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    GIORGIA, LA SOLITA CAMALEONTE: ORA CHE LE CONVIENE, TORNA "DRAGHETTA" – NEL COLLOQUIO CON DRAGHI A PALAZZO CHIGI, MELONI (INCAZZATA NERA PER L'INCONTRO DI SUPERMARIO CON MARINA BERLUSCONI), HA CERCATO LA SPONDA DELL’EX PRESIDENTE BCE IN EUROPA, DOVE L'ITALIA DEVE AFFRONTARE UNA PROCEDURA D'INFRAZIONE – E MENTRE LA PREMIER DICHIARA CHE IL RAPPORTO SULLA COMPETITIVITÀ EUROPEA “CONTIENE SPUNTI INTERESSANTI”, IL GRUPPO ECR STRONCA IL “PIANO DRAGHI”: “CI SONO DUBBI SULLA FATTIBILITÀ” – MELONI SPERA LA FOTO CON DRAGHI AIUTI FITTO A SUPERARE “L'ESAME” AL PARLAMENTO EUROPEO?


     
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    https://www.repubblica.it/politica/2024/09/18/news/draghi_incontro_meloni_europa_rapporto_competitivita-423508042/?ref=RHLF-BG-P3-S4-T1

     

    1. IL FACCIA A FACCIA A PALAZZO CHIGI

    Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

     

    MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI A PALAZZO CHIGI

    Riceve Mario Draghi a Palazzo Chigi, facendo buon viso a cattivo gioco. La notizia, trapelata pochi giorni fa, di un recentissimo incontro tra l’ex premier e Marina Berlusconi – messo in agenda prima della visita nella sede del governo – ha disturbato Giorgia Meloni. Non lo dirà mai, comunque, e infatti non lo dice nel colloquio con il diretto interessato.

     

    [...] C’è un rapporto sulla competitività su cui ragionare e cruciali decisioni sull’architettura dell’Europa da assumere, nei prossimi cinque anni. E c’è soprattutto un futuro macroeconomico allarmante da fronteggiare, in particolar modo per l’Italia. Draghi prova a suggerire alla presidente del Consiglio alcune soluzioni per uscire dal pantano. E Meloni prende nota, perché la sponda di un peso massimo come il suo predecessore può risultare utile, alla vigilia di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo.

     

    mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi

    Eppure, qualcosa non torna. Nel giorno del colloquio, compare sulla home page del sito del partito dei Conservatori europei un articolo del magazine “The Conservative”, firmato dall’italiano Alessandro Imperiali. È un testo che stronca il piano Draghi.

     

    Ma soprattutto, si tratta di un’analisi che smonta gli eventuali vantaggi del progetto. Tra le altre cose, emergono «dubbi sulla fattibilità» del superamento del meccanismo dell’unanimità, che ha garantito finora potere di veto ai singoli partner, a partire dall’Ungheria dell’amico sovranista Orban.

     

    «Alcuni paesi, in particolare l’Italia, potrebbero non avere la forza per affermare le proprie posizioni e influenzare le decisioni europee». E ancora, si legge: «Draghi sembra dichiarare “Europa o Morte”. Tuttavia, il rapporto solleva interrogativi su come garantire i fondi necessari. Suggerisce di utilizzare gli eurobond come unica soluzione, ma l’attuazione di questa proposta è ostacolata dalla resistenza dei paesi frugali e dal Patto di stabilità».

     

    MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE

    Il progetto, insomma, «pur affrontando una crisi reale, è criticato da alcuni come intervento pubblico eccessivo e potenzialmente dannoso», oltreché per «l’approccio ecologico radicale». Una bocciatura che campeggia sul portale di Ecr, la creatura che Meloni sta avvicinando alla maggioranza Ursula.

     

    Ma torniamo al colloquio di Palazzo Chigi. I due, si sa, avevano collaborato lealmente durante tutta la fase di transizione tra i due governi. Poi i rapporti si sono diradati, anche a causa di alcuni veleni sparsi da membri del cerchio magico meloniano sulle presunte ambizioni dell’ex numero uno della Bce. Si ritrovano per oltre un’ora, finalmente. E tocca a Meloni mettere nero su bianco i punti di contatto.

