#G20 , #Meloni accolta all’aeroporto di Bali con uno spettacolo di danza tradizionale pic.twitter.com/KKCwnPHIpI
— Agenzia VISTA (@AgenziaVISTA) November 14, 2022
1. MELONI AL G20, 'ACQUE TEMPESTOSE, IMPATTO GUERRA DEVASTANTE'
giorgia meloni al g20 di bali 1
(ANSA) - "Quando l'Indonesia ha assunto la Presidenza del G20 era impossibile prevedere che la Russia avrebbe invaso l'Ucraina e il devastante impatto che ciò avrebbe avuto sull'ordine mondiale e sulle nostre economie".
Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo discorso al vertice. "Per riuscire nella sua missione, il G20 deve avere il coraggio di confrontarsi con le sfide più difficili in agenda, a partire dalle conseguenze del conflitto ucraino in ambito economico, energetico e alimentare che stanno investendo tutti e stanno senza dubbio colpendo in maniera preponderante i Paesi in via di sviluppo".
GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON MEME
"Presidente Widodo - ha poi aggiunto rivolgendosi al presidente indonesiano -, l'anno scorso a Roma nessuno avrebbe pensato che si sarebbe arrivati a questo, con la guerra, la crisi alimentare e l'emergenza energetica. Ma non abbiamo permesso a nessuno di intimidirci".
"Abbiamo reagito e abbiamo continuato a lavorare insieme.Non solo su energia e cibo, ma anche su tante altre sfide: la difesa dell'ambiente, il contrasto ai cambiamenti climatici, infrastrutture più efficienti, un'istruzione di qualità, assistenza sanitaria per tutti. Le generazioni future meritano un mondo migliore e tutti noi abbiamo il dovere di lavorare in questa direzione".
joe biden joko widodo
"L'Italia, insieme all'Ue - ha concluso -, sta intervenendo per fare fronte alla spropositata e sproporzionata crescita dei prezzi dell'energia, per aumentare la produzione nazionale e accelerare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
2. DIPLOMAZIA MELONI
Ilario Lombardo per “La Stampa”
A Nusa Dua, Bali, l'aria umida non appesantisce il passo di Giorgia Meloni mentre fa il suo ingresso all'hotel Westin. Con lei c'è la figlia Ginevra: qualche metro indietro, tiene la mano della segretaria Patrizia Scurti e osserva meravigliata le danzatrici balinesi che accolgono gli ospiti in vestiti tradizionali all'entrata.
JOKO WIDODO
Sono le otto e trenta di sera, la premier arriva al G20 dopo sedici ore di volo e uno scalo tecnico a Mumbai. Avrebbe solo voglia di cenare, riposarsi e concentrare tutte le energie sugli importanti bilaterali organizzati a margine del summit indonesiano. Oggi Joe Biden, domani Xi Jinping.
E invece, dall'Italia per tutto il tempo del volo la inseguono le reazioni alla notizia della telefonata tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente francese Emmanuel Macron.
È un passo, il primo, ma fondamentale per cercare un riavvicinamento con Parigi dopo lo scontro sui migranti della nave Ocean Viking. I due capi di Stato convengono sul fatto che è interesse di tutti allentare la tensione. È la prima cosa da fare. Ma almeno da parte francese la messa in atto non è immediata.
SALVINI MIGRANTI
Il colloquio risale a sabato, alle 19.30 secondo l'agenda di Macron. Passa più di un giorno prima che la notizia diventi pubblica, pare per volontà dell'Eliseo. E in quelle ore il governo di Parigi, sempre per bocca del portavoce Olivier Varan, è di nuovo all'attacco. Gli italiani invece tacciono. Meloni dà indicazione di non rispondere, di restare in attesa. Può garantire per i suoi, per Fratelli d'Italia, non per tutti.
Quando Mattarella la chiama, subito dopo la telefonata con Macron, per informarla, è di questo che parlano. Di come uscire dal disastro diplomatico. Meloni se ne fa carico, già sabato, d'accordo con il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Ora si lavora per ricucire. Dobbiamo abbassare tutti i toni», dicono da Palazzo Chigi.
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La presidente del Consiglio lo ripete ai fedelissimi. Ognuno di loro sa che è un ministro in particolare a preoccupare Meloni. Matteo Salvini, vicepremier e titolare dei Trasporti, non riesce a trattenere la tentazione quotidiana di sconfinare su temi che sono di competenza del Viminale.
Per la premier è una variabile non indifferente, ora che le diplomazie devono fare il possibile per una tregua. Salvini però non è intenzionato a fermarsi. E il fastidio che vivono a Parigi dopo ogni sua dichiarazione sembra quasi fomentarlo.
sergio mattarella emmanuel macron
Contro l'Europa e sulle politiche migratorie il leghista è pronto a una campagna permanente, tanto più ora che Meloni veste i panni di capo del governo e per forza di cose può rivaleggiare meno nel campo sovranista.
Più il leghista continua a chiedere sequestri e confische delle imbarcazioni delle Ong che non rispettano le direttive del governo sulle acque territoriali italiane, più, in Francia, si alzano ad applaudirlo i parlamentari di estrema destra del Rassemblement national di Marine Le Pen.
Il rafforzamento dell'asse nazionalista è da sempre il grande timore di Macron, incredulo del fatto che solo un anno fa, il 26 novembre scorso, era a Roma, accanto a Mario Draghi, per la firma del Trattato del Quirinale, che dovrebbe saldare ancora di più gli interessi italo-francesi.
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Anche Meloni però sa che non può permettersi un cedimento a favore di Salvini. Ne andrebbe dei delicati equilibri europei che ha cercato di non stravolgere sin dal momento in cui ha scelto Bruxelles per la sua prima visita all'estero.
Non solo: l'Italia potrebbe definitivamente compromettere la sponda di Parigi, strategica nella Ue per vincere le sfide delle prossime settimane contro i falchi tedeschi e del Nord, su debito comune, energia, e tetto al prezzo del gas.
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La presidente del Consiglio contesta, comunque, l'idea che l'Italia sia stata isolata, da quando lei è al governo: «Una narrazione che piace alla sinistra», dice. Gli incontri a Bali con i principali leader mondiali sono la prova, secondo Meloni, «del nostro ruolo che resta fondamentale nello scacchiere internazionale».
Per questo le ha dato non poco fastidio che lo strappo con la Francia abbia oscurato, in parte, l'importanza del suo debutto al G20, dove oltre a Biden e Xi, vedrà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, l'indiano Nerendra Modi, il premier canadese Justin Trudeau e il giapponese Fumio Kishida.
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Nei corridoi del palazzo di Nusa Dua, un incontro con Macron è sempre possibile. Magari sarà casuale, magari no. Da Palazzo Chigi smentiscono che si stia cercando un contatto. Meloni non intende fare il primo passo, convinta che la reazione «spropositata», nei toni e nei modi, dei francesi, imponga prima un gesto da parte di Macron.
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