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    “NESSUNO CI HA AVVERTITO, L’ABBIAMO SAPUTO DAI SITI” – GINEVRA PISCITELLI, FIGLIA DI FABRIZIO, COMMENTA L’ARRESTO DEL KILLER DI SUO PADRE, DUE ANNI E MEZZO DALL’AGGUATO AL PARCO DEGLI ACQUEDOTTI: “SIAMO MOLTO CONTENTI E SOLLEVATI. È UN BEL REGALO DI NATALE. AVEVAMO UN PO’ PERSO LE SPERANZE” – L’OMICIDA INCASTRATO DA UN VIDEO. È UN SICARIO CHE HA UCCISO ANCHE L’ALBANESE SHEHAJ SELAVDI A TORVAIANICA A SETTEMBRE 2020…


     
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    1 - «ABBIAMO APPRESO LA NOTIZIA DAI SI NESSUNO CI HA AVVERTITO PRIMA»

    Emiliano Bernardini per “il Messaggero”

     

    fabrizio piscitelli diabolik 10 fabrizio piscitelli diabolik 10

    La voce è rotta dalle lacrime che restano intrappolate negli occhi. Trema quasi Ginevra Piscitelli rispondendo al telefono. Fa fatica a parlare della notizia dell'arresto del presunto killer di suo padre, Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, ucciso il 7 agosto 2019 in un agguato al Parco degli Acquedotti da un colpo di pistola alla nuca. Le sensazioni che prova fluiscono senza filtri. Lei, che ha un carattere da guerriera, ogni tanto si interrompe per l'emozione.

     

    GINEVRA PISCITELLI GINEVRA PISCITELLI

    Aveva già saputo dell'arresto del presunto killer di suo padre?

    «No. La notizia l'ho saputa poco fa e l'ho appresa dai siti. Nessuno ci aveva avvertito prima».

     

    Che sensazioni ha provato?

    «Non si può spiegare a parole cosa ho provato appena ho letto. Posso dire che siamo molto contenti e soprattutto sollevati, non ce lo aspettavamo, nella tragedia è stata per noi una bella notizia. È un bel regalo di Natale».

     

    fabrizio piscitelli diabolik 8 fabrizio piscitelli diabolik 8

    Non avevate avuto nessun sentore che le indagini fossero vicine ad una svolta?

    «No, davvero. Anche perché è tutto secretato. Ripeto, nessuno ci ha informato prima di quanto sarebbe successo».

     

    E adesso cosa succede?

    «Adesso aspettiamo altre informazioni più precise perché al momento non ce ne sono. Dobbiamo anche sentire i nostri avvocati».

     

    Avevate perso le speranze dopo oltre due anni senza risposte?

    «Sapevamo che gli investigatori stavano lavorando ininterrottamente ma a essere sincera avevamo un po' perso le speranze dopo due anni e mezzo».

     

    in ricordo di diabolik foto mezzelani gmt 02 in ricordo di diabolik foto mezzelani gmt 02

    Il nome del presunto killer è Raul Esteban Calderon un argentino di 52 anni. Vi dice qualcosa? O comunque lo avevate mai sentito nominare?

    «No. Il nome dell'uomo che hanno arrestato non ci dice nulla, anche perché le prime notizie trapelate parlavano di un albanese».

     

    Si parla di un presunto killer. Qual è la tua speranza?

    «La mia speranza è che accuse così pesanti siano fondate e che per aver convalidato l'arresto ci siano delle prove».

     

    fabrizio piscitelli diabolik 9 fabrizio piscitelli diabolik 9

    Ci sarebbe appunto un video che immortale il killer nel momento in cui spara.

    «Mi rincuora il fatto che ci sia un video che riprende la scena e il possibile responsabile, perché in due anni e mezzo mi sono continuamente chiesta come fosse possibile che nessuna telecamera avesse immortalato anche solo un attimo di quanto accaduto».

     

    In famiglia come avete commentato?

    «Guardi l'ho saputo ora e non ho ancora parlato con nessuno. Ora chiamo mia mamma».

     

    2 – PRESO IL KILLER DI DIABOLIK. L’ESECUZIONE IN UN FILMATO

    Michela Allegri e Camilla Mozzetti per “il Messaggero”

     

    derby lazio roma la moglie e le figlie di fabrizio piscitelli diabolik all'olimpico 9 derby lazio roma la moglie e le figlie di fabrizio piscitelli diabolik all'olimpico 9

    Un killer vestito da runner, lo stesso, che avrebbe agito due volte: a distanza di un anno. Un professionista, che sarebbe stato ingaggiato come sicario per risolvere gli scontri legati alla spartizione delle piazze di spaccio a Roma e sul litorale.

