1. IRA DI MELONI SU SALVINI “BASTA CON GLI AGGUATI NON MI FARÒ LOGORARE”
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - PONTE SULLO STRETTO E LEGGE FORNERO - VIGNETTA BY OSHO
Arriva a Bruxelles senza nessuna voglia di parlare della manovra. È infuriata […]. Condensa la rabbia per l’atteggiamento degli alleati, consegnando ai suoi un concetto che suona così: «Sembra quasi un agguato politico». Pesa soprattutto la tempistica degli attacchi delle ultime ore, prima ancora del merito.
Perché le richieste di modificare una legge di bilancio che doveva essere “blindata” arrivano appena l’aereo presidenziale decolla da Ciampino. […] Di fronte all’Europa che deve giudicare la serietà della finanziaria. A partner con cui deve trattare il Patto di stabilità. E al cospetto dei mercati che da settimane si agitano per i titoli di Stato.
MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI
“Slealtà”: ecco l’altro sentimento confidato in privato. Anche perché […] le critiche l’hanno colpita nel momento di massima difficoltà personale. Prima di entrare nel salone del Consiglio europeo, legge le ultime agenzie. Attacchi, ancora attacchi, anche da Forza Italia. Deve lasciare il cellulare fuori, durante il summit funziona così.
In alcuni momenti, però, lascia la riunione per fare il punto con le sentinelle che presidiano Palazzo Chigi. Indica la linea, dopo rapida consultazione con Giancarlo Giorgetti: «Soltanto minimi aggiustamenti, a saldi invariati ». Qualcosa sulle pensioni, ma molto meno di quanto chiedeva Salvini.
URSULA VON DER LEYEN - EMMANUEL MACRON - GIORGIA MELONI - SUMMIT EU MED 9 MALTA
Una formale e pasticciata retromarcia sul prelievo forzoso dai conti correnti, più che altro per ridurre l’impatto devastante di una notizia che in mezza giornata allarma l’elettorato di destra. Anche perché cedere troppo significherebbe accettare la logica della slavina: più arretri, più chiederanno.
La verità è che è ripresa la campagna di logoramento, che si era interrotta da qualche settimana, subito dopo gli attacchi contro Israele. Non è un caso, allora, che il contatto più aspro sia quello con Matteo Salvini. Fin dal mattino, due fedelissimi del segretario del Carroccio come Riccardo Molinari e Andrea Crippa si accaniscono contro la manovra, passandosi il testimone.
A un certo punto, la premier decide di chiarire all’alleato il metodo: «Sulla legge di bilancio non si scherza […] Già è difficile spiegare agli italiani le scelte che abbiamo dovuto assumere, certo non c’è spazio per polemiche ». […] Se non si arresta subito la guerriglia, è il senso del messaggio, «sarà la Lega a spiegare la manovra agli italiani». Come a dire: questo è il nostro testo, su questo mettiamo la faccia, fuori da questo schema c’è soltanto la crisi della maggioranza.
matteo salvini giorgia meloni
A dire il vero, la presidente del Consiglio non è sorpresa dall’atteggiamento di Salvini. A Palazzo Chigi pensano che sia deluso per quanto ottenuto per il Ponte sullo Stretto. Irritato per alcune resistenze del Tesoro sul dossier. Meloni pensa che il suo vice voglia incunearsi nel rapporto tra lei e Giancarlo Giorgetti, mettere pressione, costringere il titolare del Tesoro a schierarsi contro via Bellerio.
E poi ci sono i dettagli: già l’altro ieri, il vicepremier aveva disertato l’intervento di Meloni alle Camere, ufficialmente per un impegno istituzionale. La circostanza non è passata inosservata a Palazzo Chigi.
giorgia meloni ursula von der leyen a lampedusa
Senza contare che negli ultimi giorni – quelli durissimi della separazione da Andrea Giambruno – il responsabile dei Trasporti non ha mai pubblicamente contestato l’accordo sulla finanziaria. L’aveva anzi “blindata” in conferenza stampa. Fino ad alcune modifiche che adesso proverà a rivendersi.
