giancarlo giorgetti
Alessandro Trocino per il Corriere della Sera
E’ stato per qualche fugace momento uno dei possibili premier, quando ancora non si pensava a Giuseppe Conte, ma fu subito stoppato dai sospetti e dalla diffidenza dei 5 Stelle. E dopo un periodo di feeling, che sembrava aver posto Giancarlo Giorgetti in una posizione di mediatore nella coalizione, qualcosa si è rotto. E il sottosegretario leghista è diventato il terminale di un' insofferenza reciproca.
PAOLO SAVONA GIANCARLO GIORGETTI GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
L' ultimo scontro è di ieri, con le frasi riportate dalla Stampa da Varenna, dove Giorgetti avrebbe detto parole dure contro i 5 Stelle, a proposito del decreto sul ponte di Genova, che non arriva, e della revoca della convenzione con Autostrade: «Qualcuno dovrebbe spiegare loro come funziona il diritto». Giudizi subito smentiti da Giorgetti, che prima dice di non avere detto quelle cose, poi parla di «forzature», ammettendo implicitamente che qualcosa forse c' è. E quel qualcosa sta nella storia di Giorgetti, uomo abituato a mediare e a trattare con i poteri forti, e nel ruolo che si è scelto da qualche tempo. Cioè quello di un politico «realista», più moderato di Salvini, con posizioni ritenute pericolosamente vicine a quelle del ministro Giovanni Tria.
CONTE GIORGETTI
Tanto che quando i 5 Stelle si indignano perché non si trovano i 10 miliardi di euro del reddito di cittadinanza, lui sbuffa: «Cosa c' è da sorprendersi? È il gioco delle parti, il ministro dell' Economia dice sempre di no». Ma è quel tono quasi soddisfatto che irrita i 5 Stelle. Ai piani alti del M5S qualcuno pensa che questo interventismo di Giorgetti non sia casuale: «Ci sta sabotando, bisogna che si dia una calmata».
Altri sono più cauti, perché sanno che la partita si gioca anche sui nervi. Giorgetti ce li ha ben saldi, insieme al senso dell' ironia. Come quando, commentando il messaggio audio incriminato di Rocco Casalino, dice: «Basta non averlo il portavoce e non c' è problema». Battuta certo non gradita ai 5 Stelle, che di portavoce fanno un gran uso (anche Salvini, a dir la verità).
DI MAIO CONTE GIORGETTI
Ma le occasioni di contrasto con la linea dei 5 Stelle sono numerose. Fu proprio Giorgetti a intervenire, quando i 5 Stelle furono colti da furore statalista, dopo il crollo di Genova: «Le nazionalizzazioni? Non credo che con lo Stato funzioni meglio». Battute secche, talvolta ironiche, talvolta fuori controllo. Come quando, nel bel mezzo delle rocambolesche trattative per il governo, si lasciò sfuggire davanti a un' agenzia: «Di Maio non conta più un cavolo, il leader incaricato sarà Salvini». Ma le prime incomprensioni, chiamiamole così, risalgono a quando scelse per la candidatura olimpica il tridente Milano-Torino-Cortina, invece di sostenere la sola Torino della 5 Stelle Chiara Appendino. Il fallimento successivo dell' operazione, con Toninelli che spingeva Torino, vede un Giorgetti irremovibile: «La vicenda è chiusa».
maria elena boschi e giancarlo giorgetti
Non è chiusa invece la questione con M5S. Casalino non ha di certo apprezzato la frase con cui ha liquidato il suo audio: «Il capo della Comunicazione non può cacciare nessuno». Così come non è stato apprezzato quel suo «dobbiamo rispettare i vincoli dell' Europa». Sui social infuria la guerriglia web dei 5 Stelle.
Con messaggi chiari: «Attento Giorgetti, Conte ti rigira come un calzino». E ancora: «Ci si può fidare di Giorgetti?».
mattarella malago' giorgetti salvini giorgetti lorenzo fontana e giancarlo giorgetti