1. MUSK PREMIA MELONI: “PIÙ BELLA DENTRO CHE FUORI”. SHOW NAZIONALISTA DELLA PREMIER CHE CITA MICHAEL JACKSON
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per www.lastampa.it
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Non guarda mai i fogli, non le serve. L’interpretazione del discorso è impeccabile, anche quando sembra concedersi una battuta dai tempi comici perfetti mentre accenna un piccolo balletto: «Come diceva il mio insegnante d'inglese, il cantante Michael Jackson, «I’m starting with the man in the mirror, I’m asking him to change his ways».
«Sto iniziando con l’uomo nello specchio. Gli sto chiedendo di cambiare la sua strada». La donna che si guarda allo specchio è la ragazza della Garbatella che rifiutandosi tenacemente di definirsi antifascista sale su un palco della serata di gala dell’Atlantic Council di New York per ricevere il Global Citizenship Award, e canta l’elogio del nazionalismo occidentale. «Non dovremmo vergognarci di usare e difendere parole e concetti come Nazione e Patriottismo. Perché significano più di un luogo. Significano uno stato d'animo a cui si appartiene condividendo cultura, tradizioni e valori».
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Elon Musk annuisce orgoglioso seduto al suo posto, allo stesso tavolo di Meloni. Poco prima era stato lui, l’inventore di Tesla e padrone di X, a chiamarla sul palco dello Ziegfeld Theatre e a consegnarle il premio, come da espresso desiderio della premier.
L’introduzione è breve, e il miliardario accolto da pochi e freddi applausi sembra più emozionato che spavaldo come al solito: «È un onore essere qui per consegnare questo premio a una persona che è addirittura più bella dentro che fuori. Ha fatto un lavoro incredibile, con una crescita e un'occupazione record. È una persona onesta, vera, autentica».
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[…] La premier italiana e l’uomo più ricco del mondo, il visionario che vuole portare l’umanità nello spazio. La paladina dei sovranisti e l’imprenditore che è diventato il miglior alleato e finanziatore di Donald Trump, una sorta di superlobbista della destra americana ed europea, difensore delle ricette anti-migranti del governo italiano. […]
La serata è l’occasione per un show di rivendicazioni. Radici e appartenenza. «Come popoli occidentali, abbiamo il dovere cercare la risposta ai problemi del futuro avendo fede nei nostri valori: una sintesi nata dall’incontro tra la filosofia greca, il diritto romano e l’umanesimo cristiano».
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La democrazia, la vita che è sacra, lo stato laico e basato sullo stato di diritto sono le grandi conquiste su cui non si può retrocedere. «Sono valori di cui dovremmo vergognarci?» si chiede Meloni, convinta che «il patriottismo sia la migliore risposta al declinismo». È l'idea del declino inevitabile dell'Occidente, spiega, «l’idea che le democrazie stiano fallendo. Un esercito di troll stranieri e maligni – aggiunge - è impegnato a manipolare la realtà e sfruttare le nostre contraddizioni. Ma ai fan dell’autoritarismo, lasciatemi dire chiaramente che noi difenderemo i nostri valori».
C’è da dire che secondo inchieste della procura americana e della magistratura di diversi Paesi, quei troll di matrice russa sono stati spesso usati a favore di Trump e degli altri soci nazionalisti europei di Meloni. Come hanno anche trovato una patria nella nuova realtà social di Musk, dove il controllo sulle fake news è fortemente allentato.
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«Ricordare chi siamo», non perdere mai questa consapevolezza, è la vera arma con cui - sostiene la leader - l’Occidente si può difendere dai suoi nemici. Meloni cita Giuseppe Prezzolini – amatissimo dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano […] Roger Scruton, e l’ex presidente repubblicano Ronald Reagan. Riferimenti […] immancabili per la destra italiana, sicuramente più coerenti con l’ideologia di casa rispetto al genio di Michael Jackson che danzando come fosse sulla Luna cantava “We are the World” e insegnava che «tutti noi dovremmo dare una mano soccorritrice» e «salvare vite».
2. MELONI NON VEDRÀ NÉ BIDEN NÉ ZELENSKY. L’AGENDA STRAVOLTA PUR DI NON SCHIERARSI
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
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I due dati indiscutibili da cui partire: Giorgia Meloni diserterà questa sera il ricevimento organizzato da Joe Biden, con Volodymyr Zelensky ospite d’onore. E sarà già a Roma quando, il 25 settembre, il presidente americano riunirà a New York i principali Paesi occidentali — quelli del G7 e del gruppo Compact — per blindare l’Ucraina con nuovo sostegno militare. La premier parteciperà, forse, in videoconferenza.
