Francesco Verderami per corriere.it
GIORGETTI E SALVINI
Anche gli inglesi piangono. «E dopo aver visto la May in lacrime, posso davvero dire di aver visto tutto. La verità è che è saltato tutto», perché la fine senza fine della Brexit — secondo Giorgetti — è il paradigma di come una classe politica possa rendersi responsabile di un clamoroso fallimento per assenza di riflessione e di visione. Non si discute il merito, se cioè sia giusto o sbagliato che il Regno Unito abbia deciso di lasciare l’Europa: il problema è il metodo. E da questo punto di vista il «caso inglese» dovrebbe servire da insegnamento. Invece è una lezione che rischia di non essere compresa, sebbene simili vicende dovrebbero far capire la causa del progressivo distacco tra il potere e i cittadini.
Ed è chiaro a chi vuole rivolgersi il sottosegretario alla Presidenza, che ha un modo particolare per esprimere i suoi timori. Alla vigilia di un voto che è stato preceduto da un’estenuante campagna elettorale ed è stato trasformato in una sorta di giorno del giudizio, Giorgetti sostiene che «gli italiani sono più interessati a sapere chi saranno gli allenatori della Juventus e dell’Inter».
salvini giorgetti
Tradotto, vuol dire che domani potrebbero esserci più file per entrare negli stadi che non ai seggi. E l’astensionismo sarebbe già un giudizio politico indicativo, un fattore che dovrebbe essere considerato preoccupante, specie da chi è al governo. La conta dei consensi — come sempre — porrà il dato sull’affluenza in secondo piano, ma con la sua battuta il dirigente leghista avvisa che nell’analisi del voto palazzo Chigi dovrà tenere in grande considerazione (anche) quella percentuale. D’altronde nelle ultime settimane Giorgetti non ha nascosto i suoi pensieri sulle condizioni in cui versa l’esecutivo, ormai «in stallo» e senza più spinta propulsiva.
GIORGETTI TRIA
L’altra sera a Milano, alla cena organizzata dalla Camera di commercio americana, è stato se possibile più esplicito: «... E se un governo non produce i risultati promessi, è un delitto dire che sarebbe opportuno ragionare se sia giusto proseguire o fermarsi?». Così ha sollevato il problema della mancanza di riflessione e soprattutto di visione che una politica fast food non pare voler affrontare. E che invece a quella convention ha tenuto banco, richiamata persino dall’ambasciatore statunitense: «L’Italia potrebbe essere vicina a una relazione davvero speciale con noi. Anche se ultimamente ci avete fatto prendere uno spavento», con l’accordo siglato insieme alla Cina.
GIORGETTI MATTARELLA
È complicato guidare un Paese se un governo non ha una prospettiva, se poi i governi sono due è impossibile. E i due governi, quello dei grillini e quello dei leghisti, da dopodomani saranno costretti a rivedersi. Di Maio e Salvini assicurano già ora che si lasceranno alle spalle mesi di feroce campagna elettorale. In realtà si preparano alla resa dei conti. Sarà una lunga liturgia che si svolgerà attorno al «contratto», tutta tesa a scaricare sui rivali-alleati le responsabilità di un’eventuale rottura. Le richieste di modifiche al programma da parte del Carroccio saranno direttamente proporzionali alla percentuale che incasserà nelle urne, ma già si intuisce che alcune proposte verranno avanzate per essere respinte.
michele geraci giuseppe conte giorgetti aquilanti
Davvero il Movimento potrà sottoscrivere il via libera alla Tav, sconfessando la propria storia oltre che il ministro Toninelli? E potrà garantire la firma sulla riforma delle Autonomie regionali, dopo che il ministro Costa ha bollato le richieste di Veneto e Lombardia come «inconciliabili con la Costituzione»? E potrà accettare che nella riforma della giustizia scritta dal Guardasigilli Bonafede venga inserita la separazione delle carriere per i magistrati? O che siano modificate alcune norme dello Spazza-corrotti e del decreto Dignità? E soprattutto come si accorderanno M5S e Lega sui conti quando a breve arriverà «la grandinata», dietro cui Giorgetti ha voluto celare la previsione di una procedura d’infrazione all’Italia da parte dell’Europa?
giorgetti e binaghi foto mezzelani gmt47 GIORGETTI A NEW YORK
Dall’uno come dall’altro fronte rimbalzano le stesse parole d’ordine: l’obiettivo è «lasciare che siano loro a rompere o rompere impugnando una nostra bandiera». Sono messaggi per tenere all’erta gli eserciti più che segnali per un compromesso. Anche perché nell’era dei social il consenso si brucia in fretta. La foto di Renzi, che Giorgetti consigliò ai suoi ministri di tenere sulle loro scrivanie, rischia di essere come il ritratto di Dorian Gray.
pietrangeli giorgetti e binaghi foto mezzelani gmt49 miccichè giorgetti malagò foto mezzelani gmt04 CONTE E DI MAIO miccichè e giorgetti foto mezzelani gmt matteo salvini giancarlo giorgetti giancarlo giorgetti giorgia meloni
giovanni tria giancarlo giorgetti giancarlo giorgetti matteo salvini giorgetti e binaghi foto mezzelani gmt46 giancarlo giorgetti virginia raggi
tria di maio salvini conte