mio padre, ero timidissima e ci tenevo a farcela per lui. A 15 anni vinsi il concorso di Castrocaro e poi andai a Sanremo. Vinto Sanremo andai all’Eurofestival, pensavo che a diciotto anni avrei cambiato tutto. Non fu così».
Soffiava il vento della rivoluzione e lei cantava “Non ho l’età”.
«Cantavo con la semplicità di una ragazza di sedici anni che non ha una mente ingombra da pregiudizi, non ne ho mai avuti, non sono una conformista. Quel pezzo rassicurante accompagnò un grande cambiamento di cui anch’io, come tutte le donne, sono stata protagonista. Non bisogna fermarsi alla prima lettura del testo, in Francia è stata salutata da una standing ovation, l’emozione va oltre il testo».
Il successo le cambiò la vita?
«La popolarità è scioccante, come lo era il festival col suo circo. Allora era molto importante la presenza delle case discografiche, la mia era gestita dalla famiglia Sugar, persone di grande civiltà, ero protetta ».
Quando ha capito che la sua vita sarebbe cambiata?
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«A Milano con mia sorella: per girarsi a guardarmi gli automobilisti tamponavano. A casa il telefono squillava sempre. Ci è voluto molto tempo per perdonarmi gli errori. Da giovane ero moltoautocritica e non mi piaceva niente di quello che facevo, quando su YouTube guardo le mie esibizioni in terra straniera mi sento a più a mio agio, più libera».
Ha girato il mondo.
«Il trionfo di Non ho l’età mi ha portato a diventate una specie di avventuriera, mia madre mi accompagnava, l’ho raccontato nel libro In viaggio con lei. È venuta con me tutte le volte che sono andata in Giappone. Ci siamo ritrovate anche su un peschereccio pieno di topi».
Per un cantante cosa significa Sanremo?
«L’ultima volta ci sono stata nel ’95 con Giovane vecchio cuore, scritta da Giorgio Faletti. Ero stata a casa sua ad Asti, mi piaceva il suo modo letterario di comporre canzoni. Sanremo è stato sempre un appuntamento col grande pubblico, tornare da chi mi aveva scelto. Ma è stata più importante la seconda volta, la vittoria con Modugno. Mi arrivò un telegramma di Raf Vallone: “Vincitrice o no nessuno potrà toglierle la luce che ha nello sguardo”. Mi offrì un ruolo in teatro».
Però non ha fatto l’attrice.
«Ho fatto un paio di film e un po’ di rimpianto ce l’ho, ma sono fatta così, ho fatto parecchie fughe. Ogni tanto scappo».
Incontrò anche Fellini.
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«Avevo detto in un’intervista che Prova d’orchestra mi aveva fatto sentire più intelligente e si deve provare gratitudine verso chi ti fa crescere intellettualmente. Fellini mi cercò per ringraziarmi e mi sembrò lunare, pensavo che un genio fosse abituato ai complimenti. Invece girava a Cinecittà Ginger e Fred e mi invitò: “Fammi la padroncina di casa”, mi occupavo di chi andava a trovarlo. Sono stata tre giorni sul set poi non ci siamo più visti».
È ancora di sinistra?
«Che domande, certo. Sono tra quelli che hanno sperato in Renzi, ho sperato che la sinistra volesse continuare a essere partito di governo, e non eternamente un partito diviso. Se possono far resuscitare la destra ce la mettono tutta».
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Vedrà il festival quest’anno?
«Perché, ancora lo fanno?».
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