Cecilia Attanasio Ghezzi per “La Stampa”
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Certo non si può dire che Tokyo 2020 sia nata sotto una buona stella. Dopo il rinvio di un anno e le dimissioni del presidente del Comitato olimpico e del direttore creativo per commenti sessisti, ecco l'ennesima scure che ne dimezza la portata: gli spettatori stranieri non saranno ammessi agli eventi. Certo, l'altra faccia della medaglia è che i Giochi, il cui inizio è previsto il prossimo 23 luglio, si terranno. Fino a ieri, infatti, il loro svolgimento era messo in dubbio proprio per la paura che potessero portare nuovi contagi e varianti, e in molti erano pronti a scommettere che sarebbero stati cancellati.
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E invece no, e a Tokyo ora non resta che cominciare a organizzarsi e fare i conti. Il solo posporre l'evento di un anno è già costato quasi 14 miliardi di euro, ma l'organizzazione si aspettava di rientrare di almeno 700 mila euro attraverso la vendita dei biglietti. E invece dovrà cominciare a rimborsare. Non abbiamo cifre ufficiali ma, prima dello scoppio della pandemia, il Giappone aveva stimato la vendita di oltre 9 milioni di biglietti e circa un milione di visitatori proveniente dall'estero. Sappiamo invece che attualmente nel Paese si sono venduti circa 4 milioni e mezzo di biglietti e che per oltre 800 mila di questi sono già stati chiesti i rimborsi.
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Uno studio pubblicato lo scorso gennaio dall'università Kansai, stimava che la perdita di incassi nell'ipotesi di Olimpiadi e Paralimpiadi a porte chiuse sarebbe stata intorno ai 19 miliardi di euro, ovvero il 90 per cento dei ricavi stimati. Per non parlare delle ricadute sul settore del turismo e dei trasporti. Lo stesso studio indicava che nell'ipotesi degli stadi a mezza capienza si sarebbero comunque persi 11 miliardi. I funzionari del Comitato olimpico però decideranno quanti spettatori ammettere agli eventi solo il prossimo aprile, quando sarà più chiaro l'andamento dell'epidemia e della campagna di vaccinazioni che è iniziata solo a metà febbraio e ancora stenta a decollare.
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Nel frattempo la torcia olimpica verrà accesa giovedì prossimo per un viaggio che durerà 121 giorni e coinvolgerà 10 mila corridori. Gli oltre 15 mila atleti attesi, invece, verranno testati prima di lasciare il proprio Paese, all'arrivo in Giappone e durante i giorni dei Giochi. La sfida ormai più che sportiva è sanitaria: trasformare l'intero Paese del Sol Levante in una "bolla sicura". Costi quel che costi.
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