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    LA MIA PRIMA VOLTA FU CON UNA RAGAZZA BRUTTINA, IL MIO PRIMO AMORE MASCHILE FU SOTTO UN CAPANNONE SULLA SPIAGGIA DI MISANO MARE” – AMORI E DOLORI DI GIORGIO ARMANI INTERVISTATO DA ALDO CAZZULLO: “NON FACEVO DIFFERENZE TRA UOMO E DONNA. ERA UN’ATTRAZIONE CHE SENTIVO, UNA COSA BELLISSIMA” – “CON SERGIO GALEOTTI MORÌ UNA PARTE DI ME” – “TRA STILISTI ITALIANI NON CI SI CONFRONTA MAI. È UN MONDO CHIUSO. VERSACE? RAPPORTO DISTACCATO. VALENTINO? UNA PERSONA MOLTO CARINA. DOLCE&GABBANA DUE FURBACCHIONI, MIUCCIA PRADA VIVE NEL SUO MONDO” – LA VITA SOTTO IL FASCISMO, IL MOTIVO PER CUI NON VENDE L’AZIENDA, I SUOI EREDI E…


     
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    Estratto dell’articolo di Aldo Cazzullo e Paola Pollo per www.corriere.it

     

    giorgio armani 9 giorgio armani 9

    Giorgio Armani visto da vicino è esattamente come te lo aspetti: occhi chiari, capelli candidi, erre piacentina, gentilissimo con tutti.

     

    […] Com’era la vita sotto il fascismo?

    «In famiglia ne parlavamo spesso, e si confrontavano due opinioni diverse. La cosa principale era che non potevamo dire di no al sistema: o ne facevi parte, o venivi tagliato fuori. Poi c’erano anche cose buone».

     

    Quali?

    «Ci organizzavano un po’ la vita. Le gite in campagna con la distribuzione del pane, le colonie estive, gli spettacoli teatrali organizzati dal dopolavoro... Un po’ noi ragazzini ci divertivamo».

     

    Sua madre era direttrice della colonia di Misano.

    «Ma trattava me e mio fratello Sergio come tutti gli altri, ci metteva nel camerone comune, ed era giusto così, che non ci fossero preferenze».

    a destra giorgio armani con la madre maria e il fratello sergio a destra giorgio armani con la madre maria e il fratello sergio

     

    […] lei è considerato un uomo bellissimo.

    «Sono diventato bello. Da piccolo ero bruttino. Poi avevo un’età in cui le ragazze ancora non erano nel mio mondo. Per mio fratello l’arrivo degli formazioni aeree alleate era il segnale che la giornata sarebbe stata bella, e lui sarebbe potuto uscire con le ragazze in bicicletta. Io da quegli aerei ero terrorizzato...».

     

    Come ricorda la guerra?

    «Vivevamo al quinto piano di un grande silos. Di notte la mamma ci svegliava alle tre e ci portava giù in cantina, che non era un vero rifugio, sarebbe bastato un soffio e la casa sarebbe crollata. Però anche lì ho trovato di che divertirmi. C’erano i miei compagni, facevamo dei giochi».

    giorgio armani nel 1942 giorgio armani nel 1942

     

    […] Come si vestiva da ragazzo?

    «Mi vestiva mia madre, in modo essenziale, legato alla sua natura, alla sua visione delle cose; molto semplice, con personalità però».

     

    È vero che la sua prima volta fu con una ragazza bruttina?

    (Armani sorride) «In effetti non era il massimo... però mi aiutava quando ero alla cattedra interrogato. Lei dal banco mi suggeriva, perché risulterebbe che io fossi un po’ asino... Una mia compagna di classe fu intervistata e disse proprio che “il signor Armani era un vero asino”. Mi ferì moltissimo. Non era carino dirlo».

     

    E il primo amore maschile quale fu?

    «Non ho mai parlato di questo. (Armani resta a lungo in silenzio). Fu sotto un capannone sulla spiaggia di Misano Mare, alle 5 del pomeriggio, quando tutti i ragazzi della colonia venivano ricoverati sulla spiaggia per rilassarsi».

    giorgio armani giorgio armani

     

    Il riposino pomeridiano.

    «Ecco. Io ero in un gruppo di ragazzi, di bambini, e c’era un responsabile, un giovane uomo, che mi ispirò subito un sentimento d’amore. Non ho ben realizzato questa cosa, non le ho dato seguito. Ma da lì in avanti la mia vita cominciò, in un altro modo».

     

    E le faceva paura questo sentimento?

    «No, non ne ero conscio, non capivo cos’era, non facevo differenze tra uomo e donna. Era un’attrazione che sentivo, una cosa bellissima: non vedevi l’ora di stargli vicino, di farmi accarezzare… una grande emozione. Queste cose non le ho mai dette a nessuno. È un ricordo molto emozionante».

