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    GIORGIA MELONI SCHERZA CON IL FUOCO. E L’ITALIA RISCHIA DI BRUCIARSI – IL MURO CONTRO MURO DELLA DUCETTA SUL MES RENDE SEMPRE PIÙ PROBABILE IL FALLIMENTO DELL’INTESA SUL PATTO DI STABILITÀ. SE COSÌ FOSSE, A GENNAIO TORNANO LE VECCHIE REGOLE DI BILANCIO, E LA MANOVRA ITALIANA DIVENTERÀ CARTA STRACCIA – CON IL DEFICIT AL 5,3% E IL PIL CHE ARRANCA, SAREBBE INEVITABILE UNA MANOVRA CORRETTIVA, E POTREBBE ESPLODERE LA BOMBA DEL DEBITO…


     
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    Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

     

    GIORGIA MELONI GIORGIA MELONI

    Dietro il sorriso, la paura. C’è un gigantesco problema su cui Giorgia Meloni ragiona con apprensione in queste ore. Lo fa con il Tesoro, naturalmente. Ma anche con i due vicepremier, che hanno lanciato l’assalto a una manovra austera voluta da Giancarlo Giorgetti.

     

    È il terrore di ritrovarsi il primo gennaio con una legge di bilancio già vecchia. Scaduta, per certi versi. O meglio: inutilizzabile, perché ampiamente oltre qualsiasi parametro previsto dalle regole del vecchio Patto di stabilità. Quello che rischia di tornare in vigore nel 2024, senza un’intesa continentale.

     

    giorgia meloni al consiglio europeo giorgia meloni al consiglio europeo

    Un incubo, per Roma. Ma anche la soluzione che la Germania non nasconde di preferire. Dovesse verificarsi questo scenario, la finanziaria si mostrerebbe ai mercati in tutta la sua fragilità. Col rischio concreto di avvicinare la prospettiva di un intervento correttivo sui conti pubblici. E di esporre l’Italia all’azione degli speculatori. Gli stessi che da settimane tengono sotto pressione i nostri titoli di Stato.

     

    Ci sono i numeri a frantumare l’ostentata tranquillità con cui la premier nega l’evidenza di un pesante scontro politico in atto nella maggioranza […]. Bastano alcuni dati a segnalare i rischi di questa fase: secondo la Nadef, il deficit italiano del 2023 è del 5,3%, quello programmatico del 2024 al 4,3%.

     

    olaf scholz giorgia meloni 4 olaf scholz giorgia meloni 4

    Questo 5,3% è, secondo le ultime raccomandazioni dell’esecutivo Ue, il parametro su cui una Commissione nella pienezza delle sue funzioni inizierebbe a valutare i conti italiani al termine del primo trimestre del 2024 (in realtà, le elezioni europee sposteranno in avanti di qualche mese la partita).

     

    In ogni caso, anche il 4,3% stimato per il prossimo anno sarebbe incompatibile con l’eventuale ritorno alle vecchie regole del Patto, che fissava la soglia al 3%. E i dati non lanciano alcun serio segnale di contenimento del deficit e del debito, che pure potrebbe bastare per mostrare l’avvio di un percorso di rientro. Ma c’è di più, anzi di peggio: le percentuali scritte nero su bianco da Roma sono calcolate su un Pil che tutte le ultime stime hanno previsto ulteriormente al ribasso.

     

    In particolare, nel Documento programmatico di bilancio consegnato alla Commissione […] il prodotto interno lordo del 2023 scende allo 0,8% (dall’1% precedente). Ma soprattutto, si deprime quello del 2024: è all’1,2%, rispetto all’1,5% prima ipotizzato. Pesante anche il dato del debito, fissato nella Nadef al 140,1% nel 2024. Ben oltre le regole del vecchio Patto. E per di più calcolato su un Pil sovrastimato, a dare credito alle ultime previsioni.

     

    GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

    Ecco […] perché da settimane Giorgetti difende una manovra di rigore. In occasione dell’ultimo Ecofin, il ministro dell’Economia ha toccato con mano la delicatezza della situazione. È stato quando il ministro dell’Economia tedesco […] ha affrontato il titolare italiano del Tesoro con un ragionamento che suonava così: va bene, l’Italia vanta nel 2023 una crescita sopra una media europea, ma allora perché il vostro deficit è al 5,3%? E perché noi, che siamo in recessione, siamo ampiamente sotto il 3%?

    Domande retoriche che segnalano quanto l’attenzione di Berlino e dei rigoristi del Nord Europa sia puntata su Roma. Ma anche la certificazione che la strategia di Meloni, che punta a non ratificare il Mes prima di aver ottenuto regole adeguate nel Patto di stabilità, rappresenta una pistola politicamente scarica: lo stallo, infatti, produrrebbe il ritorno ai vecchi parametri ed esporrebbe la manovra in Europa e sui mercati. […]

    GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI E OLAF SCHOLZ

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