Come nasca questa rumorosa assenza della Presidente di turno del G7 è storia dei giorni convulsi che hanno proceduto l’Assemblea generale. Una scelta consapevole, tenuta però nascosta per giorni tra le pieghe di un’agenda stravolta. Tutto, pur di evitare la presenza di Meloni. La ragione? Preoccupazioni legate al consenso, imposte dal posizionamento filorusso di Matteo Salvini, si fondono ad alcuni dilemmi internazionali, che possono tradursi con un solo nome: Donald Trump, il più freddo verso Kiev. Quella che segue è la ricostruzione di un potenziale pasticcio politico e diplomatico.
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[…] Meloni atterra a New York poco prima della mezzanotte di sabato 21 settembre, poi apparentemente scompare. Si vedono solo i membri della delegazione, suddivisi in tre alberghi di lusso. La premier dorme al Peninsula e trascorre tutto il giorno successivo nella struttura […]. Il 22 riceve solo i tre ceo di Google, Open AI e Motorola: un’ora e mezza in tutto. Perché arrivare così in anticipo a Manhattan, allora, se l’agenda dei primi due giorni è tanto scarna? È un dato decisivo, su cui torneremo tra poco.
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Siamo a ieri. La premier lascia l’hotel dopo 36 ore. Parla una prima volta all’Onu, poi in serata va a ricevere il premier dell’Atlantic Council da Musk. Oggi, infine, l’intervento nell’assemblea generale previsto attorno alle 19 di New York, notte fonda in Italia. […]
Che Meloni salti l’appuntamento con il Presidente Usa non è una novità. Già l’anno scorso preferì una pizza con la famiglia e lo staff al Presidente americano. […]
In un primo momento, l’intervento di Meloni all’Onu è infatti “schedulato” per il 27 settembre. Poi cambia. Niente di strano, ai leader è concesso. Nella prima decade di settembre Palazzo Chigi, come confermano fonti di governo e diplomatiche, si orientano su una data: il 25 settembre. Sarebbe perfetto: nessuna sovrapposizione con il ricevimento del Presidente Usa, a cui potrebbe partecipare. Poi, qualche giorno dopo, altra novità. E il governo informa che il discorso è anticipato al 24. Niente Biden, dunque, e niente foto.
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Ancora non è ufficiale, ma in quelle ore Washington ha iniziato a pianificare anche la riunione sull’Ucraina: la data del 25 settembre viene confermata alle Cancellerie del G7 tra il 19 e il 20. A quel punto […] la premier ha due strade: cambiare nuovamente programma (allungando di mezza giornata la permanenza, oppure posticipando di un giorno partenza e ritorno in Italia), o invece ignorare l’evento. Sceglie la seconda. E nessuno, ai massimi livelli dell’esecutivo, riesce a spiegare perché salti l’appuntamento più rilevante della settimana Onu. Qualcuno ipotizza ragioni personali, ma quando vengono interpellate fonti italiane la spiegazione fornita è questa: il rientro era ormai stabilito per il 24, Meloni parteciperà da remoto (o un ministro, se cambierà il formato della riunione).
joe biden e giorgia meloni al concerto di andrea bocelli g7
Scavando, però, emerge anche altro. L’Italia si concentra da tempo sul capitolo “civile” e non militare: Antonio Tajani ha promesso ieri aiuto sull’energia dopo un G7 con Antony Blinken e il suo omologo ucraino. E però, gli Stati Uniti, pressati da britannici, scandinavi e francesi potrebbe ridurre nei prossimi giorni i limiti all’utilizzo di armi in territorio russo. C’è grande attesa per il vertice di Biden con Zelensky alla Casa Bianca, il 26. Meloni è l’unica dei big occidentali ad aver sostenuto una linea drasticamente ostile a questa opzione.
giorgia meloni premiata da elon musk all atlantic council
Farlo in presenza, a New York, avrebbe generato imbarazzi. Senza dimenticare l’opposizione di Salvini. Il timore di perdere consenso. E l’investimento politico della premier su Elon Musk, il miglior alleato di Donald Trump. Un millimetro alla volta, ma sempre meno vicini a Kiev.
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