? “Qualcuno ha tentato di venderci le immagini dello #stupro della ragazza di Milano a opera di #Genovese”
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— RTL 102.5 (@rtl1025) February 28, 2021
massimo giletti
Alberto Genovese, l'imprenditore del web in carcere dal 6 novembre, ha negato di aver violentato la modella 23enne a Ibiza a luglio, così come aveva fatto dopo l'arresto per il caso della 18enne. Interrogato dal gip, dopo la seconda ordinanza di custodia cautelare, a quanto si è saputo, il 43enne ha sostenuto che la modella, così come le altre ragazze che partecipavano ai suoi festini a base di droga e andavano nella sua stanza, lo facevano consapevolmente. E avrebbe spiegato quel «sistema» in cui lui metteva a disposizione «tutto», compresa gran parte della cocaina che, comunque, di solito portavano gli uomini.
alberto genovese
Genovese dal carcere di San Vittore, dunque, anche oggi non ha ammesso le violenze, interrogato per circa un'ora alla presenza in videoconferenza, oltre che del gip Tommaso Perna, anche del pm Rosaria Stagnaro e dei legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari. È accusato nella seconda ordinanza di aver abusato, assieme alla fidanzata (indagata), della 23enne a 'Villa Lolità, sua residenza di vacanza nell'isola spagnola, dopo averle ceduto massicce dosi di cocaina e ketamina. E avrebbe sostenuto, in pratica, che lei, con cui per un periodo, a suo dire, aveva avuto anche una relazione, era consenziente e che i lividi che aveva sul corpo erano dovuti al fatto che la ragazza era talmente «fatta» che lui e la fidanzata avevano dovuto tenerla ferma perché si dimenava, ma non per abusare di lei.
la prima vittima di genovese
Nell'interrogatorio di oggi l'imprenditore avrebbe anche descritto il mondo della droga, precisando che si riforniva in particolare da due persone, e il «sistema» delle feste. Ha fornito anche i nomi di coloro che gli vendevano la cocaina, persone, a suo dire, capaci di «farti arrivare» cocaina e altro «ovunque tu sia in qualsiasi parte del mondo». Ai festini, comunque, ha aggiunto, erano gli uomini di solito a portare le droghe e lui ne metteva a disposizione gran parte e le donne partecipavano perché sapevano che c'era la droga.
alberto genovese
Tra l'altro, a quanto si è saputo, Genovese avrebbe anche spiegato che c'erano feste e «ambienti» in cui le persone attorno a lui non si drogavano e questi due mondi erano «incomunicabili» tra loro. Dunque, chi sceglieva di andare ai festini a base di droga, secondo la sua versione, ne era ben consapevole. Ha detto al gip anche che lui «sta male» in carcere e di recente, infatti, la difesa ha chiesto i domiciliari in una clinica per la disintossicazione. Istanza, però, bocciata. La difesa ora valuterà se fare o meno ricorso al Riesame contro la secondo ordinanza. Degli altri capi di imputazione, per i quali i pm hanno chiesto l'arresto ma il gip l'ha negato, Genovese, a domanda specifica, non ha voluto parlare perché ha ritenuto soddisfacenti le valutazioni del giudice.
GILETTI
Giletti: «Hanno tentato di vendermi immagini dello stupro»
Intanto il giornalista e conduttore Massimo Giletti ha anticipato questa mattina, in diretta su RTL 102.5 all'interno di NON STOP NEWS, una notizia che poi approfondirà in serata nel corso della sua trasmissione Non è l’Arena. «Ci siamo recati presso un ufficio di un commissariato di Roma e abbiamo fatto una denuncia perché qualcuno ha tentato di venderci le immagini dello stupro della giovane modella milanese stuprata da Alberto Genovese, noi ovviamente non abbiamo fatto nessuna trattativa, ma io ho deciso in autonomia di andare a denunciare per capire chi si nasconde dietro a questa cosa che io trovo ignobile e indegna, di dire che la ragazza era consenziente, stanno succedendo cose anomale al limite della giustizia».
YLENIA DEMEO A NON E' L'ARENA
GENOVESE: «QUELLE RAGAZZE D'ACCORDO COL MIO SISTEMA»
Nino Materi per “il Giornale”
La linea difensiva di Alberto Genovese corre su due fronti: il primo si fonda sull'«incapacità» di essere pienamente cosciente delle proprie azioni violente; il secondo si basa sulla «capacità» delle sue vittime di comprendere di essere all' interno di un «sistema» (a base di droga e sesso) che le ragazze erano «libere di accettare o meno».
Un combinato disposto che i legali di Genovese auspicano possa portare, in sede processuale, all' alleggerimento dei molteplici capi di imputazione (violenza sessuale, lesioni, sequestro di persona e spaccio) che gravano sul 43enne manager milanese in carcere dal 6 novembre dopo la denuncia di una 18enne rimasta in balìa dell' uomo per un giorno intero.
MASSIMO GILETTI
In occasione della convalida di quel fermo il gip definì la personalità del fondatore milionario della start-up Facile.it (ceduta nel 2014) «altamente pericolosa» con un «assoluto disprezzo per il valore della vita umana, soprattutto di quella delle donne», da lui trattare alla stregua di «bambole di pezza».
Nell' episodio riguardante la 18enne Genovese avrebbe agito, sempre secondo la motivazione del gip, «prescindendo dal consenso della vittima, palesemente incosciente per circa la metà delle 24 ore trascorse con lui».
YLENIA E MARTINA - LE VITTIME DI GENOVESE A NON E' L'ARENA
Successivamente alla denuncia della 18enne altre ragazze hanno sostenuto (in due casi perfino attraverso la copertina di un giornale) di aver subito un analogo trattamento. Stupri che sarebbero avvenuti non solo in Italia durante i party milanesi ospitati sulla famigerata «terrazza sentimento», ma anche durante periodi di vacanze all' estero. Come nel caso della modella 23enne che sostiene di essere stata violentata in una villa a Ibiza, episodio per il quale Genovese è stato due giorni fa nuovamente interrogato dal gip dopo la seconda ordinanza di custodia cautelare.
leali genovese
Il manager ha negato lo stupro, ricordando che la modella, al pari delle altre ragazze partecipanti ai festini, andavano nella sua stanza «consapevolmente»: un «sistema» in cui il l' imprenditore «metteva a disposizione tutto», compresa la droga. Il manager, esattamente come nel caso della 18enne da cui è partita l' inchiesta, è accusato aver abusato della 23enne dopo averle ceduto «massicce dosi di cocaina e ketamina». «Ai festini - ha spiegato Genovese - erano due pusher di solito a portare le droghe che io mettevo a disposizione degli invitati. E le donne partecipavano perché sapevano che c' era la cocaina».
ragazza violentata da genovese da giletti
L' imprenditore ha precisato come esistessero anche «feste in cui gli invitati non si drogavano» e che «questi due mondi erano incomunicabili tra loro»; come dire: chi sceglieva di andare ai party a base di droga, sapeva a cosa andava incontro. E questo valeva pure per le ragazze, che però non potevano certo immaginare che dalle «sniffate» si sarebbe passati alle torture.
La difesa è tornata a chiedere per Genovese i domiciliari in una clinica «per la disintossicazione», ma l' istanza è stata bocciata.
Il 43enne resta quindi in carcere.
alberto genovese
Unico punto a suo favore: il gip ha rigettato gli altri capi di imputazione per i quali i pm avevano chiesto l' arresto in relazione alle denunce di altre sette ragazze.
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