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    GIORGIA MELONI MES AL MURO – A FINE OTTOBRE, QUANDO LA PROPOSTA DI RATIFICA DEL MES TORNERÀ IN PARLAMENTO, LA PREMIER SARÀ COSTRETTA, OBTORTO COLLO, AD ACCETTARLA. SE TENESSE IL PUNTO, AGGRAVEREBBE LA POSIZIONE NEGOZIALE IN EUROPA DELL'ITALIA, GIÀ MESSA ALL'ANGOLO DALLA RICHIESTA DI UNA FINANZIARIA IN DEFICIT. SE LA SORA GIORGIA, COME PROBABILE, SI ESPORRÀ PER IL SÌ DOVRÀ GESTIRE I MAL DI PANCIA DELLA LEGA - LA PAURA NEI PALAZZI DI BRUXELLES PER UN'EVENTUALE NON RATIFICA ITALIANA


     
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    Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”

     

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    Il momento della verità per la maggioranza sarà a fine ottobre, quando la proposta di ratifica del Mes tornerà nelle aule parlamentari. A quel punto Giorgia Meloni sarà di fronte ad un dilemma da Comma 22.

     

    Se la maggioranza dovesse insistere nel no - unico fra i venti Paesi dell'area dell'euro - il Fondo salva-Stati non potrebbe essere operativo dal primo gennaio. Nei palazzi comunitari l'ipotesi è vissuta al pari di un incubo, di qui la prudenza con cui ieri il presidente dei ministri finanziari Pascal Donohoe ha commentato l'ennesima comunicazione a braccia aperte di Giancarlo Giorgetti durante la riunione dell'Eurogruppo spagnolo.

     

    Un giro di telefonate fra gli esponenti della maggioranza raccontano però una realtà un po' meno pessimista di quella descritta ai colleghi dal ministro del Tesoro italiano. La premier è consapevole dei rischi legati all'ennesima fumata nera. Un parlamentare ben informato della questione, sotto stretto anonimato, la spiega così:

    giorgia meloni giorgia meloni

     

    «Giorgia ha capito che la proposta di scambio fra il sì alla ratifica e le concessioni sul nuovo Patto di stabilità non ha spostato di una virgola gli equilibri europei. Per questo penso sarà costretta ad un sì, obtorto collo, entro Natale». Di più: secondo le voci che circolano nella maggioranza, Meloni avrebbe già fatto capire alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che le sue intenzioni sono queste.

     

    Per capire meglio i contorni della faccenda occorre riavvolgere il nastro al 30 giugno, quando la maggioranza ha imposto una moratoria di quattro mesi alla proposta di legge delle opposizioni per la ratifica della riforma. Ne sono state presentate due, una da parte di Piero De Luca per il Partito democratico, una di Italia Viva ed Azione, a firma Luigi Marattin.

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    Meloni è di fronte a un bivio: se tenesse il punto, aggraverebbe la posizione negoziale dell'Italia, già messa all'angolo dalla richiesta obbligata di una Finanziaria in deficit, le difficoltà nell'attuazione del Recovery plan e l'emergenza migranti. Se viceversa - come nel suo partito danno per probabile - si esporrà per il sì dovrà gestire soprattutto i mal di pancia della Lega, dove c'è una solida fronda contraria alla ratifica capeggiata dagli euroscettici Claudio Borghi e Alberto Bagnai.  […]

     

    giorgia meloni consiglio dei ministri giorgia meloni consiglio dei ministri

    L'ex ministro Pd Enzo Amendola, da mesi impegnato in una mediazione con la maggioranza, dice che «l'unica soluzione è una ratifica alla tedesca, ovvero con condizionalità: basta scrivere nella legge di ratifica che se mai l'Italia dovesse avere necessità di attingere ad un prestito del Fondo salva-Stati, l'autorizzazione dovrebbe arrivare dal Parlamento. Una cosa è certa: è inutile che Giorgetti dica ai colleghi europei che il problema è il Parlamento. Se un problema c'è, è interno alla maggioranza». […]

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