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    "GIOCANO A PALLA CON LE TESTE MOZZATE" - L'ORRORE DI YARMUK, IL CAMPO PROFUGHI A 10 MINUTI DA DAMASCO DOVE LO STATO ISLAMICO AVREBBE UCCISO MILLE PERSONE E TIENE OSTAGGIO 18 MILA CIVILI (3.500 BAMBINI) SOTTO I BOMBARDAMENTI DELL'ESERCITO SIRIANO


     
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    yarmuk rifugiati palestinesi yarmuk rifugiati palestinesi

    Alix Van Buren per “la Repubblica

     

    «Pietà per Yarmuk», il campo martire dei profughi palestinesi a Damasco invaso dai carnefici del cosiddetto Stato islamico (Is) in combutta con Al Qaeda (Fronte Nusra) e con un nugolo di fazioni islamiste fino a poco fa rivali per il controllo del campo, ora confluite nei ranghi dei “vincitori”. Yarmuk era già alla fame e alla sete dopo due anni di scontri fratricidi e di assedio a opera dell’esercito siriano. «Le condizioni di vita sono al di là del disumano», avverte Christopher Guinness, portavoce dell’Unrwa, rilanciando l’appello del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

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    Guinness implora l’apertura di un corridoio umanitario per soccorrere i 18 mila abitanti, compresi 3.500 bambini, rimasti nel campo e da lunedì trattenuti in ostaggio dai jihadisti senza riserve di cibo, né acqua e farmaci. «La comunità internazionale è sotto esame: recapiti gli aiuti», è sferzante Pierre Krähenbühl, il commissario generale, mentre Andrea Iacomini, portavoce di Unicef-Italia, profila «una nuova Srebrenica», e pensa al genocidio dei bosniaci musulmani nel luglio ‘95: l’osceno livido sulla faccia dell’Occidente, che non seppe evitare il massacro.

     

    I racconti delle 500 famiglie fuggite — «strisciando lungo i muri per scampare ai cecchini», dice Um Ussama all’ Afp — descrivono la selvaggia barbarie dell’Is già testimoniata altrove in Siria e in Iraq: «In via Palestina due membri di Daesh (sigla in arabo dell’Is, ndr) giocavano a palla con una testa mozza», dice Amjad Yaacub, 16 anni. Lo stesso sadismo ha messo in fuga Ibrahim Abdel Fatah, 55 anni: «Ho visto delle teste mozze. Uccidevano i bambini prima degli adulti. Avevo sentito parlare della loro crudeltà, ora l’abbiamo osservata coi nostri occhi».

     

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    La resa dei conti tra fazioni rivali è impietosa: sette miliziani affiliati ad Hamas sono stati decapitati, altri 23 combattenti e otto civili sono stati uccisi nella lotta per il controllo di questo sito strategico, ad appena dieci minuti dal centro di Damasco. L’Is e i suoi alleati hanno preso il 90 per cento del campo, con le forze palestinesi arroccate a Nord e Nord Est, e i civili intrappolati nelle case. Ai missili dei jihadisti si aggiungono i bombardamenti dell’esercito. «Ci sono mille morti», dice un deputato araboisraeliano citato dal quotidiano Haaretz.

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    Tutto questo fa disperare il Commissario Krähenbühl, alla vana ricerca di un interlocutore: non è chiaro — dice — chi eserciti un’influenza sui leader. Perciò Krähenbühl rigira l’appello ai membri dell’Onu con contatti con l’Is: costringano i jihadisti a deporre le armi e consentano la distribuzione di cibo e medicinali. Considerato che gli abitanti già stentavano con un’alimentazione di appena 400 calorie al giorno sulle 2.000 necessarie, «qui si tratta di pura sopravvivenza».

     

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