     

    Il proiettile che, nel settembre dello scorso anno, ha ucciso sulla spiaggia di Torvaianica l'albanese Shehaj Selavdi, sarebbe stato sparato dalla stessa persona che, nell'agosto di un anno prima, avrebbe freddato con un colpo a bruciapelo Fabrizio Piscitelli diventato nell'ultimo periodo - secondo gli inquirenti - uno dei narcos più potenti della Capitale.

     

    fabrizio piscitelli diabolik 11 fabrizio piscitelli diabolik 11

    Dopo due anni di indagini, il killer è stato arrestato al Trullo, periferia sud-ovest di Roma: si tratta di Raul Esteban Calderon, argentino, 51 anni. A incastrarlo, un video che ha filmato l'esecuzione e, soprattutto, le intercettazioni ambientali nel carcere di Rebibbia e le dichiarazioni fatte agli inquirenti da uomini vicini a Diabolik, che sapevano con chi avesse un appuntamento, il 7 agosto 2019, al parco degli Acquedotti di Roma.

     

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    Piscitelli era stato ucciso mentre aspettava seduto su una panchina. Un uomo vestito da runner, con il volto coperto da una bandana, gli era passata accanto di corsa, aveva tirato fuori una pistola con silenziatore e aveva premuto il grilletto. Una scena ripetuta nel settembre 2020 sul lungomare di Torvaianica: la vittima, in questo caso, era Shehaj Selavdi, detto Simone, 38 anni.

     

    Aveva appena finito di scontare i domiciliari dopo essere stato arrestato nell'estate del 2017 per spaccio. A indagare sul suo omicidio, i carabinieri di Frascati, che hanno raccolto elementi fondamentali per permettere agli agenti della Squadra Mobile di stringere il cerchio sull'assassino del capo ultrà. Per l'omicidio di Selavdi, l'argentino è stato arrestato insieme ad Enrico Bennato, 53 anni, vari precedenti alle spalle e nipote del boss di Casalotti, Walter Domizi, detto il Gattino.

     

    Enrico è il fratello di Leandro Bennato, gambizzato nel novembre 2019 durante un agguato in via di Boccea da due sicari in moto. Un raid che, secondo gli inquirenti, sarebbe collegato all'inchiesta sulla morte di Piscitelli. Durante una perquisizione a casa di Enrico gli inquirenti avrebbero trovato delle armi e starebbero verificando se siano collegate al delitto.

     

    roma, ucciso fabrizio piscitelli alias diabolik 14 roma, ucciso fabrizio piscitelli alias diabolik 14

    IL VIDEO

    Il nome di Calderon, secondo fonti investigative, era emerso da tempo nell'inchiesta sulla morte del Diablo. La conferma, per la Procura, sarebbe arrivata grazie ad una perizia effettuata sul video che ha immortalato l'esecuzione e grazie alle testimonianze.

     

    Il video era stato prodotto da un impianto di videosorveglianza di un palazzo di via Lemonia, di fronte al Parco, e le immagini avevano catturato frontalmente sia Piscitelli, seduto sulla panchina, che il suo killer. Acquisito il nome di Calderon bisognava però trovare un'ulteriore prova tecnica e così il 29 aprile scorso, in un nuovo sopralluogo della Squadra Mobile, al Parco degli Acquedotti arrivarono dei periti dal Politecnico di Torino che piazzarono uno scanner terrestre ricostruendo tridimensionalmente la scena del crimine e tratteggiando il profilo del sospettato.

    manifesti con diabolik per fabrizio piscitelli 7 manifesti con diabolik per fabrizio piscitelli 7

     

    La perizia ha dato esito positivo: l'immagine prodotta dallo scanner era perfettamente sovrapponibile al Calderon in carne ed ossa. «Dall'analisi tecnica del filmato dell'omicidio eseguita prima dalla polizia Scientifica e successivamente dal consulente tecnico incaricato dalla procura - spiega una nota del procuratore di Roma, Michele Prestipino - è emersa una chiara compatibilità tra il killer visibile nel filmato e il soggetto gravemente indiziato». E così ieri il gip ha convalidato il fermo a suo carico emettendo una misura cautelare in carcere, con l'accusa di omicidio aggravato dal metodo mafioso. Ora le indagini puntano a individuare i mandanti.

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    IL MOVENTE

    Ma gli inquirenti hanno già le idee chiare: il movente dell'omicidio è la lotta per la gestione delle piazze di spaccio romane. Piscitelli, secondo i magistrati, era a capo di un gruppo di narcos che puntava a dominare a Roma, ridisegnando gli equilibri criminali. Nel novembre del 2019 era scattata l'operazione Grande raccordo criminale: la banda di Diabolik e del suo socio, Fabrizio Fabietti, era stata decimata. In 51 erano finiti in carcere e ai domiciliari: esponenti della malavita legata all'ambiente ultrà della Lazio, batterie di picchiatori e pugili che si occupavano del recupero crediti violento, estremisti di estrema destra.

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