Una strategia. Sa che i leader vogliono logorarla e lasciarle l’onere di una manovra austera. E nel frattempo la colpiscono sul terreno su cui meglio si è mossa, quello internazionale. Criticandola durante una missione all’estero. Sono segnali che di solito preludono a guai peggiori, che anticipano la fine di un esecutivo: accadde a Silvio Berlusconi, a Matteo Renzi, a Enrico Letta.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani
Ma anche a Giuseppe Conte e, per ultimo, a Mario Draghi. Anche per questo Meloni, che si sente forte di un consenso personale ancora alto, non ha voglia di concedere altro terreno all’alleato leghista. Non permetterà di cambiare ancora la manovra. E se l’assalto dovesse continuare, si spingerebbe fino a denunciare la violazione dei patti politici assunti e a minacciare una vera e propria crisi.
2. MANOVRA, LA RIVOLTA DI LEGA E FORZA ITALIA E I TIMORI PER IL GIUDIZIO DELLE AGENZIE DI RATING
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per www.lastampa.it
[…] «Dureremo quattro anni», diceva mercoledì la premier. Eppure la giornata di ieri restituisce un’immagine non proprio rassicurante. Le indiscrezioni sulle bozze del provvedimento atteso in Parlamento hanno scatenato Lega e Forza Italia. Il Carroccio, dopo aver propagandato lo smantellamento della legge Fornero e la cosiddetta pace fiscale, deve accettare norme che inaspriscono le condizioni per lasciare il lavoro e aumentano i controlli nei conti correnti degli evasori.
giorgia meloni foto di chi 4
Forza Italia non riesce ad ingoiare il rospo della stretta sulle tasse immobiliari, in particolare l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi. […]
[…] L’intervento sulle pensioni, voluto all’ultimo momento da Meloni, è l’assicurazione contro il declassamento delle agenzie di rating. Il perché lo raccontano gli ultimi dati Inps sulla spesa previdenziale. L’anno scorso è salita del 2,9 per cento a 322 miliardi, più di un terzo del bilancio pubblico, quasi il triplo della spesa per la sanità, sei volte più di quel che lo Stato dedica alla scuola.
Delle quattro agenzie che si devono esprimere sull’affidabilità dei titoli italiani, finora a confermare il giudizio è stata solo S&P Global. Oggi è il turno di Dbrs, la settimana prossima di Fitch, il 17 novembre chiude il giro Moody’s. Se quest’ultima peggiorasse anche solo di un gradino il giudizio, il debito italiano perderebbe il livello “investmente grade” con conseguenze gravissime sui mercati.
MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI
All’ora di cena contro la norma che rafforza i poteri dell’Agenzia delle entrate si scaglia Salvini: «Non ci saranno incursioni sui conti degli italiani». Poco dopo un’indiscrezione fatta circolare da Palazzo Chigi spiega che non ci sarà nessuna norma per permettere all’Agenzia di «entrare direttamente nei conti», ma solo «la possibilità di utilizzo di strumenti informatici per efficentarne di già esistenti». Un giro di parole per confermare senza smentire. Poi siccome dei giornali è bene non fidarsi, Meloni riscrive il concetto su Facebook con tono polemico: «Avviso ai naviganti: quella norma non c’è».
GIORGIA MELONI AL CONSIGLIO EUROPEO
Se la bozza circolata ieri fosse quella concordata con i partiti, si dovrebbe desumere che fra Meloni, Giorgetti e i partner sia in atto un gioco delle parti. Le modifiche alle pensioni sono limitate, così come non ci sono cambiamenti enormi sul fisco.
Le novità rilevanti sono tre: la modifica dei moltiplicatori per gli assegni dei più giovani, il limite minimo di mille euro per i debiti fiscali che prevedono il pignoramento sui conti bancari, il tetto a 50mila euro per usufruire dell’esclusione dei titoli pubblici dal calcolo dell’indicatore di ricchezza (Isee).
Per fermare il corto circuito mediatico il Tesoro ha comunque dovuto fare una nota per smentire l’ufficialità delle bozze fin qui diffuse. Il banco di prova della maggioranza sarà in Parlamento. […]
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