1 – ASSE TRIA-GIORGETTI PER BLOCCARE IL DEFICIT MA IL M5S PREPARA LA GUERRA ALLE BANCHE
Ilario Lombardo per “la Stampa”
CONTE GIORGETTI
Con le sole parole non fermi né i mercati né il debito. Ci proveranno comunque i tre esponenti del fronte della stabilità, il premier Giuseppe Conte, il ministro dell' Economia Giovanni Tria e il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, che all' interno del governo si muovono in minoranza, dietro il fuoco delle dichiarazioni guerreggianti di Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
DI MAIO SAN GENNARO BY VUKIC
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Ma se Di Maio punta ogni giorno un nuovo avversario - ora banche e Bankitalia - c' è chi nel governo è più sensibile al monito del Colle, perché vive angosce comuni. E infatti il presidente Confindustria ha diretto il suo endorsement alla Lega in chiave anti-grillina, pensando a Giorgetti come sponda.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il ministro Tria e il premier Conte parleranno oggi, alla vigilia della riapertura dei mercati, per tentare di tranquillizzarli. Si teme una tempesta finanziaria a partire da martedì, quando lo spread potrebbe schizzare subito dopo che saranno resi noti i numeri veri sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, trasmessa in Parlamento.
PAOLO SAVONA GIANCARLO GIORGETTI GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Il 2,4 per cento di deficit terrorizza chi di cifre se ne intende, chi ha dovuto fronteggiare altre tormente europee sintetizzate nel differenziale tra Bund e Btp, e chi sa che se non salirà la crescita, quel disavanzo, fatto per nutrire il reddito di cittadinanza dei grillini, si trasformerà in ulteriore debito.
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2 – TRA I LEGHISTI AFFIORANO LE PERPLESSITÀ GIORGETTI AI SUOI: VALUTIAMO I RISCHI
Alberto Gentili per “il Messaggero”
di maio festeggia per il def
Nessuno, al momento, esce allo scoperto. Tutti, nel governo giallo-verde, aspettano di vedere cosa accadrà domani sui mercati finanziari. A dispetto dai proclami e dall' ottimismo di faccia, la tensione però è alta. Una nuova impennata dello spread, un altro crollo della Borsa, potrebbero far tremare la fragile struttura su cui è stata disegnata la nota di aggiornamento del Def e di riflesso la manovra economica. E spingere Lega e 5Stelle a un ripensamento. Almeno parziale.
Nel governo non mancano sensibilità differenti. Ad esempio Giancarlo Giorgetti, potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non ha apprezzato la decisione di spingere il rapporto deficit-Pil al 2,4%.
mattarella malago' giorgetti
Fino all' ultimo l' esponente leghista si è battuto per fissare l' asticella all' 1,9%, al massimo al 2%, offrendo sponda al ministro dell' Economia Giovanni Tria, per evitare una «deriva argentina». Per allontanare i rischi di una grave crisi finanziaria del nostro debito, il terzo del mondo.
Ma Salvini si è impuntato e Giorgetti, da buon soldato leghista, si allineato. Ora il sottosegretario ai suoi interlocutori non nasconde però di essere perplesso. Si mostra consapevole del rischio insito in una manovra che Salvini e Di Maio definiscono «coraggiosa». In più, Giorgetti non ha apprezzato l' approccio di Di Maio & C. che giovedì, nella notte del varo della manovra del popolo, hanno festeggiato sul balcone di palazzo Chigi come se non si rendessero conto dei rischi della scelta appena compiuta.
matteo salvini a fregene con i figli 5
Ciò detto, nello stato maggiore della Lega garantiscono che non c' è alcuna divisione tra il sottosegretario e Salvini, che la linea del Carroccio «è una sola». E che le diversità sono squisitamente caratteriali e di ruolo: Giorgetti è prudente e mediatore per carattere, Salvini fa il suo lavoro di capo popolo.
DI MAIO SALVINI
Ma già a Pontida, in luglio, il sottosegretario disse che la manovra economica sarebbe stato uno spartiacque molto complicato e avrebbe messo a rischio la stabilità del governo e la tenuta dell' alleanza con i grillini.
SUSSURRI IN DISSENSO
garavaglia
Che la Lega sia compatta è poi tutto da dimostrare. Tra i lumbard non va giù il reddito di cittadinanza, considerato una misura «eccessivamente assistenzialista». E con la promessa dell' anonimato, c' è chi afferma: «La manovra si dovrà cambiare. Se non lo faremo la Commissione europea la boccerà, le agenzie di rating ci massacreranno, lo spread andrà alle stelle. E alla fine della giostra, i miliardi stanziati per reddito e revisione della legge Fornero saranno spesi per sostenere la maggiore spesa per interessi».
paolo savona col suo libro (2)
E afferma il viceministro all' Economia, Massimo Garavaglia: «Se ci fossimo fermati all' 1,6% non avremmo potuto fare nulla. Ma c' è un lungo iter da seguire, il Parlamento discuterà sia della nota di aggiornamento del Def, sia della manovra. Ed essendo sovrano, potrà cambiare». E afferma il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, che da voce agli imprenditori del Nord-Est: «Il debito è una delle partite da affrontare, speriamo che questo governo riesca a ridurlo».
Anche Paolo Savona, mostra qualche perplessità. Il ministro per l' Europa è sospettato di tifare per il Piano B, vale a dire la cacciata dell' Italia dall' euro. In questa fase però si limita a chiedere che la manovra venga migliorata, inserendo una quota maggiore di spese per investimenti. «Quelle che davvero creano crescita».