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    “LO STATO CI HA DATO L’ELEMOSINA. SIAMO ALLA FAME” – LA DISPERAZIONE DI UN’IMPRENDITRICE ROMANA DEL SETTORE DEL GIOCO LEGALE: “SONO TROPPI MESI CHE SIAMO CHIUSI E IN PIÙ NON C'È PERICOLO: GIÀ DOPO L'APERTURA A LUGLIO ERAVAMO IN REGOLA CON LE MISURE DI SICUREZZA” – “SIAMO LAVORATORI LEGALI, ABBIAMO UNA CONCESSIONE STATALE: IL FISCO GUADAGNA TANTI SOLDI CON NOI. MA C'È UN PREGIUDIZIO NEI CONFRONTI DEL SETTORE DEL GIOCO, E NOI DI QUESTO SIAMO STANCHI” – OGGI MANIFESTAZIONI A ROMA E MILANO


     
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    Giochi: lavoratori in piazza, vogliamo riaprire in sicurezza

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    (ANSA) - ROMA, 18 FEB - Piazza del Popolo gremita per la manifestazione unitaria dei lavoratori e operatori del gioco legale che si sono dati appuntamento nel cuore di Roma per chiedere la riapertura in sicurezza delle sale. "Chiediamo dignità, non siamo lavoratori di serie B, non dobbiamo vergognarci del lavoro che facciamo", dicono dal palco dove campeggia lo striscione "il lavoro non è un gioco".

     

    Pettorine gialle indosso, i manifestanti lanciano un appello al nuovo esecutivo affinché possa dare il via libera alla riapertura della filiera. "Blocco del gioco legale, le mafie ringraziano", uno dei tanti slogan in piazza tra i lavoratori arrivati da ogni parte d'Italia, così come sta avvenendo in contemporanea anche a Milano. "Gioco legale=gioco sicuro" si legge su un'altra pettorina di una ragazza che sorregge lo striscione della sua azienda, Eurobingo Aversa. Sul palco si stanno alternando le testimonianze di chi da oltre 200 giorni è costretti a tenere le saracinesche chiuse a causa dei divieti Covid. Alla manifestazione romana partecipano anche il deputato del Pd, Paolo Lattanzi, quello di Forza Italia Giorgio Mulè e il collega di partito al Senato Maurizio Gasparri.

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    Sale scommesse chiuse, l'imprenditrice: «Crollo del fatturato dell'80%, siamo alla fame. Ora basta, fateci riaprire»

    Domenico Zurlo per www.leggo.it

     

    Claudia F. È un'imprenditrice del settore giochi, proprietaria di due sale scommesse e videolottery a Roma. Da settimane è in piazza con le sue colleghe per chiedere la riapertura delle sue sale: una manifestazione rosa, promossa e portata avanti dalle donne proprietarie di sale scommesse e sale giochi, che dal 12 gennaio scorso ogni giorno sono a Montecitorio con un presidio fisso.

     

    Claudia, da quanto tempo siete chiusi?

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    «Durante il primo lockdown dall'8 marzo al 30 giugno, ora siamo chiusi dal 26 ottobre: sono tanti, troppi mesi. Nel 2020 abbiamo lavorato praticamente sei mesi su dodici, abbiamo perso all'incirca l'80-85% del fatturato».

     

    Lo Stato vi ha aiutato?

    «Lo Stato ci ha dato l'elemosina: inizialmente dovevamo ricevere una cifra doppia rispetto a quella di luglio, ma in realtà hanno erogato la stessa somma il primo mese, e poi più niente. Bastavano a malapena per un mese di affitto: in più io ho cinque dipendenti, e le casse integrazioni per loro non arrivano».

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    Cosa chiedete al nuovo governo?

    «La riapertura immediata. Siamo alla fame, sono troppi mesi che siamo chiusi e in più non c'è pericolo: già dopo l'apertura a luglio eravamo in regola con le misure di sicurezza. Il Cts non ha mai riscontrato focolai legati ai nostri locali e al nostro settore».

     

     

    Avete provato a lavorare anche online?

    «Le concessioni online hanno costi elevati. Ma chi non viene da noi a giocare, spesso passa ad altri canali, com'è normale che succeda: l'illegalità sta prendendo sempre più il sopravvento».

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    Perché secondo lei non vi hanno ancora ascoltato?

    «È una discriminazione fondata su un pregiudizio, per colpa di un'ideologia politica. Siamo lavoratori legali, abbiamo una concessione statale: il Fisco guadagna tanti soldi con noi. Ma c'è un pregiudizio nei confronti del settore del gioco, e noi di questo siamo stanchi: psicologicamente fa male perché siamo persone oneste».

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