     

    L’incontro con Sergio Galeotti come fu?

    «Ci siamo conosciuti vicino alla Capannina, in Versilia, dov’ero in vacanza per due giorni. Incrociai Sergio in macchina, mi piacque subito il suo sorriso toscano, e diventammo subito amici».

     

    Fu lui a spingerla a mettersi in proprio?

    giorgio armani a pantelleria 3 giorgio armani a pantelleria 3

    «Sì, mi diede coraggio, fiducia. Mi disse: tu hai un potenziale importante. Sergio aveva visto i miei vestiti, si era reso conto che potevo arrivare più lontano. Allora il mondo della moda a Milano era gestito da persone un po’ adulte. Io ero giovane, avevo stimoli diversi».

     

    […]  Lei ha detto di aver guardato a Coco Chanel e a Saint Laurent; però ha anche sbottato contro l’arroganza dei francesi. Come stanno davvero le cose?

    «Parlavo dei francesi di quest’epoca, non di quelli di prima. Chanel non era arrogante, era una persona elegante che aveva riscoperto l’eleganza della donna. Saint Laurent trovò la formula giusta per essere un po’ più sexy di Chanel, un po’ più attuale. Come loro, anch’io ho cercato di liberare donne e uomini da tante costrizioni».

    michele morselli giorgio armani michele morselli giorgio armani

     

    Chi sono i francesi un po’ arroganti? Arnault e Pinault?

    «No, non è carino dire questo. Arnault è un grande personaggio, fu il primo a propormi di collaborare: Armani&Arnault insieme».

     

    Lei però non ha mai venduto, a differenza di quasi tutti gli altri. Perché?

    «Perché non ho mai avuto tempo di mettermi a un tavolo e pensarci bene».

     

    Dica la verità.

    «La verità è che ritenevo di dover ancora fare molto da solo. E poi... un po’ di orgoglio personale».

     

    giorgio armani sergio galeotti giorgio armani sergio galeotti

    […] Sergio Galeotti morì nel 1985, a 40 anni.

    «Quando morì Sergio, morì una parte di me. Devo dire che mi complimento un po’ con me stesso, perché ho retto a un dolore fortissimo. Un anno tra un ospedale e l’altro, io per non ferirlo ho continuato a lavorare, gli portavo le foto delle sfilate, negli ultimi tempi vedevo le lacrime ai suoi occhi. Fu un momento estremamente difficile, che ho dovuto superare anche contro l’opinione pubblica. Sentivo dire: Armani non è più lui, sarà sopraffatto dal dolore, non ce la farà da solo... Anche per questo, a chi mi chiedeva una partecipazione nella Giorgio Armani, rispondevo: no, grazie, ce la faccio da solo».

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    […] Qual era il suo rapporto con Versace?

    «Distaccato. Però c'era una specie di intesa sottintesa. Lo vedevo alla sfilata, lo salutavo da lontano (Armani fa ciao con la mano a Versace), lui mi salutava. Non parlavamo di moda, vivevamo  in mondi separati, ognuno però conscio dell'esistenza dell'altro».

     

    […] Ha raccontato che non faceva vita mondana per non cadere in tentazione, per restare fedele ai suoi amori.

    «Be’, se decidi di divertirti, ti devi divertire. Gianni credo avesse deciso di divertirsi. Oltre ovviamente a fare cose degne nella moda della donna: non tutto, ma ha fatto qualcosa di estremamente buono».

     

    Tra voi stilisti italiani avete sempre parlato poco.

    «Non ci si confronta mai, è un mondo chiuso. Si ha come paura di esporre le proprie iniziative, le proprie idee».

    giorgio armani nel 1951 con il fratello sergio e il padre ugo giorgio armani nel 1951 con il fratello sergio e il padre ugo

     

    E con Valentino?

    «Un rapporto piacevole, perché è una persona molto carina, pure con me lo è stato. Mi ricordo una colazione a Capri, organizzata da Nino Cerruti, c’era anche Valentino e fu davvero gentile nei miei confronti. Anche adesso ogni anno non manca mai di mandarmi un piccolo messaggio sulle mie collezioni, dice: “Giorgio, bellissima, oltre a farle belle, le cose, le fate bene”».

     

    E di Dolce&Gabbana cosa pensa?

    «Due furbacchioni. Però li ammiro. Nel bene e nel male, se ne parla. Hanno una clientela diversa, però guardo le loro cose e mi chiedo: ma quale donna le metterebbe? Vedo che ora stanno cambiando».

    sergio galeotti e giorgio armani sergio galeotti e giorgio armani

     

    Miuccia Prada?

