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    GIORGETTI SBANCATO! L'ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA CONTESTA IL DECRETO SUL SUPERBONUS PER IL DIVIETO DI COMPENSARE I CREDITI DI IMPOSTA RELATIVI AI BONUS EDILIZI CON I CONTRIBUTI PREVIDENZIALI – UN BLOCCO CHE IMPEDIRÀ AGLI ISTITUTI DI SMALTIRE GRAN PARTE DEI CREDITI CHE HANNO IN PANCIA. A CATENA, SI RISCHIA LA CHIUSURA DEL RUBINETTO PER LE IMPRESE – IL DECRETO PASSA AL SENATO CON IL VOTO DI FORZA ITALIA


     
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    giorgetti tajani giorgetti tajani

    SUPERBONUS: SENATO APPROVA, PASSA ALLA CAMERA 

    (ANSA) - Il decreto Superbonus viene approvato nell'Aula del Senato con 101 si, 64 no, nessun astenuto. Il provvedimento, per il quale il governo ha chiesto e ottenutoil voto di fiducia, passa ora alla Camera. 

     

    SUPERBONUS, BANCHE IN ALLARME “SI BLOCCA IL MERCATO DEI CREDITI”

    Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

     

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    La stretta del governo al Superbonus fa scivolare le banche dentro a un labirinto. Davanti all’uscita si alza un muro, a causa del divieto di compensare i crediti di imposta relativi ai bonus edilizi con i contributi previdenziali e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Un blocco che impedirà agli istituti di smaltire una parte importante dei crediti che hanno in pancia: i contributi Inps e i premi Inail rappresentano, infatti, le voci di compensazione più sicure e stabili nel tempo perché fanno riferimento al numero dei dipendenti, che è noto e varia poco.

     

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    A prendere forma sarà un effetto domino al contrario, che penalizzerà le imprese da cui le banche acquistano i crediti. Perché più la compensazione si fa complicata, meno spazio fiscale hanno gli istituti per accogliere i crediti in entrata. Il risultato? La catena della cessione si incepperà: le aziende si troveranno ingolfate, senza la possibilità di vendere i loro crediti.

     

    E quindi a corto della liquidità che avevano messo in conto di incassare. Per queste ragioni l’Abi ha bocciato la soluzione individuata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: con il divieto «dovrebbero essere rivisti i piani di acquisto con riflessi negativi per le imprese che non riuscissero a cedere tali crediti», si legge in una nota del comitato esecutivo. Una riscrittura della programmazione degli acquisti che “contagia” anche le indicazioni fornite dalla Banca d’Italia.

     

    giorgia meloni - superbonus giorgia meloni - superbonus

    Per ben due volte, a gennaio del 2021 e a luglio del 2023, via Nazionale aveva indicato la necessità per le banche di definire «adeguate politiche e processi di governo e gestione del rischio in modo da assicurare che i plafond di acquisto dei crediti d’imposta siano definiti in funzione della capienza attuale e prospettica della posizione debitoria della banca nei confronti dell’erario, evitando così l’acquisto di un ammontare di crediti non congruo rispetto ai debiti utilizzabili per la compensazione».

     

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    GIANCARLO GIORGETTI MEME BY EDOARDO BARALDI GIANCARLO GIORGETTI MEME BY EDOARDO BARALDI

    Il divieto sulla compensazione scatterà dal primo gennaio del 2025, ma riguarderà tutti i crediti, anche quelli “vecchi” che sono stati generati fino ad ora. Per questo l’Abi critica «la retroattività» prevista dal decreto. Un argine contro il debito per Giorgetti, ma le banche “annusano” invece la volontà di bloccare le vendite nel mercato secondario dei crediti. E proprio il debito viene tirato in ballo da Giorgetti per replicare alle nuove previsioni economiche di Bruxelles: in rapporto al Pil sarà pari al 138,6% quest’anno e al 141,7% nel 2025.

     

    «Non siamo di fronte a un ‘rischio Grecia’, ma la misura del Superbonus è andata fuori controllo e il governo fa bene a porvi rimedio», dice il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni. «I dati europei incalza il titolare del Tesoro - non incorporano gli effetti dei provvedimenti che avranno effetti positivi sui conti».

     

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    Limitati, a fronte di un onere a carico dello Stato che a fine aprile è arrivato a 122,6 miliardi (dati Enea). Anche per questo il Pil più vicino alle stime nazionali (0,9% previsto dall’Ue a fronte dell’1% del Def) non basta a schiarire l’orizzonte dei conti pubblici.

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