     

    marina berlusconi marina berlusconi

    «Il Rapporto sul futuro della competitività europea contiene diversi importanti spunti», dice. Delle «priorità condivise». Quali? «La necessità di un maggiore impulso all’innovazione, la questione demografica, l’approvvigionamento di materie prime critiche e il controllo delle catene del valore e la necessità che l’Europa preveda strumenti adatti a realizzare le sue ambiziose strategie» [...]

     

    Gli eurobond, dunque: è forse questo il punto su cui i due convergono. Su altri nodi, invece, Meloni non segue l’ex premier. In particolare, si dividono sull’ipotesi di abolire il diritto di veto dei singoli Paesi. In fondo, è il fossato che separa un federalista come l’ex premier da una sovranista come la presidente del Consiglio.

     

    2. GIORGIA INCONTRA DRAGHI: LITIGANO SUL VETO IN UE (E PER MARINA)

    Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini per “il Fatto Quotidiano”

     

    mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi

    Un’ora di colloquio. Cordiale, ma sempre mantenendo una diffidenza reciproca. Anche perché l’entourage di Giorgia Meloni continua a vedere Mario Draghi come la figura dietro cui si celano le spinte verso nuove larghe intese.

     

    Così alle 16, quando l’ex banchiere centrale ritorna a Palazzo Chigi per la prima volta a due anni dal passaggio della campanella, Meloni cerca di fare buon viso a cattivo gioco: nel day after della nomina di Raffaele Fitto come Commissario europeo con la vicepresidenza esecutiva, per la premier è importante avere l’appoggio di Draghi in vista delle audizioni del ministro degli Affari europei che si terranno tra il 14 e il 18 ottobre.

     

    Quella non sarà una passeggiata di salute, ammettono a Palazzo Chigi, e una photo-opportunity con Draghi (oltre all’appoggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella) può servire proprio per evitare grane al Parlamento europeo. Come ha raccontato il Fatto a inizio settembre, Fitto, che ieri a Bruxelles ha incontrato il commissario uscente Paolo Gentiloni, potrebbe ereditare qualche persona dello staff che ha lavorato con Draghi per scrivere il rapporto sulla Competitività.

     

    raffaele fitto ursula von der leyen raffaele fitto ursula von der leyen

    Ed è stato proprio il documento l’oggetto del vertice tra i due. Il rapporto, secondo la nota di Palazzo Chigi, “contiene diversi importanti spunti”. In particolare, “la necessità di un maggiore impulso all’innovazione, la questione demografica, l’approvvigionamento di materie prime critiche e il controllo delle catene del valore e, più in generale, la necessità che l’Europa preveda strumenti adatti a realizzare le sue ambiziose strategie – dal rafforzamento dell’industria della difesa fino alle doppie transizioni – senza escludere aprioristicamente nulla, compresa la possibilità di un nuovo debito comune”.

     

    MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE

    Sono due però i punti su cui i due sono in profondo disaccordo: l’idea dell’Europa federale che Meloni ha sempre combattuto e soprattutto il superamento del diritto di veto nel Consiglio europeo che farebbe, di colpo, perdere peso all’Italia e ai Paesi che si oppongono all’asse franco-tedesco come l’Ungheria. Su questo la premier non ci vuole sentire. E non solo: ieri sul sito di Ecr, è uscito un articolo di Alessandro Imperiali che critica il rapporto Draghi: “Il report è necessario?”, è il titolo. [...]

     

    Non sarebbe stata oggetto del colloquio, invece, la scelta di Draghi di incontrare prima Marina Berlusconi e Gianni Letta mercoledì a Milano, nonostante fosse stato già fissato il faccia a faccia istituzionale a Palazzo Chigi. Eppure, la premier sarebbe rimasta molto irritata per questa scelta, notizia fatta uscire proprio da Marina Berlusconi due giorni dopo quasi a sfregio nei confronti della premier.

     

    mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi

    Nonostante ciò, ieri la primogenita di Berlusconi ha mandato una lettera a Repubblica per provare a smentire dissidi con la premier e con Antonio Tajani: “Disistima” e “scontentezza” che “non esistono”, scrive Marina, a cui non è piaciuta anche la “deformazione del contenuto di incontri che fanno parte del mio ruolo e del mio lavoro”. Una versione che non è stata creduta a Palazzo Chigi.

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