    «Vive nel mondo di Miuccia Prada più che nel mondo vero. Non pensa che quel vestito deve essere portato. Quel vestito le piace, lei se lo metterebbe, esce salutando, ma non ha la percezione di quello che succede dopo».

     

    Alessandro Michele?

    «Sta cercando una strada che sia la sua».

     

    Chanel è senza stilista da cinque mesi, qualcuno dice che lei sarebbe stato perfetto.

    «L’avrei fatto volentieri: avrei trovato la pappa fatta. In effetti, diciamolo pure, io gli occhi su Chanel li ho messi. Si copia il meglio. Non si copia la mezza calza; si copia lo stivalone di cuoio. Oggi tante aziende hanno bisogno di un apporto valido, perché quello che si vede sono copie».

    giorgio armani con i fratelli sergio e rosanna e la madre maria giorgio armani con i fratelli sergio e rosanna e la madre maria

     

    Anche lei è stato molto copiato.

    «Troppo. Per anni, da Calvin Klein, e non solo. Pure quelli di adesso non scherzano. Tanto che mi sento quasi in obbligo di reinventarmi un po’».

     

    […] Qual è il segreto della longevità?

    «La disciplina».

     

    È vero che una volta, a un Telegatto, si vide in tv un po’ arrotondato, e iniziò a fare palestra?

    «C’è un momento in cui ti guardi allo specchio e dici: be’, ero diverso. Poi c’è la stampa, che ti ricorda com’eri. E ci sono le foto... un disastro. Però cerco di arginare il problema scegliendo le foto».

    giorgio armani con leo dell'orco giorgio armani con leo dell'orco

     

    Fa ancora due ore di ginnastica al giorno?

    «Ho cominciato a fare ginnastica seriamente a 50 anni, tutte le mattine. Negli ultimi 15 anni, due volte al giorno, quando mi sveglio e prima di coricarmi la sera».

     

    Un bicchiere di vino lo beve?

    «Da quando ho avuto un problema al fegato me l’hanno tolto. Ma non mi dispiace, perché il sacrificio personale lo ritengo una vittoria. Anche sugli altri che mi rompono le balle: perché non ne prendi un po’? No, non posso. Perché non vieni al cinema? Non posso, c’è troppa gente. Mi sono imposto una disciplina ferrea».

     

    È vero che ha sconfitto la malattia con la testa, la volontà?

    «Abbastanza. Volevo guarire, e sono guarito. Devi farti aiutare dalla testa, che gestisce tutto il tuo corpo. Certo, se il problema non è troppo grave. Anche i dutur me l’hanno riconosciuto».

     

    giorgio armani nella sua villa a pantelleria giorgio armani nella sua villa a pantelleria

    Lei parla dialetto lombardo?

    «Sì. Quando sono incazzato».

     

    Come trova la Milano di oggi?

    «Mi piace come la stanno rimettendo a posto, le case restaurate, ma non mi piace la gente che ci gira. Gettano in terra una signora per rubarle la borsa, mettono sotto una bambina con la bicicletta... Non c’è più l’umanità di un tempo».

     

    […] Quando ci fu l’incendio a Pantelleria, lei scomparve. Tutti erano preoccupati. Poi lei riapparve: era andato a recuperare un anello.

    «Eccolo qua (Armani indica il suo anulare sinistro). È un anello meraviglioso, con un diamante. Me l’ha regalato Leo, e lo dovevo salvare».

     

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    Quindi lei ora è innamorato?

    «No, sono un po’ indifferente a quello, perché faccio i conti e dico: è inutile essere innamorato e dare poco spazio al tuo amore, perché lo spazio non ce l’ho. Salvo l’affetto profondo per Leo Dell’Orco, che vive da anni insieme a me, e rappresenta la persona a me più vicina».

     

    Quindi dopo di lei ci saranno Leo e sua nipote Silvana?

    «Ho costruito una specie di struttura, di progetto, di protocollo che dovrebbe essere seguito da chi verrà dopo di me in questa avventura. Due o tre anni come responsabile dell’azienda me li posso ancora concedere; di più no, sarebbe negativo».

     

    Perché? E se fossero quattro o cinque?

    «Perché non ci dormo la notte. Non conosco più il sonno profondo e sereno di un tempo. Ora di notte sogno, e nel sogno costruisco il mio futuro».

     

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    […] Trump come lo trova?

    «Fisicamente migliorato, perché è meno rosso. Sul piano politico non metto becco, non sono competente».

     

    E con la Meloni?

    «Non l’ho capita. A volte mi dà fiducia, a volte mi lascia perplesso. Parla, parla; ma deve costruire un po’ di più».

     

    La Schlein?

    «Interessante. Mi piace».

     

    Berlusconi?

    «È stato un grande. Poi ha scelto una strada, la politica, che non tutti condividiamo; però nella scelta che ha fatto è stato bravo».

    […]

     

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